Napoli, la gang dei bulli a scuola:
«Dacci un euro o la merendina»

Napoli, la gang dei bulli a scuola: «Dacci un euro o la merendina»
di Leandro Del Gaudio
Sabato 10 Febbraio 2018, 00:00 - Ultimo agg. 07:15
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Costretto a cambiare scuola, vittima di bullismo e finanche di estorsione. Già, estorsione tra i banchi di scuola, tra un alunno e l’altro, tutt’altro che una scena da libro cuore. Un’estorsione che sarebbe stata consumata quotidianamente da due compagni di classe, lì tra i banchi della media Della Valle, scuola che da anni assicura alti livelli di formazione del territorio. Brutta storia quella raccontata dalle indagini della Procura dei minori, che ha deciso di denunciare e convocare due ragazzini che all’epoca dei fatti non erano ancora quattordicenni: sono accusati di aver imposto il racket di «un euro al giorno» o della «merenda» ad un proprio compagno di classe, tanto da costringerlo a lasciare scuola, a chiedere il trasferimento in un altro istituto dove raggiungere il diploma di scuola media. Accade a Napoli, accade a Posillipo, in un istituto di scuola media che ospita ragazzini della buona borghesia napoletana, ma anche studenti della parte più antica e popolare del costone napoletano. Siamo lì a due passi dalla zona del «casale», dove si sono consumati episodi costati caro a diversi nuclei familiari. 
Fine 2016, inizio del 2017: sono due i ragazzini raggiunti da inviti a comparire, con l’accusa di estorsione e di atti di bullismo nei confronti di uno studente. Altri minori sono stati invece accusati di essersi «solo» limitati a consumare atti persecutori, come picchiare, strattonare o dileggiare il proprio compagno di classe. 

Un nuovo caso di bullismo nella città che negli ultimi mesi ha fatto registrare l’ennesima recrudescenza quanto al fenomeno delle cosiddette babygang, che vede in campo anche operatori del servizio sociale di fronte all’impossibilità di dare vita a un processo a carico di soggetti non ancora imputabili. 

Ma andiamo con ordine, a partire dalle accuse mosse dal pm della Procura minorile Francesco Cerullo. Punto primo, l’estorsione: «I due minori, mediante più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, usando minaccia, consistente nel prospettare nei confronti dello studente “omissis” aggressioni fisiche fuori scuola, qualora si fosse rifiutato, si facevano consegnare dal predetto quotidianamente la somma di un euro o in alternativa la metà della merenda che egli portava, così conseguendo un ingiusto profitto con altrui danno». 

Racket da un euro o pizzo della merenda, secondo l’ordine imposto da un ragazzino figlio di un uomo conosciuto alle forze dell’ordine, tanto da vantare precedenti per fatti di camorra, nella frastagliata galassia criminale dell’area collinare. E non è finita. Nel calvario quotidiano toccato all’ex studente della scuola media, ci sono state anche delle percosse, come il pugno alla tempia che ha lasciato per qualche istante paralizzato «come un pezzo di ghiaccio privo di reazioni», il malcapitato studente. 

Una scena talmente brutta da spingere un altro ragazzino della stessa classe di vittima e bulli ad intervenire. O meglio, a tentare di intervenire, di fronte all’ostruzionismo del piccolo branco di malviventi. Una mosca bianca, il soccorritore. Stando alle indagini, si tratta dell’unico ragazzino che ha tentato di aiutare il proprio compagno in difficoltà, in un momento in cui l’aula è priva della sorveglianza di un docente e gli altri alunni sono quasi assuefatti alle continue richieste di denaro dei due minori. 

 

Scrive il pm della Procura dei Colli Aminei, a proposito dell’accusa di atti persecutori: «Lo studente “omissis” veniva insultato reiteratamente, mentre un altro indagato (responsabile dell’estorsione da un euro e della merenda) colpì il predetto con un pugno alla tempia, aggressione consumata grazie all’intervento di un suo complice, che aveva impedito ad un terzo compagno di dividere i due, recando molestia alla parte offesa in modo da cagionare nella stessa un grave e perdurante stato di paura che lo costringeva a cambiare scuola».
Una vicenda rimasta per qualche mese sotto traccia, più o meno nel chiuso dell’istituto scolastico posillipino, fino a quando il caso del ragazzino costretto a lasciare la scuola finisce ad appannaggio dei genitori di alcuni studenti. Entrano in campo i carabinieri di Posillipo, agli ordini del luogotenente Tommaso Fiorentino, che per mesi «blindano» la notizia. 

Intanto, la giustizia fa il suo corso: da un lato viene notificato un invito a comparire ai due studenti accusati di atti persecutori e di estorsione; dall’altro, vengono informate le famiglie degli indagati, con tanto di segnalazione ai servizi sociali. Verifiche in corso da parte della Procura di Maria de Luzemberger anche nei confronti di altri alunni, che avrebbero svolto un ruolo nella quotidiana opera di persecuzione di un compagno di classe. Un’azione di gruppo, una sorta di branco under 14, che ha costretto uno studente a cambiare scuola, pur di sfuggire al racket della merendina. 
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