Forza Italia si auto-assolve: ​«Il vero fallimento è del Pd»

Forza Italia si auto-assolve: «Il vero fallimento è del Pd»
di Carlo Porcaro
Martedì 6 Marzo 2018, 10:49
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Le sfide con i grillini sono state perse tutte. Unica eccezione, Marzia Ferraioli al collegio di Agropoli alla Camera dove ha battuto sia la tanto strombazzata candidata M5S D'Alessandro che l'ex sindaco Pd Alfieri. «È riuscita a strappare il seggio al re delle fritture e alla finta economista», il commento di Mara Carfagna. Il centrodestra campano ride a metà. Malissimo negli uninominali («per colpa del Pd», la giustificazione dei vertici Fi), bene invece nella singola percentuale raccolta da Forza Italia: 18 per cento su base regionale a fronte del 14 nazionale, intorno al 16 su Napoli. Bocciati nel dettaglio i candidati che si sono trovati travolti dalla marea grillina, da big come il segretario Udc Lorenzo Cesa a Nola agli ex assessori regionali Caterina Miraglia in centro e Severino Nappi a Pozzuoli passando per le «mogli di» Palmira Fele Schiano e Annalisa Vessella Pisacane. Una catastrofe, un tracollo, con i pentastellati in più zone al 60 per cento e quelli del centrodestra al 20.
 

Motivo? «Un forte vento avverso alla politica, il Pd ha risposto schiantandosi, noi abbiamo risposto con la forza dei nostri candidati, del nostro entusiasmo, delle nostre idee», la versione di Paolo Russo durante la conferenza stampa convocata nella sede del partito a piazza Bovio. «Credevamo fosse un'elezione tripolare, addirittura quadripolare ma la stoltezza di chi guida il Pd ha consentito un travaso di voti dalla sinistra al Movimento Cinque Stelle, determinando una elezione bipolare ha aggiunto -. Il combinato disposto del risultato di Renzi e dei suoi ministri, del macchiettismo del presidente della Regione e del Che Guevara che governa Napoli hanno determinato il risultato del ribellismo».
 
Ha guardato in casa altrui anche la portavoce alla Camera: «È evidente che il Partito Democratico affronta un fallimento clamoroso». Nello specifico ci sono delle responsabilità: «Piero De Luca arriva addirittura terzo, credo che sia Renzi che De Luca debbano interrogarsi e credo che abbiano grandi responsabilità rispetto all'ascesa del Movimento 5 Stelle, la loro è stata l'incapacità di chi pensava di essere in grado di gestire il potere a dispetto delle esigenze dei cittadini, si sono mossi con grande arroganza, senza essere in grado di capire gli umori più profondi di quei territori che governano ormai da tanti anni. De Luca è stato sindaco di Salerno per qualche decennio ha aggiunto la Carfagna - ora è presidente della Regione e assiste ad un tracollo che è innanzitutto un fallimento suo». Il voto di protesta consegnato ai grillini ha parlato chiaro. «Il segnale che il Sud ha voluto lanciare ai partiti e ai suoi rappresentanti esprimendo un voto d'opinione è chiaro: il Mezzogiorno si è sentito abbandonato in tutti questi anni. Il voto espresso dai cittadini è stato un voto con cui hanno manifestato l'insofferenza di essere messi ai margini di una politica che, in tutti questi anni di governo tecnico Monti e di governo di centrosinistra, ha dimenticato il Sud. Quindi si sono affidati a coloro i quali hanno promesso di spazzare via e di abbattere chi ha condannato il Sud all'emarginazione rimarcando il divario con il Nord in termini di pil procapite, di occupazione, di povertà. Il Sud vive un disagio profondo: sono troppe le famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese». Insomma i cittadini si sarebbero stancati di vedere trattare il Sud come «un palcoscenico per fare propaganda, disinteressato ai bisogni profondi di questo pezzo del Paese. In questo contesto Forza Italia ha retto bene: la percentuale qui è superiore alla media nazionale ma questo non ci distoglie dalla necessità di fare un'analisi profonda per intercettare in modo più incisivo i bisogni del Sud». Che cosa succederà ora? «Non ho la sfera di cristallo, non posso interpretare le intenzioni del Presidente della Repubblica», si è limitata a dire l'ex ministro delle Pari Opportunità evitando di parlare dell'ipotesi che Matteo Salvini possa essere chiamato al Colle per formare il Governo o che possa esser chiamato da Mattarella Luigi Di Maio, con il quale la coalizione di centro destra dovrebbe poi confrontarsi. «Forza Italia ha rappresentato un argine al dilagare del Movimento 5 Stelle ma una politica lungimirante ha il dovere di non cullarsi su risultati soddisfacenti né di gioire sulle sconfitte altrui», l'unica certezza sbandierata da tutti i dirigenti berlusconiani.  
 
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