Il ritorno di Peppe Servillo: «Le parole per dire Napoli, poi il ritorno a Sanremo»

Il ritorno di Peppe Servillo: «Le parole per dire Napoli, poi il ritorno a Sanremo»
di Federico Vacalebre
Martedì 9 Gennaio 2018, 10:04
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Peppe Servillo torna a Napoli, in scena da stasera al Diana, al fianco del fratello Toni in «La parola canta», continuando un lungo tour di straordinario successo: con il Solis String Quartet i Servillos si muovono tra recital e concerto, parola recitata e parola cantata, Napoli classica e Napoli contemporanea.

La parola canta ancora a Napoli, Peppe?
«Eccome, non a caso il nostro itinerario poetico passa da Eduardo e Viviani a contemporanei come Enzo Moscato, Mimmo Borrelli e Michele Sovente, senza dimenticare la lingua di Bovio. È un viaggio nella lingua che esalta il valore della nostra lingua, la sua capacità di essere veloce e concreta, insieme pietra e sensazione, emozione».

Anche al tempo di Gomorra e dei gomorrismi? Del neofolklorismo partenokitsch?
«Napoli ha sempre mille facce e colori, Viviani e Pino Daniele dovrebbero avercelo insegnato. Penso al tour di Le voci di dentro con mio fratello: non solo l'Italia, ma il mondo, aveva fame di questo Eduardo: noi ci siamo messi, com'è giusto, al suo servizio, e nessuno ha avuto problemi di comprensione, anzi, il pubblico ha goduto anche della resistenza alla globalizzazione, della nostra cultura corsara».

Pasolini era convinto che i napoletani si sarebbero estinti piuttosto di rinunciare alla loro «diversità». Intanto, mentre «La parola canta», si preparano a ricantare i tuoi Avion Travel, orfani purtroppo di Fausto Mesolella.
«È vero, e anche per questo sono particolarmente felice dell'opportunità che Enzo Avitabile mi concede portandomi con lui a Sanremo con Il coraggio di ogni giorno. Io sono fiero di essere suo ospite, tornando a Sanremo a diciott'anni esatti dalla vittoria degli Avion Travel con Sentimento. E che tutto questo coincida con il nostro nuovo album, il primo di inediti in 15 anni, in mezzo ci sono i due lavori su Paolo Conte e Nino Rota. Ci stavamo lavorando con Fausto... Poi... ci siamo trovati naturalmente, senza pensarci, a rinunciare alla chitarra, ma è rimasto il lavoro compositivo, quattri brani, che aveva fatto con noi. Attorno a quel progetto, e alla sua drammatica assenza, ci siamo ritrovati con Avion che erano andati per altre strade, come Mario Tronco, che produce il disco, dopo il successo dell'Orchestra di Piazza Vittorio. Abbiamo recuperato qualche canzone scritta per altri, come Fiorella Mannoia e Patty Pravo».
 
Che gruppo ritroveremo?
«Quello che avevate lasciato. Mi piace pensare che tutte le esperienze parallele compiute da me, da Ferruccio Spinetti con Petra Magoni e Musica Nuda, dallo stesso Tronco anche con Peppe D'Argenzio, quelle che stava facendo Mesolella, confluiscano nei nuovi Avion Travel, ma in qualche derivi anche dai vecchi Avion Travel».

Allora: a Sanremo «la parola canta» con Avitabile.
«Con Enzo c'è affinità e stima, avevamo lavorato insieme solo indirettamente, io da attore e lui da autore della colonna sonora di Indivisibili di Edoardo De Angelis. Per il Festival ha scritto con Pacifico, che firma due pezzi anche nel nostro disco, un pezzo importante, che parla di rivalsa, che incoraggia la gente normale senza accusare nessuno, forte di quella spiritualità di cui l'arte e la vita del sassofonista sono intrise, sino a diventare una sorta di preghiera».

Come dividerete il testo?
«Non metterò cappello su quello che è di Enzo, sarà un dialogo immaginario, il più naturale possibile. L'italiano si alternerà al napoletano con naturalezza, lui ha una magistrale proprietà nell'uso dell'uno come dell'altro. Ecco, la semplicità poetica della sua espressione deve essere premiata. È giusto rendere a Baglioni ciò che è di Baglioni: la sua scelta di cancellare il meccanismo dell'eliminazione ha permesso a un artista del calibro di Avitabile di accettare l'avventura sanremese con la dignità che merita».
 
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