Di Maio, la svolta del predellino la gente lo acclama: «Presidente»

Di Maio, la svolta del predellino la gente lo acclama: «Presidente»
di Gigi Di Fiore
Lunedì 5 Marzo 2018, 07:03
6 Minuti di Lettura
Inviato a Pomigliano

Quel suo saluto sorridente dal predellino della Renault Twingo grigia, prima di ripartire, ha evocato in qualcuno immagini berlusconiane di altri tempi. Ma qui, a Pomigliano, Luigi Di Maio se l'è potuto permettere senza far scattare troppe ironie. Gioca in casa e, nella giornata elettorale, è l'unico candidato che si è materializzato in carne e ossa in un seggio cittadino. Oltretutto non è un candidato qualunque, ma è l'aspirante premier del Movimento 5 Stelle. Per questo, è apparsa quasi scontata, visti i precedenti campani di questa campagna elettorale, la folla in attesa dinanzi l'istituto comprensivo «Sulmona-Leone» di via Pertini dove Di Maio avrebbe votato. La gente urla «presidente, presidente» e lo applaude con cori quasi da stadio. Si accalcano, molti chiedono di scattare selfie. E Luigi Di Maio sorride, scortato dai due uomini scesi con lui dall'auto. «Che emozione, grazie Pomigliano» avrebbe scritto qualche ora dopo sul suo profilo Facebook. Entra nella scuola, diretto al seggio 18. Si mette in fila come gli altri senza scavalcare nessuno, mentre in tanti gli si avvicinano, gli portano i figli da vedere, cercano di scattare foto e di strignergli la mano. Scene già viste. Una donna anziana saltella e si fa riprendere, mentre scandisce ritmicamente «Di Maio presidente».

Nella scuola, c'è anche Antonio, il padre del candidato premier, che dice: «Sono qui per salutare alcuni amici, la politica non c'entra nulla con la mia presenza». Di Maio vota, consegnando doverosamente le schede al presidente del seggio, dopo essere uscito dalla cabina elettorale a sinistra di una parete dove giganteggia un disegno colorato di bambini accompagnato dalla scritta «Benvenuti a scuola». Quando si avvia, non senza difficoltà, verso l'auto per andare via, commenta: «Qui c'è gente che, per cinque anni, ha lottato per cambiare le cose, siamo stati insieme in tante battaglie e speriamo davvero che sia arrivato il momento di raccogliere quello che abbiamo seminato».
Farsi largo davvero non è semplice, Di Maio alla fine resterà nella scuola e nello spiazzo che porta verso l'auto circa 45 minuti. È la sua giornata, è la sua Pomigliano, la gente accorsa lo avverte come il candidato di casa. Il concorrente più visibile e agguerrito, Vittorio Sgarbi, è lontano. Vota nella sua Ferrara e fa capolino solo nel pomeriggio, con una presenza virtuale, attraverso un video postato su youtube, dove illustra il significato della parola «patriota» che è uno degli slogan del centro-destra. Prima, nel video, premette: «Mi hanno detto che sono stato molto duro con Di Maio, oggi spiegherò altro».

Presente fisicamente una sola volta a Pomigliano, al teatro «Gloria» il sei febbraio, Sgarbi si è giocato le sue carte soprattutto utilizzando i social: pubblicando video su youtube, utilizzando immagini postate su Facebook e frasi diffuse su Twitter. Diverso, naturalmente, il ruolo del candidato dei 5 Stelle, che si propone anche come premier per il movimento. E ha battuto la Campania in lungo e largo, dove ad attenderlo ci sono state sempre centinaia e centinaia di persone. Come al teatro comunale di Caserta, o naturalmente a Pomigliano.

