Da Calamandrei a Schmitt sul palco di Velia Teatro

Da Calamandrei a Schmitt sul palco di Velia Teatro
di Mariagiovanna Capone
Lunedì 19 Marzo 2018, 14:22
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VeliaTeatro, la nota rassegna sulla espressione tragica e comica del teatro antico che si svolge in estate nel Parco Archeologico di Elea-Velia, promuove per giovedì 22 e sabato 24 marzo due importanti appuntamenti al Teatro Leo De Berardinis di Vallo della Lucania.
 
Giovedì 22 marzo (ore 19.30), va in scena «L’ultima arringa di Piero Calamandrei in difesa di Danilo Dolci», con la lettura scenica di Christian Poggioni e l’accompagnamento musicale di Irina Solinas al violoncello. Nell'occasione nel 60esimo anniversario della morte di Calamandrei, la recitazione pubblica della sua ultima arringa è un’occasione preziosa per capire quanto fosse tribolata la strada per affermare la democrazia repubblicana in Italia. Per riflettere su dove saremmo oggi senza «ribellioni» e «ribelli».

Il 2 febbraio 1956 Danilo Dolci, attivista della nonviolenza soprannominato Gandhi della Sicilia, veniva arrestato mentre guidava un gruppo di braccianti a lavorare nella Trazzera vecchia, una strada nei pressi di Partinico. L’accusa era di occupazione abusiva di suolo pubblico e resistenza a pubblico ufficiale. Il “caso Dolci” si concluse con la condanna di Danilo e dei suoi “complici”, ma a distanza di 60 anni si può affermare che le autorità trascinarono alla sbarra non tanto un gruppo dei manifestanti, quanto la Costituzione stessa. 
L’evento, organizzato dall’Ordine degli Avvocati di Vallo della Lucania nell’ambito di un più ampio dibattito sul tema «Lavoro e Costituzione: un diritto e un dovere» e promosso dalla Fondazione Filiberto e Bianca Menna, sarà replicato venerdì 23 (ore 20.30) al Teatro delle Arti di Salerno. 
L’ingresso è gratuito.
 
Sabato 24 marzo (ore 20.30), invece, VeliaTeatro presenta «La Notte degli Ulivi» di Érich-Emmanuel Schmitt con uno spettacolo di e con Christian Poggioni che racconta la storia di Jeshua (Gesù di Nazareth) vista da un’angolazione originale e provocatoria: il suo è un Jeshua dal volto profondamente umano, che esprime una istintiva gioia di vivere e una dolorosa angoscia di fronte alla morte. È un ebreo che, vissuto in una Galilea dove pullulavano i falsi Messia, per primo dubita, si interroga, vive un conflitto lacerante tra l’umano e il divino. Una rappresentazione tanto più significativa alla vigilia della Pasqua di resurrezione e dunque assume una connotazione simbolica particolarmente significativa. Lo spettacolo si avvale della collaborazione alla regia di Lorenzo Volpi Lutteri, delle musiche originali di Amleto Pace e Antonio e delle scene e i costumi di Lorenzo Volpi Lutteri.
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