Fondazione BancoNapoli, scontro finale su Marrama

Fondazione BancoNapoli, scontro finale su Marrama
di Valerio Iuliano
Giovedì 8 Febbraio 2018, 08:53 - Ultimo agg. 09:33
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Fondazione Banco di Napoli, ultimo atto. I sei consiglieri generali avversari del presidente Daniele Marrama chiedono la revoca del consiglio d'amministrazione dell'ente e l'istituzione di una commissione interna per analizzare la gestione della Fondazione negli ultimi tre anni. Una richiesta che ha il sapore della resa dei conti con i vertici della Fondazione Banco di Napoli e che rappresenta con ogni probabilità l'atto conclusivo del lungo conflitto apertosi l'estate scorsa.

In un documento inviato via Pec (posta elettronica certificata) ieri pomeriggio al presidente ed al direttore generale dell'ente i sei consiglieri chiedono con urgenza la convocazione del Consiglio Generale della Fondazione Banco di Napoli. I firmatari dell'atto sono proprio i sei membri del consiglio che dallo scorso mese di luglio hanno ripetutamente contestato l'operato di Marrama. L'amministrativista Orazio Abbamonte, l'imprenditrice Rossella Paliotto, Francesco Caia, Aniello Baselice, Donato Pessolano e Vincenzo Di Baldassarre illustrano nel documento le ragioni della richiesta di convocazione della seduta del consiglio. Al primo punto figurano «le determinazioni in merito alla designazione quale consigliere generale del professor Francesco Fimmanò in ottemperanza all'ordinanza emessa dal Tribunale di Napoli». Una designazione che peraltro è stata già prevista dagli stessi vertici della Fondazione che proprio ieri pomeriggio - quasi in concomitanza con la comunicazione dei sei consiglieri - ha convocato la seduta per il 26 febbraio prossimo. Ma quello che conta maggiormente per comprendere le ragioni e soprattutto le possibili conseguenze dello scontro è la lettura dei successivi punti della missiva di Abbamonte e soci.
 
«La revoca dei componenti - si legge al secondo punto dell'ordine del giorno - del consiglio di amministrazione della Fondazione Banco di Napoli, ai sensi dell'articolo 11, comma 2 dello Statuto, nonché ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo del 1999» è la richiesta dei consiglieri in disaccordo con la gestione della Fondazione. Una proposta che corrisponde di fatto al tentativo di troncare in anticipo la consiliatura che dovrebbe terminare, invece, a giugno. Nel documento figura anche un riferimento esplicito all'ispezione ministeriale sull'operato della Fondazione e «le recenti vicende giudiziarie che hanno coinvolto componenti dell'organo di amministrazione e le conseguenti acquisizioni documentali operate dalla magistratura attraverso la Guardia di Finanza presso Fondazione Banco di Napoli e la sua emanazione Meridonare Srl».

Nel documento vengono citati, dunque, tutti gli elementi che per Abbamonte, Paliotto e gli altri consiglieri rappresentano altrettanti buoni motivi per azzerare i vertici della Fondazione Banco di Napoli. Al punto successivo dell'ordine del giorno c'è un'altra richiesta destinata a provocare una discussione infuocata nella prossima seduta del Consiglio. «La formazione - si legge a tal proposito al terzo punto dell'ordine del giorno - di una Commissione che acquisisca ed esamini la documentazione inerente la gestione della Fondazione nel triennio 2015-2016-2017 e relazioni al Consiglio stesso in merito alla sussistenza dei presupposti per la proposizione di un'azione di responsabilità nei confronti degli organi di amministrazione e controllo, ai sensi dell'articolo 11 dello Statuto».

Una sorta di commissione interna, forse, a cui venga demandata la funzione di analizzare nel dettaglio l'operato della Fondazione. Toccherebbe, dunque, al Consiglio, nell'eventualità che la richiesta di convocazione dell'assemblea venga accettata dalla Fondazione, pronunciarsi su quest'ultimo puto. Ma lo scontro in seno alla Fondazione ha raggiunto l'apice. Lo dimostrano anche i punti successivi dell'ordine del giorno. «Le determinazioni - si legge al punto numero 4 - in merito all'attivazione della procedura per la liquidazione del corrispettivo dell'acquisto delle azioni dell'Istituto Banco di Napoli e dei diritti vantati dalla Fondazione nei confronti del Tesoro (oggi ministero dell'Economia e delle Finanze)». Un argomento sul quale «nulla è stato comunicato ai consiglieri da parte dell'organo amministrativo».

Toccherà ora a Marrama scegliere se prendere in considerazione o meno la richiesta di convocazione con un ordine del giorno così delicato. Ma la sensazione è che, in ogni caso, a via dei Tribunali lo scontro sia giunto al punto di non ritorno. Nel frattempo la data della prossima seduta è stata fissata dai vertici della Fondazione per il 26 febbraio prossimo. Il clima è infuocato e, a questo punto, non si escludono sorprese o colpi di scena dell'ultimo minuto.
 
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