Trapianti, la battaglia dei bimbi di Napoli: la denuncia dei genitori dopo lo stop al Monaldi

Trapianti, la battaglia dei bimbi di Napoli: la denuncia dei genitori dopo lo stop al Monaldi
di Maria Pirro
Mercoledì 24 Gennaio 2018, 10:09 - Ultimo agg. 10:11
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Dimenticate Filumena Marturano: «I figli non sono tutti uguali. A Napoli curarli è un calvario», dice Rosario Stornaiuolo, presidente regionale di Federconsumatori. Lo sa bene Dafne Palmieri, la madre di Massimo che ha avuto un trapianto di cuore «ed è l'unico sopravvissuto tra otto piccoli ammalati negli ultimi anni operati o comunque assistiti in città». Proprio per la mortalità eccessiva dovuta a carenze di uomini e mezzi all'ospedale Monaldi, ma anche a seguito di conflitti tra medici, il centro ha sospeso questi interventi salvavita. «Quindi, una bimba è stata operata a Bergamo, altri tre sono stati costretti a emigrare fuori regione, sostenendo disagi e costi enormi per l'assistenza» accusa Dafne.

«L'ultimo paziente è stato trasferito al Bambin Gesù di Roma solo qualche giorno fa e ha dovuto ripetere tutti gli accertamenti clinici, nonostante avesse già avuto la diagnosi nella struttura partenopea». Tempo prezioso perduto, ulteriori costi e disagi, Palmieri sottolinea, «senza una soluzione in vista». Infatti, è passato un anno dalla chiusura del centro trapianti di cuore, riferimento per i bimbi di Napoli e del Mezzogiorno. E l'attività resta sospesa, nonostante le petizioni e gli appelli, le audizioni in commissione trasparenza alla Regione Campania, le manifestazioni e le promesse.

Di qui la decisione di presentare una denuncia in Procura. «Per interruzione di pubblico servizio ed eventuali altri reati collegati», spiega l'avvocato Carlo Spirito, che conduce la battaglia legale nel nome di Massimo e degli altri figli della città dei diritti negati.
 
Eppure, il Monaldi è stato un centro di eccellenza tra i primi in Italia. Nel 2013, il risultato massimo: quattro operazioni eseguite, il numero più alto dopo il Bambin Gesù. «Con esito positivo nel 93 per cento dei casi, tutti certificati», fa notare Dafne.

Nella sede di Federconsumatori, gli altri genitori annuiscono e raccontato la loro esperienza. C'è Carmine Pesce, il papà di Simone: «Operato otto anni fa, quando aveva 18 mesi. Il più piccolo paziente dell'ospedale Monaldi», ricorda orgoglioso. Rosalba Pagano indica un altro primato sofferto: «Mia figlia Imma è rimasta per oltre 400 giorni in vita collegata a una macchina, un record europeo. Ha combattuto e ce l'ha fatta anche grazie ai professionisti della cardiochirurgia pediatrica poi trasferiti in altri reparti».

«Cosa si aspetta per valorizzare competenze già riconosciute e far ripartire le attività? Operata il 23 luglio 2013, mia figlia oggi frequenta il liceo scientifico e sta bene», afferma l'avvocato Giuseppe Campagnuolo, che vuole presentare un esposto anche alla Corte dei Conti. «Oltre ai costi e ai disagi sostenuti dalle famiglie, paghiamo tutti come cittadini le spese per l'assistenza alle regioni del Centro-Nord. Così il divario aumenta», incalza Alessandro Citarella con Maria Rosaria Lanza, a nome del Comitato sanità pubblica. «Chiediamo un confronto con il sindaco De Magistris e il governatore De Luca», conclude Stornaiuolo. «Questo grido di dolore e allarme, nella battaglia dei bimbi, non può restare inascoltato».
 
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