Campi Flegrei, fondi per 38 milioni:
«Così raddoppieremo i visitatori»

Campi Flegrei, fondi per 38 milioni: «Così raddoppieremo i visitatori»
di Gaty Sepe
Lunedì 8 Gennaio 2018, 16:09
5 Minuti di Lettura
Da due mesi l'archeologa Adele Campanelli, dopo la vicenda giudiziaria che l'ha coinvolta, è stata reintegrata alla guida del neonato Parco dei Campi Flegrei, una zona archeologica vasta quanto quella di Roma, che la Regione vuole candidare all'Unesco come Patrimonio dell'umanità, ma che dal punto di vista organizzativo va completamente inventato.

Il Parco Archeologico dei Campi Flegrei è pronto a partire?
«Sì, anche se con grande ritardo: abbiamo perso otto mesi di attività e 750mila euro di fondi perché durante l'interim non si è potuto fare niente. Ma ora è operativo, abbiamo approvato il bilancio, ci sono 38 milioni di fondi, è partito anche l'interpello per la segreteria tecnica. Certo, manca ancora il personale: non ci sono amministrativi apicali, ci sono 80 custodi sui 110 previsti, tre archeologi sui 6 previsti, nessun architetto».

Quali sono le priorità?
«Il Parco non è una diretta espressione geografica del territorio, coinvolge quattro comuni ed una trentina di siti il che rende difficile la gestione del personale con turni ed orari differenziati tra le varie sedi: quindi la prima cosa da fare è armonizzare gli orari tenendo presente che ci sono siti che d'estate vanno tenuti aperti anche la notte come Baia. Abbiamo avviato un lavoro di progettazione integrata con i Comuni per la messa a sistema dei siti con un bigliettazione, accoglienza e segnaletica comune e un servizio di navette che renda possibile spostarsi da un sito ad un altro. Al più presto partiranno i bandi di gara. Bisogna riassegnare anche i servizi aggiuntivi. Serve una biglietteria elettronica, che permetterebbe anche di liberare personale per i turni di sorveglianza, guide in lingua straniera, bar e caffetterie».

Tanti siti adesso sono spesso invisibili: aperti soltanto alcune ore al giorno, in alcuni giorni o solo su richiesta.
«L'Anfiteatro di Pozzuoli ora è sempre aperto ma sarà interessato da lavori per ospitare la programmazione di spettacoli estivi. Visitabile invece su richiesta il Tempio di Serapide che invece vorrei tenere aperto tutti i giorni ora che sono stati risolti i problemi di risalita dell'acqua e a giorni verrà inaugurato il nuovo impianto di illuminazione. E apre su richiesta anche lo Stadio su via Domitiana. La mia idea è che tutti i siti debbano essere accessibili anche al territorio e non soltanto ai turisti: penso dunque alle Necropoli di via Celle e via San Vito, dove bisogna realizzare un servizio di illuminazione e dei bagni, come ad un luogo dove anche i residenti possano andare per fare una passeggiata nella via dei Sepolcri, una visite guidate o uno spettacolo».

Progetti pronti ad essere realizzati?
«Sul Lago d'Averno il Tempio di Apollo è stato ripulito ed illuminato e si potranno organizzare eventi all'aperto. A fine mese, tra l'altro, finiscono i lavori nella Grotta di Cocceio, chiusa dalla II Guerra Mondiale, che dal Lago d'Averno mette in comunicazione con Cuma. Potrebbe essere aperta già a fine febbraio con un servizio di navetta ecologico, magari un trenino elettrico che la percorra al buio perché è abitata da una rara specie di pipistrelli. Un servizio di navette, comunque, dovrà toccare tutti i monumenti. Stiamo studiando il percorso che dovrebbe avere due stazioni capolinea a Pozzuoli ed a Literno e poi collegare Cuma, Baia, Bacoli e il lago d'Averno».

Qual è la situazione alla Piscina Mirabilis?
«Ora è visitabile a richiesta, c'è da accordarsi con la signora che fa da assuntore, ma c'è un progetto per l'apertura fissa, anche la sera, dopo la realizzazione di un nuovo sistema di illuminazione, con un custode in orario turnante. Si sta mettendo a punto la gara per i servizi e studiando un sistema di parcheggi e di accesso anche per i disabili».

Progetti per Baia?
«Il museo archeologico di Baia ora è aperto mezza giornata ma dovrà essere aperto tutto il giorno e, soprattutto, valorizzato perché non si conosce il suo patrimonio. Recentemente lo ha visitato la principessa giordana Dana Firas presidente del Petra National Trust che ha scoperto così i reperti che documentano contatti tra la Giordania e Pozzuoli».

E per il Parco sommerso di Baia?
«È la grande scommessa dei Campi Flegrei. È l'area archeologica sommersa più importante al mondo con un potenziale turistico enorme. Oggi è visitabile con la barca o con l'escursione subacquea, ma sempre su richiesta, un sistema di visite che va riorganizzato. AStiamo mettendo a punto una carta archeologica con la mappatura di tutte le Domus e le strade, ma c'è ancora tanta ricerca da fare, così come a Liternum e Cuma per cui sto lavorando ad un doppio percorso archeologico e rurale, che valorizzi anche le masserie presenti».

 

Nei Campi Flegrei si riprenderà la ricerca?
«Verranno avviate collaborazioni con le università, anche straniere».
Quanti sono oggi i visitatori dei Campi Flegrei e quanti, invece, potrebbero essere?
«Sui 170mila, e l'obettivo è arrivare a 400mila in due anni. Non abbiamo ancora fissato un obiettivo finale perché anche il piano strategico non è ancora stato redatto».
Che ruolo potranno avere investitori privati e associazioni?
«Il parco ha un patrimonio di masserie da ristrutturare e piccoli monumenti che potranno essere dati in gestione ad associazioni che si occupano di paesaggio e tutela. Su questo punto c'è anche sintonia con i quattro comuni che credono nel parco come una chance per il territorio».
Il Parco dovrà creare reddito per il territorio
«Tutto deve creare lavoro. Le masserie, per esempio, dovranno essere luoghi di accoglienza ma anche laboratori didattici per attività sul territorio che vadano oltre la semplice visita archeologica».
Come saranno organizzati i biglietti d'ingresso?
«Oggi c'è un biglietto unico che costa 4 euro, ma quando aumenteremo l'offerta non potremo chiedere di più pensando ad un abbattimento del prezzo dei biglietti che premi le visite a più siti.
Quali sono le difficoltà più grandi per la gestione del Parco?
«La sua frammentarietà unita alla carenza e dispersività del personale. Per me sarà una bella sfida».
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