In giro ha cercato di esserci, come e quando ha potuto, anche il cardiologo Antonio Falcone, sindaco di San Vitaliano e candidato del Pd, che ha battuto quasi tutti gli undici comuni della circoscrizione elettorale Campania 1.3, che si identifica con Acerra, ma che tutti associano alla Pomigliano di Di Maio. Poca visibilità, oscurato dalla notorietà dei suoi antagonisti, il candidato del Pd ha rischiato di concludere la sua campagna elettorale nel semi-anonimato. Aveva cercato l'appoggio di Matteo Renzi, sperando in una sua presenza a Pomigliano in campagna elettorale. Ma il segretario del Pd ha preferito evitare questa piazza, anche dopo i macabri manifesti, con fotomontaggi che lo ritraevano in una bara, accompagnati da annunci mortuari. Un'iniziativa degli operai dei Cobas dello stabilimento Fiat Chrysler Automobili (Fca) di Pomigliano che, in campagna elettorale, non hanno risparmiato provocazioni a nessuno. Ce ne è stato anche per Sgarbi, in un altro manifesto ritratto in fotomontaggio con il corpo di capra sotto il suo volto e la scritta «Sgarbi a Pomigliano? Cercano altri agnelli sacrificali, ma credono che qui è sempre Pasqua».

Anche Di Maio è stato bersaglio di un fotomontaggio, con il corpo di Totò alias Antonio la trippa nel film «Gli onorevoli» e la scritta: «Vuoi un altro al servizio dei padroni? E allora vota Giggino la trippa». Gesti provocatori contro tutti, nella città che si identifica con il grande stabilimento automobilistico, falcidiato da crisi per anni. Una città che, tre anni fa, confermò sindaco il medico Raffaele Russo di Forza Italia al primo turno. Eppure, per anni, Pomigliano era stata serbatoio di voti del Pci e dei partiti suoi eredi. Ora, è la città del giovane candidato premier dei 5 Stelle, che a luglio compirà 32 anni. Di Maio ha mangiato con i genitori a casa, poi ha fatto una rapida sortita al comitato elettorale locale in via Terracciano 205, inaugurato solo per l'occasione a metà gennaio, ed è infine ripartito per Roma. Destinazione l'hotel Parco dei Principi, sede del comitato elettorale nazionale dei 5 Stelle. Con Di Maio, naturalmente, i suoi fidatissimi e stretti collaboratori del comitato elettorale: Dario De Falco, consigliere comunale a Pomigiliano e suo amico dai tempi del liceo «Imbriani»; Vincenzo Spadafora, suo vero consigliere politico già presidente dell'Unicef e garante per l'infanzia dai trascorsi e vicinanze politiche prima con l'Udeur e poi con i Verdi; Pietro Dettori, che è responsabile editoriale dell'associazione Rousseau che anima la famosa piattaforma informatica del movimento.

 

C'è euforia, nella sede di via Terracciano a Pomigliano. Domina il grande poster con il volto sorridente di Luigi Di Maio e lo slogan della campagna elettorale che era «Adesso». Un televisore e due pc per i collegamenti e la raccolta dei dati quando cominceranno gli spogli delle schede. Arriveranno prima quelli sulle schede elettorali per il Senato e solo dopo si comincerà con i numeri della sfida più attesa: quella tra Di Maio e gli altri candidati del collegio uninominale di Acerra. Nella sede del comitato di via Terracciano, c'è Valeria Ciarambino, capogruppo alla Regione Campania, che in campagna elettorale si è data molto da fare e con Di Maio e De Falco costituisce il terzetto pomiglianese di grillini della prima ora. Ci sono anche i genitori di Luigi Di Maio: l'imprenditore edile Antonio e la professoressa Paola Esposito.
Nella sede elettorale del Movimento 5 Stelle, dove nella notte si alternano anche alcuni candidati della provincia e una sessantina tra attivisti e simpatizzanti, fanno ben sperare i dati di affluenza finali proprio nella circoscrizione di Acerra, rispetto alla media campana del 67 per cento. A Pomigliano, ad esempio, hanno votato il 73,76 per cento degli elettori. Esplodono i fischi, quando sullo schermo tv compare Vittorio Sgarbi da Ferrara che lancia strali: «Non è un collegio, quello. Non ci sono mai stato, era impossibile prevalere su un personaggetto che promette alla gente di non lavorare». È una selva di «buffone, buffone». Dura poco. Tra gli attivisti presenti nel comitato, si pensa subito alla vittoria che si prefigura schiacciante nell'intera circoscrizione. Il primo dato è il successo, al Senato, di Raffaele Mautone, pediatra dell'ospedale Santobono che, nei primi spogli dei seggi, arriva a percentuali vicine al 50 per cento. Una valanga, che attende conferma nella notte. E, in via Terracciano, sarà ancora una notte lunga, tra euforia e attesa.
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