Vigilante ucciso, lo strazio della moglie: «I genitori degli assassini colpevoli quanto i loro figli»

Vigilante ucciso, lo strazio della moglie: «I genitori degli assassini colpevoli quanto i loro figli»
di Ferdinando Bocchetti
Domenica 18 Marzo 2018, 11:52 - Ultimo agg. 19:30
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«Oggi è peggio di ieri, è uno strazio infinito». Annamaria è rimasta per ore a vegliare il corpo del marito, la guardia giurata di 52 anni aggredita e uccisa brutalmente da tre minorenni. Non ha mai distolto lo sguardo dal suo Franco, forse per non perdere neanche un attimo prezioso delle ultime ore in cui potrà ancora guardare il suo volto. Accanto a lei i figli Giuseppe e Marta, poco più che ventenni, che stentano a credere di aver perso per sempre la loro guida, la colonna portante della loro vita. Con un filo di voce, talvolta rotto dal pianto, la donna promette di non arrendersi, fino a quando non ci sarà «giustizia». Non leniscono il dolore, ma anzi accentuano la rabbia, le condoglianze, il dispiacere manifestato dalle famiglie dei tre minori, arrestati ieri dalla polizia, autori della barbara aggressione all'esterno della stazione metro di Piscinola. «A cosa servono ora queste scuse?», dice la vedova della guardia giurata. «Anziché dispiacersi oggi per quel che è accaduto, avrebbero dovuto prestare più attenzione ai loro figli. Chiedersi cosa facessero in strada fino alle 3-4 di notte e impegnarsi ad essere genitori migliori».
 


Gennaro Galantuomo, fratello della donna e avvocato di famiglia, si sofferma invece sugli aspetti legali della vicenda: «Lotteremo con tutte le nostre forze ed energie per avere giustizia, affinché anche questa storia, quest'ennesima tragedia, non finisca nel dimenticatoio. È già accaduto per altri casi e non deve ripetersi: nessuno deve dimenticare quello che è accaduto a mio cognato».
 
Continuo, ormai da 48 ore, è l'andirivieni nella sala mortuaria del Policlinico, dove in tanti - amici, parenti e semplici conoscenti - vengono a dare l'ultimo saluto al gigante buono, che si divideva tra il lavoro notturno alla Security service e la passione per l'agricoltura e l'allevamento di animali. Tobia, uno dei fratelli del vigilante, anch'egli guardia giurata in servizio alla Security, non riesce nemmeno a provare odio. «Cosa vuole che le dica. Le indagini faranno il loro corso, io per ora so solo di aver perso un fratello. A cosa servirebbe dire che questi ragazzini devono marcire in carcere? Sarebbero solo parole frutto dell'istinto, della rabbia del momento. Noi siamo ancora increduli, non ci sembra vero: Franco era una persona mite, non avrebbe fatto del male a nessuno. Tutta questa violenza è inspiegabile».

Nessuno, nella cerchia dei familiari, si aspettava un epilogo così rapido: «Giovedì sera si sentiva meglio - raccontano alcuni parenti - ha mosso la mano, sembrava reagisse agli stimoli e riconoscesse le nostre voci». E ancora: «Franco voleva vivere e ha lottato con tutto se stesso - aggiunge Anna, una delle sorelle della vittima - Ha sofferto tanto e alla fine non ce l'ha fatta».

Sono ore di angoscia e profonda commozione anche a Marano, città in cui risiede da moltissimi anni la famiglia Della Corte. Il Comune, retto da una commissione straordinaria, ha proclamato il lutto cittadino per il giorno dei funerali, che con ogni probabilità si terranno martedì nella chiesa dello Spirito Santo Nuovo di via Piave. Per la conferma occorrerà tuttavia attendere che venga eseguito l'esame autoptico, a cui assisterà un consulente della famiglia Della Corte. 

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