CasaPound in marcia su Roma:
​a Napoli comanda la «Ducessa»

CasaPound in marcia su Roma: a Napoli comanda la «Ducessa»
di Francesco Lo Dico
Martedì 6 Febbraio 2018, 09:54 - Ultimo agg. 7 Febbraio, 10:04
4 Minuti di Lettura
Bombe, raid, minacce e violenze contro gli immigrati: è a colpi di spranghe e insulti razzisti che Casapound prova spianarsi la strada verso il Parlamento. In passato vicino ai fascisti del terzo millennio, Traini aveva avuto infatti in Giancarlo Casseri, altro simpatizzante del gruppo condannato per l'omicidio di due senegalesi a Firenze, un sinistro precursore. E più di recente anche in Amedeo Mancini, simpatizzante di Casapound che definì «scimmia africana» il nigeriano Emmanuel Nnamdi, e poi lo uccise a Fermo con un pugno.

Ma all'alba del voto del 4 marzo, sono molti i candidati del partito di Iannone reduci da condanne e violenze contro gli immigrati. Tutti o quasi registi di una strategia che la Corte di Cassazione ha definito non limitata a casi singoli ma «orientata alla sovversione del fondamento democratico del sistema». Da Trento a Catania, il piano d'azione è sempre lo stesso: soffiare sul fuoco dell'invasione, scatenare una guerra tra poveri, pestare gli immigrati, e proclamarsi quindi come vendicatori degli italiani per lucrarne i consensi. È quanto affiora proprio nelle Marche, dove a Capodanno è stata incenerita dalle fiamme a Spinetoli una palazzina destinata ad accogliere i migranti. Un rogo doloso che ha acceso molti sospetti sui militanti di Casapound. Gli stessi che ora puntano alla Camera sul leader locale Giorgio Ferretti, che si è battuto per l'immediata chiusura del Cas Oasi di Carpineto in odio al «business degli immigrati«.

E accade così nel Lazio, dove Casapound candida a premier Simone Di Stefano, fratello di quel Davide condannato insieme ad altri nove militanti che attaccarono le forze dell'ordine. Si presentarono a volto coperto e con caschi in testa e poi lanciarono la rivolta di Casale San Nicola contro gli immigrati. Per gli stessi disordini del 2015, fu condannato a tre anni e sette mesi per lesioni e resistenza aggravata anche Francesco Amato, candidato di Cpi alla Camera nell'uninominale di Roma Montesacro. Non lontano da lì, al Collatino, prende posto anche Mauro Antonini, animatore del comitato di quartiere del Tiburtino III, dove un migrante eritreo 40enne fu ferito a coltellate lo scorso agosto in scontri con i residenti sostenuti da Casapound. In corsa all'uninominale di Primavalle c'è invece Simone Montagna, patron del comitato Fenix 13 che rivendicò la chiusura del Centro Enea che accoglieva 400 migranti a Casalotti, periferia ovest di Roma. Uno schema collaudato e difeso dalla Tartaruga anche a San Basilio, dove gli abitanti insorsero contro l'assegnazione di un alloggio a una famiglia marocchina, poi costretta a cambiare quartiere. E anche a Tor Bella Monaca, dove nel giugno scorso il bengalese Dulal Howlader, 52 anni, padre di un figlio disabile, fu insultato e picchiato a sangue da quattro estremisti che gli intimarono di tornarsene al suo Paese al grido di «negro di merda». La parata nera si conclude a Guidonia, dove lo studente immigrato Shasa Calì fu pestato lo scorso novembre. Finito in prognosi riservata, il liceale riconobbe nei suoi aggressori alcuni militanti di CasaPound. Ma il coordinatore locale Federico Rapini, che ora aspira alla Camera a Guidonia, negò fermamente le responsabilità dei suoi uomini.

 

Propositi stragisti, odio razziale e corsi di lettura di quel Mein Kampf che vantava tra i suoi esegeti anche Traini, emersero non più di cinque anni fa a Napoli, nell'ambito di un'inchiesta che vide l'arresto di Emmanuela Fiorino. L'attuale capolista alla Camera di CasaPound, fu accusata di banda armata, lesioni a pubblico ufficiale e attentati incendiari, insieme al suo compagno d'armi e di lista, Giuseppe Savuto che oggi la segue in buon ordine nei collegi di Campania 1-1 e Campania 1-2. Intercettati, i due parlavano di lanci di bombe di grossa quantità. «Napoli deve avere caschi, mazze, Napoli deve avere bombe a mano», intimava la Florino, detta La Ducessa.
In Lombardia Casapound scommette invece su Gabriele Bardelli, già animatore delle ronde notturne contro gli immigrati a Varese. E a Crema scalda i muscoli Gianluca Galli, già rinviato a giudizio per il tentato omicidio di un attivista finito in coma, colpito a calci e spranghe, al termine della partita Cremonese Mantova del gennaio 2015.
Nel collegio di Lombardia 2, il partito di Iannone punta la sua fiche su Daniele Contucci, poliziotto anti-immigrati transitato già in FdI e nella Lega, e autore di un duro pamphlet ad alto tasso di allarme sociale, in cui denuncia peraltro casi di scabbia tra i migranti. Candidato al Senato a Padova, Maurizio Meridi spera di portare a Palazzo Madama l'eco delle sue lotte in città: «Battaglia senza tregua al degrado e alla feccia». In campo a Verona anche l'ex leghista Alessandro Signorato, che poco tempo fa, insieme ad altri militanti di Casapound, si sostituì alle forze dell'ordine con un blitz notturno alla stazione di San Bonifacio dove circolavano troppo degrado e troppi immigrati. Ed è stato già condannato per lesioni aggravate il candidato di Casapound a Trento, Filippo Castaldini, che insieme ad altri quattro camerati si avventò su alcuni attivisti schierati a favore dei migranti. Per i malcapitati traumi cranici e lesioni sparse. «Contro i traditori della Patria che favoriscono l'immigrazione i ceffoni non bastano», ha chiarito il ras del consenso nero di Ostia, Luca Marsella. Che ha lanciato la corsa di CasaPound al Parlamento con parole lapidarie: «Ribalteremo sedie e banchi ogni volta che sarà necessario. Fanno bene ad aver paura».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA