La beffa del caregiver: ci sono i soldi, ma non la legge

La beffa del caregiver: ci sono i soldi, ma non la legge
di Maria Pirro
Giovedì 28 Dicembre 2017, 09:20 - Ultimo agg. 17:49
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È la beffa finale, a un passo dal traguardo. Superate, in parte, le polemiche sulla carenza di risorse e istituito un primo fondo per i caregiver, atteso da venti anni, manca la legge che avrebbe dovuto definire quali familiari impegnati nella cura di bimbi e disabili non autosufficienti possono accedere al bonus. Le tre proposte unificate, al centro di un accordo bipartisan, sono bloccate in Commissione lavoro al Senato, mentre il presidente della Repubblica è pronto a sciogliere le Camere prendendo atto, probabilmente già oggi o al massimo domani, della conclusione della legislatura. Significa che il contributo, introdotto dal 2018, non può essere assegnato perché non c'è più tempo per approvare il provvedimento collegato: non è bastato l'emendamento alla manovra, che ha previsto 60 milioni nel triennio, né le firme di 150 parlamentari che, singolarmente, lo hanno sostenuto, né la mobilitazione della società civile con la protesta, davanti a Montecitorio, organizzata il 17 ottobre scorso dai parenti dei più fragili e dalle onlus: tutti mascherati da fantasmi, per lo Stato restano invisibili.

Si stima siano 3,3 milioni in Italia i familiari che accudiscono ammalati gravi, sempre più numerosi. Secondo l'Istat, gli ultraottantenni rappresentano infatti il 6,5 per cento della popolazione, tre volte più di dieci anni fa, ma il picco è atteso nel 2030. E l'Italia si conferma un paese a più velocità: diverse realtà, soprattutto nel Centro-nord, garantiscono alcune forme di aiuto. Ad esempio. Le Province autonome di Trento e Bolzano, mediante propri atti programmatici e in accordo con i Comuni e le Asl, assicurano, tra gli extra, sostegno psicologico e aiuti economici per le situazioni di emergenza. Anche l'Emilia Romagna ha proprie linee guida (approvate a giugno 2017 e riferite alla legge regionale 2/2014), così la Campania e la Lombardia. Ma si capisce che non basta.
 
Il premio Nobel per la medicina Elizabeth Blackburn stima che il caregiver ha una aspettativa di vita fino a diciassette anni inferiore alla media. Di più. La maggioranza deve abbandonare il lavoro o chiedere un part-time, l'Asl di Bologna calcola che ciascuno garantisce anche sette ore al giorno di assistenza diretta e undici ore di sorveglianza, in media per 8-10 anni quando i genitori invecchiano, per tutta la vita quando la patologia è congenita e grave. «Se non cade, potremmo metterci nella scia dello Ius soli: basta solo una ulteriore settimana a disposizione, in modo da licenziare sia il disegno di legge sui caregiver sia quello sulle barriere architettoniche voluto dal Pd in un'altra commissione, la tredicesima al Senato», è l'appello lanciato dalla parlamentare del gruppo misto Laura Bignami, promotrice di una delle proposte, accorpate nel corso delle sedute, per dare valore a un impegno, disinteressato e quantomai necessario, garantito nel silenzio tra le mura domestiche. L'emendamento fa rientrare tra i potenziali beneficiari del fondo il coniuge, il convivente, «anche dello stesso sesso» o «di fatto», i familiari entro il terzo grado e i «titolari di indennità di accompagnamento». E, tra i firmatari del testo, risultano Casini, Calderoli, Zanda, Zavoli accanto ai campani De Cristofaro, De Siano, Longo, Pepe, Sibilia, Sollo.

«Tecnicamente, non avremmo potuto fare prima, senza l'ok definitivo alla manovra, che ha stanziato i finanziamenti ed è arrivato poco prima di Natale», aggiunge Bignami, spiegando che occorre il parere della quinta Commissione per riunire la sua in sede deliberante e poi completare l'iter alla Camera, raggiungendo il traguardo. Quello che avrebbe dovuto essere un primo, piccolo passo per affrontare il disagio, sembra, però, l'ultima retromarcia sui diritti. Almeno fino alla prossima legislatura.
 
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