Riti esorcisti e abusi sessuali, l'indagine si allarga ad altri sacerdoti

Riti esorcisti e abusi sessuali, l'indagine si allarga ad altri sacerdoti
di Mary Liguori
Domenica 4 Marzo 2018, 08:32
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Una rete di approvvigionamento costante. Fatta di preti dei paesi a cavallo tra l'area maddalonese e quella beneventana. Ma anche da gruppi di preghiera itineranti che girano di parrocchia in parrocchia, soprattutto nel Napoletano, e si riuniscono invocando lo Spirito Santo. S'indaga sui preti che avrebbero portato i genitori della 14enne da don Michele Barone quando, nella primavera scorsa, i due si convinsero che la loro figlia fosse indemoniata. Il prete e i genitori sono stati arrestati e da quel giorno gli accertamenti della Procura di Santa Maria Capua Vetere non si sono mai fermati. E sembra che più religiosi abbiano indirizzato i presunti indemoniati a Casapesenna. Non solo da don Barone, ma anche da altri preti che praticherebbero riti esorcisti.

In parte la «rete» si evince dalle testimonianze sui presunti abusi commessi da padre Barone durante i riti di purificazione. In primis dal racconto della sorella della vittima che ha denunciato lo stato di semischiavitù in cui sarebbe stata ridotta la ragazzina. Racconta che nell'aprile del 2017 i genitori della 14enne si convinsero che la ragazza fosse posseduta dal demonio e si rivolsero, inizialmente, a un sacerdote che celebra al Santuario di San Michele, a Maddaloni, nel Casertano. E che, ancora, un altro prete attivo nella stessa città. Poi a una «adepta» dello stesso Barone che disse loro di rivolgersi a don Michele che avrebbe «liberato» l'adolescente dalla possessione demoniaca. Da quel momento, la ragazzina è stata affidata al sacerdote «dei vip». Sottoposta a rituali che il gip Ivana Salvatore ha definito «torture medievali».
 
C'è, poi, il racconto di una diciottenne che, proprio nell'aprile del 2017, postava sul suo profilo Facebook un'immagine in cui la si vede, sorridente, abbracciata a don Barone, nel piazzale della Casetta di Nazareth, parte del complesso mariano del Tempio di Casapesenna. E durante un pellegrinaggio a Medjugorie, altro «cavallo di battaglia» del sacerdote arrestato. Da quei racconti, sono venuti fuori preziosi dettagli circa il modus operandi del sacerdote. Non solo riti di «liberazione e purificazione dell'anima». Ma, soprattutto, divieto di uscire di casa e di frequentare persone diverse da lui e dagli altri membri della sua «setta». Secondo la denuncia, «controllava incessantemente se la ragazza rispettasse le sue indicazioni: per questa ragione sarebbe addirittura piombato in casa sua, di notte, ripetendole continuamente che se non le avesse prestato ascolto, «avrebbe rischiato di morire». Ma come si arriva a un simile stato di persuasione mentale? Secondo quanto è emerso in questi giorni, le ragazze che si sono convinte di essere possedute dal diavolo venivano indirizzate a Casapesenna da sacerdoti a loro vicini e di cui si fidavano.

Altri raccontano invece di essersi avvicinati al gruppo di don Barone e di altri esorcisti (non autorizzati, ndr) della zona di Casapesenna dopo essersi consultati con almeno quattro preti della provincia di Napoli e Benevento, ma anche di essersi rivolti, inizialmente, ai gruppi di preghiera itineranti. Questi ultimi sostengono di essere in grado di «stabilire se una persona è indemoniata» dalla reazione che ha nel momento in cui, «invocato con la concentrazione e la preghiera, lo Spirito Santo scende su di loro». Durante le riunioni carismatiche, non è raro assistere a scene di fedeli che svengono, si sentono male o che iniziano a urlare. «Chi presenta questi sintomi viene poi indirizzato da un esorcista», spiegano. Nel caso in questione, però, don Barone non è un esorcista e infatti ha negato, durante l'interrogatorio di garanzia, di avere praticato abusivamente i riti, chiarendo di avere fatto ricorso esclusivamente «a preghiere di purificazione».

E ha aggiunto che il «vescovo ne era al corrente». Proprio ieri, intanto, la curia di Aversa ha pubblicato sul proprio sito un comunicato in cui si legge che «il vescovo Spinillo non è indagato e non è stato convocato da organismi vaticani». Probabilmente la nota fa riferimento ai racconti di fedeli che, in questi giorni, stanno raccontando di avere denunciato sin dagli anni 90 condotte improprie e talvolta violente subite da alcuni sacerdoti della stessa Curia. Preti che, dopo le segnalazioni, sarebbero stati spostati di parrocchia in parrocchia. «A tempo opportuno, - si legge nel comunicato della Curia - per ciascun caso, sulla base delle effettive evidenze, sono stati applicati i provvedimenti ritenuti validi secondo le leggi canoniche».

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