Don Michele, rete di vip per coprire gli abusi. C'è Moggi: convocato in Procura

Don Michele, rete di vip per coprire gli abusi. C'è Moggi: convocato in Procura
di Mary Liguori
Mercoledì 14 Marzo 2018, 23:00 - Ultimo agg. 15 Marzo, 19:04
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Dopo l’interrogatorio del vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, e dell’esorcista Carlo Dell’Aversano, i pm puntano ai vip. Don Michele Barone era ospite fisso in tv e lo si è visto spesso insieme a Claudia Koll e Sara Tommasi. I nomi delle due soubrette potrebbero a breve entrare nella lista dei testimoni, ma al momento la convocazione di cui si ha notizia è una, ed è quella di Luciano Moggi. 

L’ex direttore generale della Juventus entra in questa storia perché lo tira dentro proprio Barone. In una delle innumerevoli interviste rilasciate nel corso degli anni, il sacerdote di Casapesenna, cugino omonimo di un camorrista oggi pentito, dichiarò infatti ad Affari Italiani: «Nel 2004 ho conosciuto il direttore generale della Juventus Luciano Moggi. Ci siamo conosciuti al Santuario del Divino Amore e lì è nato un rapporto d’amicizia molto stretto tra me e lui, tanto che ogni volta in cui c’erano le partite, qualche ritiro, qualche situazione particolare per la squadra, era sempre disposto a invitarmi. Voleva che andassi lì a fare una preghiera per i calciatori, seguirli spiritualmente». L’intervista in questione fu rilasciata nel 2012. Quel legame, però, secondo la procura è andato avanti e sentire Moggi e gli altri personaggi famosi in qualità di testimoni potrebbe contribuire a delineare la reale dimensione degli affari che il sacerdote avrebbe gestito nel corso del tempo e non solo in Campania. 

La sua era una fitta rete di contatti che arrivavano lontano, nel jet set dello spettacolo e del pallone. Ma è dalle persone a lui più vicine e dai luoghi in cui aveva radicato il centro delle sue attività che stanno arrivando le informazioni che la squadra mobile di Caserta, diretta da Filippo Portoghese, ha iniziato a cercare sin dal luglio del 2017. Ed è il video in cui si vede un uomo apparentemente disabile picchiato sulla testa con una croce ad aver costituito, ieri, il momento clou della lunga udienza dinanzi ai giudici del Riesame di Napoli, chiamati a decidere se don Michele Barone e il poliziotto Luigi Schettino possono tornare liberi.

Il filmato era sul pc del sacerdote accusato di abusi e maltrattamenti ai danni di una minore e, da due giorni, anche di averle procurato uno sfregio permanente. Nel corso delle perquisizioni al tempio di Casapesenna e in altri luoghi frequentati dal sacerdote sono però stati trovati anche altri video choc. Immagini che immortalano quelli che sembrano degli esorcismi e che, secondo l’accusa, Barone custodiva allo scopo di farne, di volta in volta, una sorta di «spot» per accreditarsi quale grande esorcista e religioso in grado di scacciare il diavolo.

 

Quel filmato è solo uno dei nuovi elementi depositati al Riesame dalla procura di Santa Maria Capua Vetere, diretta da Maria Antonietta Troncone. Il pool che si sta occupando del caso, coordinato dall’aggiunto Alessandro Milita e composto dai sostituti Alessandro Di Vico e Daniela Pannone, ha raccolto anche una serie di intercettazioni telefoniche ritenute «altamente probatorie» sia delle condotte del prete che di quelle del vicequestore di polizia Luigi Schettino, ai domiciliari con l’accusa di aver cercato di far ritirare la denuncia contro il prete e di non aver fatto nulla per fermare le violenze. Quei dialoghi, dunque, proverebbero il rapporto simbiotico tra i due e il patto di mutuo soccorso in base al quale il poliziotto avrebbe tentato di indurre la sorella della vittima a ritrattare le accuse a Barone, a quanto pare aiutato da un secondo ispettore di polizia. Una raggiera di storie, dunque, con vittime altre due adolescenti, ruotano attorno all’accusa principale. Quella della 14enne picchiata, sfigurata, denutrita e tenuta in uno sgabuzzino per mesi. Portata in pellegrinaggio a Medjugorie legata con un collare. Un incubo al quale hanno contribuito anche i genitori della minorenne, in un primo momento finiti agli arresti e poi colpiti dal divieto di avvicinamento alla figlia e alla sospensione della podestà genitoriale. 

Ma agli atti, da ieri, ci sono anche altre cinque testimonianze, perché la setta di don Barone sta perdendo pezzi.

Man mano che emergono dettagli sulle sue condotte, alcuni adepti sembrano risvegliarsi da un sonno lungo e ipnotico. E iniziano a prendere coscienza di una situazione che, evidentemente, fino a poco tempo fa ritenevano normale. Ed ecco che in due si sono presentati spontaneamente in Procura per riferire di altri casi di abusi spacciati per esorcismi. E, ulteriori tre persone, identificate grazie al racconto dei testimoni, sono state chiamate negli uffici giudiziari casertani e hanno di fatto confermato quanto sostenuto dagli altri. Don Barone praticava esorcismi non essendo autorizzato dalla Diocesi e malmenava le presunte indemoniate. Altre, ancora, sostengono di essere state abusate sessualmente. E la sensazione è quella che molte altre assurde storie possano ancora venire alla luce. Il vaso di Pandora è ormai sccoperchiato. E fa capolino un quadro da incubo goyesco.

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