Firenze, sit-in dei senegalesi per l'ambulante ucciso. Il sindaco Nardella spintonato e insultato

Firenze, sit-in dei senegalesi per l'ambulante ucciso. Il sindaco Nardella spintonato e insultato
Firenze, sit-in dei senegalesi per l'ambulante ucciso. Il sindaco Nardella spintonato e insultato
Martedì 6 Marzo 2018, 16:06 - Ultimo agg. 7 Marzo, 10:35
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Circa 300 persone, la quasi totalità sono senegalesi che abitano a Firenze e in Toscana, hanno attuato oggi pomeriggio un presidio per protestare contro l'omicidio del loro connazionale Idy Diene al Ponte Vespucci, dove Roberto Pirrone lo ha ucciso con colpi di pistola.
 

 

Sul posto è arrivato il sindaco Dario Nardella per incontrare i senegalesi addolorati e arrabbiati per la morte del venditore ambulante. La situazione è tenuta sotto osservazione dalle forze dell'ordine. Con i senegalesi anche diversi italiani e molti media. 

Il sindaco Nardella ha dovuto subito abbandonare il presidio dei senegalesi perchè contestato con insulti e spinte sia dagli stessi immigrati, sia da parte di alcuni italiani che sembrano appartenere ai centri sociali fiorentini e a formazioni dell'estrema sinistra. Andandosene Nardella ha detto: «La storia di Firenze è la storia del dialogo, la città capisce la rabbia per la morte di un uomo ma non accetta la violenza».

I COMMERCIANTI: "UNA BRAVA PERSONA, BALLAVA PER NOI"  «Una gran persona, serena, eccezionale, che merita tutto il rispetto che gli possiamo dare». Così una dipendente del ristorante Fuoriporta, nel quartiere di San Niccolò a Firenze, ricorda Idy Diene, il 54enne del Senegal ucciso a colpi di pistola ieri su ponte Vespucci a Firenze. «Idy - dice la donna trattenendo a stendo le lacrime - mangiava da noi ogni giorno da 18 anni e alla fine ringraziava e ballava per noi, faceva balli della sua terra. Era il suo modo di ringraziare. Poi pagava ogni volta, perché glielo imponeva la sua dignità, una cifra simbolica, la stessa da sempre».

Il venditore ambulante arrivava la mattina presto col treno da Pontedera (Pisa), e non ripartiva mai prima delle 18. La paura pranzo al Fuoriporta era una tappa fissa. Amato e conosciuto in tutto l'Oltrarno, dopo mangiato, «il suo piatto preferito era la pasta» veniva ospitato in un circolo della zona, dove si fermava per una mezz'ora a riposare prima di ricominciare a percorrere tutto il centro storico per vendere la sua merce. «Diceva che andava 'in piazza della Signora' - racconta ancora la dipendente del ristorante -, lo prendevamo sempre in giro perché dopo vent'anni non aveva ancora imparato a parlare italiano».

Se pioveva Idy vendeva gli ombrelli: «Si organizzava per tempo, veniva da noi e ci chiedeva di controllare il meteo sul cellulare per sapere se sarebbe arrivata la pioggia» raccontato ancora i camerieri del Fuoriporta. Oggi al ristorante si sono presentati in molti, clienti abituali e residenti della zona, per ricordare «una persona gentile, un fratello, un amico, un padre e un marito». «Ha lasciato un grande vuoto, presto organizzeremo qualcosa nel quartiere per omaggiarlo» spiegano del ristorante. 

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