Macerata, Traini ai carabinieri:
«Volevo andare in Tribunale
per uccidere Oseghale»

Macerata, Traini ai carabinieri: «Volevo andare in Tribunale per uccidere Oseghale»
Lunedì 5 Febbraio 2018, 12:48 - Ultimo agg. 6 Febbraio, 10:43
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Luca Traini voleva andare in tribunale e uccidere Innocent Oseghale, il nigeriano presunto assassino di Pamela, ma all'ultimo avrebbe cambiato idea e avrebbe cominciato a sparare contro ogni persona di colore incontrata lungo la strada. È quanto ha riferito lo stesso Traini nelle dichiarazioni spontanee fatte ai carabinieri dopo l'arresto, secondo quanto ha spiegato il procuratore di Macerata Giovanni Giorgio. 

«Sono rimasto sconvolto dalle modalità brutali con le quali è stata uccisa Pamela - ha raccontato l'uomo - è così ho deciso di fare un'azione personale. Volevo andare in tribunale e fare giustizia, volevo colpire il nigeriano ma poi ho cambiato idea». Giorgio ha anche spiegato che durante la caccia all'uomo, Traini ha sparato verso la sede del Pd e verso alcuni esercizi commerciali.

Negozi che, ha detto agli investigatori, o erano frequentati da immigrati o erano luoghi dove si spacciava droga. Prima di arrendersi, inoltre, il ventottenne è andato nel luogo dove sono state ritrovate le valigie con i resti della ragazza: lì ha pregato, ha lasciato una scatola di proiettili vuota e una sorta di cero votivo di Mussolini. Poi è andato in piazza Vittoria e si è fatto arrestare sulla scalinata del monumento ai caduti. «Quando è stato arrestato - ha detto Giorgio - la pistola per il folle gesto era in macchina e dunque dobbiamo ritenere che avesse completato il suo originario progetto».

L'avvocato Giancarlo Giulianelli ha smentito che Luca Traini volesse andare in tribunale a Macerata ad uccidere il nigeriano Innocent Oseghale, 29 anni, arrestato per la morte di Pamela Mastropietro. «Non mi risulta» ha detto ai giornalisti all'uscita del carcere di Montacuto. Sabato mattina, quando Traini ha messo in atto il suo raid xenofobo a colpi di pistola, al Tribunale di Macerata era in corso l'udienza di convalida per il nigeriano.

Il difensore condanna l'azione «scellerata» del suo assistito che però «è solo la punta di un iceberg, la base è molto vasta». «Politicamente c'è un problema - ha spiegato Giulianelli -: mi ferma la gente a Macerata per darmi messaggi di solidarietà nei confronti di Luca. È allarmante ma ci dà la misura di quello che sta succedendo».


«Passato il problema delle persone ferite dai colpi, adesso ci preoccupiamo della salute mentale di Luca Traini. Fisicamente invece sta più che bene», ha spiegato Giulianelli, dopo avere incontrato in carcere il 28enne accusato di strage aggravata da odio razziale oper il raid xenofobo a Macerata. «Se era in cura psichiatrica? Non mi risulta - ha aggiunto -, probabilmente lui ha parlato con qualcuno del fatto che una sua amica, alle prime armi come psicologa, lo avesse definito borderline, ma non era in cura da alcuno psichiatra».

«Gli ho chiesto se si è reso conto di quello che ha fatto, della portata del suo gesto. Mi ha detto di no: credo che non se ne rendesse conto neanche quando ha agito». 

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