Caso Siracusa, il procuratore antimafia: «Magistrati siano più rigorosi»

Il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho
Il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho
Giovedì 8 Febbraio 2018, 22:46 - Ultimo agg. 22:51
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«Non può non condividersi l'affermazione del Vicepresidente del Csm Legnini in relazione all'esigenza di una magistratura etica e rigorosa». Lo ha detto il Procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, parlando con i giornalisti a Reggio Calabria a margine della sottoscrizione di un Protocollo d'intesa tra le Procure del Distretto di Reggio Calabria, la Procura generale e la Dna per il coordinamento in materia di misure di prevenzione.

«Al di là delle attuali vicende, sulle quali interverranno le valutazioni dei giudici competenti - ha aggiunto Cafiero de Raho - è certo che la magistratura è la prima istituzione a dovere osservare rigorosamente le regole in modo che la giurisdizione possa continuare ad essere una delle più importanti manifestazioni della nostra democrazia. La corruzione, peraltro, è oggi una patologia enormemente diffusa, uno degli strumenti di infiltrazione delle mafie nell'economia e nelle pubbliche amministrazioni». «Le mafie sono diventate forti - ha concluso il Procuratore nazionale antimafia - in conseguenza degli accordi con esponenti infedeli delle istituzioni».


«I magistrati sono circa 9mila e l'ordine giudiziario nel suo complesso è sano», ma «l'arresto anche di uno solo di loro non può che destare preoccupazione e sconcerto perché quella del giudice non è certo una professione qualsiasi.
Quindi sì, per la funzione della magistratura, sette misure come queste, di cui ben 4 negli ultimi due mesi, sono tante», aveva detto in una intervista il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini  e «suscitano due sentimenti tra loro contrastanti: il timore che per responsabilità di pochi si possa compromettere la fiducia dei cittadini nei confronti dell'intero ordine giudiziario», ma anche «la soddisfazione per la capacità della stessa magistratura di accertare reati anche a carico di magistrati».
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