Napoli, metropolitana linea 6: il tunnel è troppo stretto e i treni nuovi non passano

Napoli, metropolitana linea 6: il tunnel è troppo stretto e i treni nuovi non passano
di Pierluigi Frattasi
Lunedì 8 Gennaio 2018, 08:26 - Ultimo agg. 10 Gennaio, 16:33
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La Linea 6 rischia di trasformarsi nella Waterloo dell'Anm. Chiusa dal 2013 per i lavori di estensione della tratta, la metropolitana leggera, che collega Fuorigrotta a Mergellina, dovrebbe riprendere l'esercizio entro la fine di quest'anno. A dicembre, è prevista, infatti, l'apertura delle stazioni San Pasquale e Arco Mirelli, costruite da Ansaldo su appalto del Comune di Napoli, mentre nel 2019 dovrebbe essere la volta di Chiaia. Ma il personale non c'è. Servirebbero 62 dipendenti, tra macchinisti, operai e agenti di stazione, al costo di 2,5 milioni l'anno, ma Anm non ha bandito nessun concorso, mentre per riqualificare quelli già in forza occorrono 6-8 mesi di formazione.

I treni, poi, sono pochi e vecchi. Al momento sono disponibili solo 6 moduli a due casse da 25 metri. Si tratta dei vecchi tram comprati per i mondiali di Italia '90, riadattati a metropolitana, di cui, peraltro, oggi si fatica anche a trovare i pezzi di ricambio. I moduli nuovi a tre casse, previsti dal contratto, stesso modello del metrò di Genova, invece, non possono essere utilizzati, perché sono lunghi 39 metri, e non è possibile al momento farli scendere all'interno dei tunnel. L'unica apertura si trova a piazzale Tecchio, nei pressi della stazione Mostra, dove nel sottosuolo è stato realizzato un deposito-officina temporaneo e dove attualmente sono stoccati i 6 treni-tram.

L'unico modo per far entrare le carrozze è calarle dal buco con una gru. Il problema è che il foro misura 27 metri: è più piccolo dei nuovi moduli. Per farli accedere sulla linea occorrerà costruire un deposito a raso. Al momento, c'è solo il progetto, che prevede di realizzarlo nell'area Campegna-Arsenale, verso Bagnoli. Una volta affidato, serviranno almeno 5 anni di lavori.

La conseguenza è che nelle nuove stazioni potranno circolare i treni di 30 anni fa.
 
Non solo. In assenza di un deposito vero, anche le manutenzioni saranno molto difficili. L'officina interrata di Mostra, infatti, non è dotata delle attrezzature necessarie per eseguire tutte le riparazioni e i controlli. In caso di guasto, l'ipotesi, al momento, è di portare i treni della Linea 6 nell'officina della Linea 1 di Piscinola, sollevandoli di volta in volta con la gru a piazzale Tecchio e trasportandoli di notte sui camion. Operazione che potrebbe costare ogni volta tra i 30-40mila euro.

Un problema non da poco, all'attenzione anche del ministero dei Trasporti. Riadattare altri vecchi tram è ugualmente molto difficile, perché i moduli da 25 metri non si usano più, e quelli urbani hanno l'imbarco più basso rispetto all'altezza delle banchine. «Aprire la Linea 6 commenta Nino Simeone, presidente della commissione Trasporti - significherà per gli Enti mettere risorse a bilancio. Va riqualificato il personale Anm e accelerata la realizzazione del deposito-officina di Campegna».

Più che un'opportunità di rilancio, insomma, la Linea 6 rischia di trasformarsi in una zavorra tanto pesante da far affondare l'Anm, già alle prese con la delicata questione del concordato preventivo. Lo scenario dell'apertura del metrò leggero è stato prefigurato anche all'interno dell'ultimo piano di risanamento, certificato da Ernst&Young, nel quale si ipotizzano perdite per 4,3 milioni di euro all'anno, connesse all'apertura della nuova linea. La proiezione prevede un esercizio del metrò dalle 7,30 alle 20,30, con corse ogni 10 minuti nell'ora di punta e una frequenza media di 15 minuti nelle altre fasce. Con una copertura a regime di 306mila chilometri l'anno, il metrò dovrebbe trasportare 300mila passeggeri, con un incasso di 190mila euro, al netto dell'evasione. Tra costi di energia, pulizia, vigilanza e manutenzioni si arriva a 4,9 milioni l'anno di spese.
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