Rosario, lo studente con 8 in condotta:
«Pronto a pagare, ho perso la testa»

Rosario, lo studente con 8 in condotta: «Pronto a pagare, ho perso la testa»
di Mary Liguori
Venerdì 2 Febbraio 2018, 10:09 - Ultimo agg. 3 Febbraio, 08:52
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Inviata a Santa Maria a Vico

«Ho fatto questo, ormai l'ho fatto. Se devo pagare, pago. Le volevo fare solo un graffio». Quando i carabinieri vanno a prenderlo, nel bar in cui si è rifugiato, Rosario non cerca di scappare. Testa bassa, corrucciato. Così rimane fino a sera, quando crolla. Poche lacrime gli rigano il volto mentre il pm gli dice del trasferimento nel centro di accoglienza per minori dei Colli Aminei.

Diciassette anni e aspirante meccanico. La passione per i motori ereditata dal padre che, ad Acerra, vende auto usate dal 1995. È al quarto anno al «Majorana», Rosario, e la sua pagella parla di uno studente dal rendimento mediamente sufficiente. E di una condotta quasi irreprensibile. Fino a ieri. «Ti sei reso conto di cosa hai fatto?» gli chiedono prima i carabinieri, poi il pm. «Ma quindi si è fatta veramente male?», chiede il ragazzo, come in catalessi. «Mi voleva mettere la nota. Perciò ho perso la testa». La versione di Rosario dinanzi al sostituto procuratore dei minori che lo interroga in caserma a Santa Maria a Vico, nel Casertano, è però lineare fino a un certo punto. In parte, il suo racconto fila ed è coerente con quanto riferiscono anche i suoi familiari. È scosso, in questo periodo. In ansia. Ma ciò che ha fatto è troppo grave. La nonna, alla quale il ragazzo è legatissimo, è in gravi condizioni all'ospedale da ventidue giorni. Per questo, si giustifica Rosario quando il pm Ugo Miraglia lo interroga, «non avevo studiato e non volevo farmi interrogare».
 
È un ragazzone di un metro e settantacinque, Rosario. Bruno. Occhi neri. Mai, prima di ieri, aveva dato segni di squilibrio. Almeno così dicono gli amici e i professori. Poi, in un attimo, tutto è cambiato. O forse in più di un attimo perché, in fondo, ieri, a scuola, ci è andato con un coltello a serramanico. Ma lui giura «l'ho trovato fuori scuola poco prima di entrare». Una versione che sembra incredibile. Non ci credono i carabinieri. E non ci crede il pm. Per tutto il resto, il ragazzo riferisce dell'alterco tra lui e la professoressa Franca Di Blasio in questi termini: «Le ho detto ho mal di testa ed era la verità perché sono molto preoccupato per mia nonna che non sta bene e che è in ospedale. Ma lei non mi lasciava in pace, continuava a dirmi che devo studiare, che mi doveva interrogare. Ha insistito e non mi ha lasciato andare in bagno, ma era un mio diritto uscire». A quel punto, la professoressa mi ha messo una nota». «Sono andato verso di lei, ho urlato toglimi la nota, perché mi punisci? Ho solo mal di testa». A quel punto, il professore di sostegno si è messo a strillare. «Esci fuori! Basta con queste scenate». «È stato un attimo, non so perché l'ho colpita, ma non volevo ucciderla - risponde Rosario quando il pm lo incalza - volevo solo farle un graffio». Ma il taglio è profondo e lunghissimo. E la cicatrice non andrà via dal volto della professoressa Di Blasio mai più. Forse solo quando vede il sangue, Rosario capisce cosa ha fatto. E fugge. «Sono scappato e nell'atrio e ho incontrato il vicepreside: ho dato a lui il coltellino». L'interrogatorio si conclude con il fermo del ragazzo per l'accusa di lesioni gravi. Rosario viene accompagnato ai Colli Aminei. Per la sua famiglia è uno choc. I tre fratelli sono incensurati. Uno di loro è impegnato in politica, con il Pd, e siede in consiglio comunale ad Acerra. La famiglia si occupa di compravendita di auto usate. Il padre, due anni fa, fu denunciato per rissa.

Quella di ieri, per i familiari di Rosario è una doccia fredda. Un fulmine a ciel sereno. Tutti gli uomini di famiglia sono in attesa delle sorti del ragazzo davanti alla caserma. Suv con i vetri oscurati, poche parole e calma apparente. Il fratello politico e uno zio si sfogano. «Comprendeteci, siamo stravolti. Non siamo abituati a cose del genere». Sguardo basso, sperano che il pm non sia duro con il ragazzo. Che ha solo diciassette anni e, ripetono «non si è reso conto di ciò che ha fatto».

E, in effetti, Rosario sembra prendere coscienza degli effetti del suo gesto solo quando, in serata, il pm gli dice che andrà nel penitenziario per minori. Come bruscamente risvegliato da uno stato di trance, Rosario versa qualche lacrima. Gli occhi sbarrati. «Se devo pagare, pago». Dice mentre lo portano via.
 

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