«Cervelli di ritorno» dall’Italia a Singapore per sconfiggere le malattie genetiche

«Cervelli di ritorno» dall’Italia a Singapore per sconfiggere le malattie genetiche
Giovedì 8 Marzo 2018, 15:27
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Da Napoli a Singapore e ritorno per sconfiggere le malattie genetiche. Potrebbe essere sintetizzato in questo modo l’impegno nella ricerca del Gruppo Menarini -nato in una farmacia napoletana nel 1886. Il cuore  (e la sede) però  restano in  Italia: è qui, infatti che i ricercatori tornano, dopo una esperienza estera di altissimo livello, portando nel nostro Paese le competenze acquisite. A Singapore Menarini Biomarkers, il ramo che si occupa della ricerca di nuovi biomarcatori per la medicina personalizzata, lavora in sinergia con il Singapore General Hospital (Sing Health), uno dei più grandi centri di ricerca biomedica asiatici. Qui  proseguono a ritmo serrato le ricerche legate a un sistema diagnostico  innovativo (chiamato Deparray) che consente di isolare singole cellule rare presenti in vari liquidi biologici, per poterle analizzare al fine di individuare eventuali malattie genetiche.

Attualmente i ricercatori  stanno lavorando nel campo della ginecologia, dell’oncologia,  dell’oculistica e della reumatologia: «In campo ginecologico – spiega Luigi Ricciardi, amministratore delegato di Menarini Biomarkers - l’obiettivo è arrivare a  una forma di  diagnosi prenatale non invasiva che sostituisca l’amniocentesi e la villocentesi, procedure  invasive e rischiose sia per la mamma che per il bambino. Il tutto grazie ad un semplice prelievo di 20 ml di sangue materno e al successivo isolamento delle cellule fetali sulle quali effettuare tutte  le analisi genetiche. Attraverso l’analisi del DNA fetale circolante nel sangue materno, si potrà controllare se sono presenti alcune tra le anomalie cromosomiche più diffuse. La sfida consiste nell’isolare le cellule che ci interessano:  considerando che  in 20 ml di sangue sono presenti miliardi di cellule, occorre un lavoro di grande scrematura rispetto alla componente materna che potrebbe alterare il risultato delle analisi. Attualmente Il progetto  comprende la sperimentazione su 100  future mamme italiane e 100 a Singapore perché occorre considerare delle variabili importanti: per  esempio  il sangue delle mamme asiatiche è piu’ viscoso di quello delle mamme europee per cui stiamo lavorando su binari paralleli».

Nel campo dell’oncologia, la biopsia liquida, un esame veloce, per niente invasivo ne’ doloroso, potrebbe  sostituire  a breve quella tradizionale. Lavorando  sul fluido cerebrale per individuare le malattie del sistema nervoso centrale, sulla saliva per i tumori localizzati nella zona testa e collo,  sul liquido pleurico per i polmoni e sull’urina per il tratto urinario, i ricercatori  mirano ad  ottenere gli stessi risultati che hanno  oggi lavorando sui tessuti. Il perfezionamento di tutti questi nuovi strumenti diagnostici non invasivi porta sempre più verso una medicina di precisione che aiuterà a  predire e a controllare le patologie, aprendo la strada alla medicina personalizzata: Quest’ultima – continua Ricciardi - avrà un impatto fortissimo sulla prevenzione delle malattie e quindi sulla riduzione dei costi dei sistemi sanitari oltre che sulla qualità della vita delle persone. Forse anche per questo le nostre ricerche hanno suscitato un grande interesse a livello internazionale, per cui è nata  una rete di collaborazionerete di collaborazione  che coinvolge le eccellenze scientifiche e cliniche di vari Paesi». Singapore quindi  potrebbe essere il punto di partenza di un’avventura che potrebbe portare a una svolta epocale.

«La sinergia con il Singhealth – conclude  Pietro Giovanni Corsa, Direttore Generale del Gruppo Menarini- ha facilitato moltissimo la nostra  ricerca perché avendo  a disposizione una intera  struttura all’avanguardia non abbiamo avuto bisogno di costruire nuovi laboratori. Inoltre qui esistono servizi ed infrastrutture di grande qualità  a prezzi ragionevoli a disposizione dei ricercatori e delle imprese che fanno ricerca. E questo ci ha permesso di sviluppare, il nostro polo asiatico fino a portarlo a 3000 dipendenti sui 17000 nel mondo, il 91% dei quali è laureato. Ciò nonostante, sede e testa restano saldamente italiani. Il nostro Gruppo non ha mai ceduto alla tentazione di abbandonare il nostro Paese».
 
 
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