Gli esorcismi e il sacerdote di Casapesenna: «Lo hanno messo in trappola, le donne lo hanno inguaiato»

Gli esorcismi e il sacerdote di Casapesenna: «Lo hanno messo in trappola, le donne lo hanno inguaiato»
di Tina Cioffo, Alessandra Tommasino
Domenica 25 Febbraio 2018, 16:03 - Ultimo agg. 26 Febbraio, 10:00
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Mancava poco all'ora di pranzo e le donne della famiglia Barone, ieri mattina sono andate a portare conforto ai genitori del prete arrestato con l'accusa di essere a capo di una setta e di aver approfittato di alcune ragazze, sottoponendole a gravi maltrattamenti ed abusi sessuali. Un atto di cortesia che neppure le vicine di casa, hanno voluto far mancare. Fa parte d'altronde, della cultura di paese e non c'è mai stata nessuna deroga, nemmeno quando si è trattato di incarcerati per camorra, figuriamoci come avrebbero potuto prendere le distanze proprio ora che i fatti riguardano un sacerdote. Le donne della famiglia Barone, sono arrabbiate e alla vista dei giornalisti scattano come molle.

«Ve ne dovete andare, avete fatto abbastanza», sono le uniche parole che riescono a pronunciare mentre scappano rintanandosi nelle loro case, sbattendo porte e portoni in faccia, in segno di disprezzo. Disprezzo per chi racconta i fatti ma non per chi li ha commessi. Dopo pochi minuti, tentando di capire se il passaggio fosse stato liberato, una di loro si affaccia da una finestra, protetta da un'inferriata bianca. La via però non è ancora libera e chi deve uscire non esce. La famiglia Barone, abita in un vicolo cieco, alle spalle della chiesa Piccola casetta di Nazareth, di piazza Agostino Petrillo. La sorella del sacerdote in carcere è una suora dell'Opera di don Salvatore Vitale. I vicini dicono di non aver mai avuto dubbi. Gli adepti della setta di Barone, così come cita l'ordinanza d'arresto, che a casa sua andavano a fare incontri di preghiera erano considerati semplicemente degli amici. Il don' in fondo a casa non ci stava per lunghi periodi, spesso era fuori tra pellegrinaggi, viaggi di preghiera e qualche volta nella sua stanzetta del tempio «Mia madonna e mia salvezza», dove si era creato un angolo studio per ricevere persone, nonostante questo non andasse bene agli altri sacerdoti del santuario, e rispondere alla fitta corrispondenza dei lettori della rivista «Miracoli», di cui è il direttore. Ieri, l'ordine dei giornalisti della Campania lo ha sospeso e «ha avviato la procedura affinché il Consiglio di disciplina apra il relativo procedimento disciplinare». Il provvedimento dei giornalisti fa il paio con quello adottato dalla Chiesa che aveva già , la settimana, ordinato al suo prelato di non officiare in pubblico. A difenderlo sono ancora le tante donne che partecipavano alle sue preghiere, anziane del paese ma non solo.

 

Una donna in particolare non usa mezzi termini e lo ha già assolto, dicendo: «sono tutte invenzioni di chi gli vuole male e anche se ci sono stati questi episodi di natura intima, sono state le femmine' a trarlo in inganno. Lo hanno sedotto perché don Michele è un bel ragazzo. Sono loro che lo hanno voluto, lui si sarà tirato indietro molte volte ma poi la carne è carne anche per un prete». E per salvare don Michele Barone va bene anche affossare l'irrinunciabile voto di castità. E mentre la confusione di idee e giudizi regna sovrana, ieri il presidio dell'associazione «Ultimi» di don Aniello Manganiello è intervenuta sulla vicenda affermando: «i fatti emersi svelati dalla trasmissione Le Iene, confermati dalla magistratura che ha arrestato don Michele Barone oltre che disporre i domiciliari per i genitori della piccola Giada e del poliziotto coinvolto, tradiscono lo spirito del fondatore de La Piccola Casetta di Nazareth Don Salvatore Vitale». Pur condannando con forza tutti gli attori in causa, distinguendo il peso che ognuno di loro ha avuto nelle diverse situazioni, gli associati di don Manganiello hanno deciso di tracciare una linea divisoria fra buoni e cattivi. «Condanniamo con forza quanto accaduto ma scrivono- invitiamo a non far partire una caccia alle streghe nei confronti dei sacerdoti. Non bisogna generalizzare. Ci sentiamo di esprimere la nostra vicinanza ai tanti sacerdoti che vivono da testimoni di Gesù Cristo, con la speranza che anche la Chiesa faccia emergere il male che la affligge».
 

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