Commissariata la Fondazione BancoNapoli: «Liquidità e patrimonio peggiorati»

Commissariata la Fondazione BancoNapoli: «Liquidità e patrimonio peggiorati»
di Valerio Iuliano
Giovedì 5 Aprile 2018, 10:00
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La Fondazione Banco Napoli volta pagina e riparte dal commissario. A 24 ore dalla notifica del decreto ministeriale che ha disposto la sospensione per quattro mesi del Presidente Daniele Marrama e del Cda, sono state illustrate ieri ai consiglieri generali dell'ente le motivazioni del provvedimento. Una scelta determinata da una lunga ispezione da parte dell'organo di vigilanza del Ministero, della quale sono stati ricostruiti tutti i passaggi in una relazione inviata via Pec dal commissario Giovanni Mottura ai membri dell'assemblea. Intanto, il Pm Sergio Amato, titolare del fascicolo sulla Fondazione, ha delegato la Guardia di Finanza ad acquisire la documentazione relativa al provvedimento del Ministero, per verificare se sussistano elementi di rilievo penale nell'operato della fondazione.

Lo stesso Mottura ieri mattina ha evidenziato in una breve nota le ragioni principali del provvedimento. «Mi corre l'obbligo di evidenziare - spiega il commissario della Fondazione -, pur nella massima riservatezza richiesta dal profilo super partes del mio mandato commissariale, che il provvedimento adottato dal MEF ex art. 11, comma 9, del D.Lgs. 153/99 è volto al compimento di atti specifici necessari per il rispetto delle norme di legge e dello statuto, al fine di assicurare il regolare andamento dell'attività della Fondazione, correlati allo sviluppo di regole comportamentali tese al superamento di un clima di conflittualità generatosi all'interno della dialettica tra gli Organi di indirizzo e quelli di gestione dell'Ente, allo scopo di non intaccare il prestigio e le alte finalità, presenti e future, della Fondazione».
 
Mottura richiama esplicitamente, dunque, il decreto che disciplina l'attività delle fondazioni e tocca nello stesso tempo quella che è la ragione essenziale del commissariamento, ovvero la conflittualità che caratterizza da tempo la Fondazione. «Il precetto normativo - prosegue la nota - prevede, altresì, inderogabilmente, una temporanea sospensione attualmente stabilita in mesi quattro - degli Organi di amministrazione e controllo, che deve essere letta quale semplice strumento per una efficace e celere attuazione di tali atti specifici, affidati all'operato commissariale». Dalla lettura di un documento inviato dal direttore Generale del Tesoro Giuseppe Maresca alla Fondazione, relativa ai provvedimenti conseguenti all'ispezione ministeriale, si ricavano altri elementi decisivi per comprendere la scelta del Mef. «Attesa la necessità di provvedere con celerità a ricomporre un contesto nel quale siano ristabilite le condizioni in grado di garantire il regolare andamento dell'attività dell'ente, le attuali criticità in cui versa la Fondazione - si legge nel documento - richiedono l'intervento e l'impulso di una figura super partes e terza». Una considerazione che scaturisce da una lunga serie di vicende che sono state al centro dell'istruttoria ministeriale. Le valutazioni conclusive degli ispettori riguardano anzitutto «la legittimità degli investimenti in Banca del Sud e in Banca Regionale di Sviluppo», ovvero una delle questioni centrali dell'arroventato dibattito degli ultimi mesi tra Marrama ed i suoi avversari. «I due investimenti - si legge nella relazione - hanno complessivamente peggiorato la liquidità, la redditività e la rischiosità del patrimonio in quanto hanno sostituito investimenti liquidi, con un maggior rapporto rendimento/rischio ed aumentato la concentrazione in investimenti nel settore bancario, già ampiamente rappresentato tra le voci di impiego del patrimonio». Nel parere reso dallo stesso Collegio Sindacale, seppur positivo, si legge che «l'operazione presenta da parte sua dei rischi in quota nominale e dei bassi profitti immediati attesi». Peraltro, al momento, non è stato realizzato quel disimpegno nelle altre posizioni bancarie, prefigurato dal Presidente «al fine di non disequilibrare la prudenziale composizione degli investimenti fra la quota di titoli a reddito fisso e la quota investita in partecipazioni azionarie». Gli stessi ispettori riportano poi il parere di Marrama, che «nel difendere le scelte di investimento nei due istituti bancari, richiama prioritariamente i fini istituzionali, ritenendo che la presenza di un istituto di credito radicato territorialmente possa favorire lo sviluppo economico della regione». E tuttavia la questione degli investimenti è direttamente collegata con quella che da tempo è la principale ragione dello scontro in atto a Palazzo Ricca. «Si ravvisa - prosegue la relazione - come sarebbe stato almeno opportuno, da parte del CdA, ottenere preventivamente dal Consiglio Generale un pronunciamento circa l'opportunità di impiegare una quota ingente del patrimonio in uno o più investimenti (ritenuti mission oriented) consistenti nel rilancio di istituti bancari operanti nel territorio. Definito il contesto strategico sarebbe comunque stata prerogativa (e responsabilità) del CdA decidere le modalità ed i tempi dell'investimento. Né sembra potersi pienamente giustificare l'azione del CdA (sia nel primo che nel secondo investimento) come giustificata dalla sostanziale inazione del Consiglio Generale, potendo il Presidente operare come promotore di tale attività, sollecitando una presa di posizione dell'Organo stesso. Sembra pertanto auspicabile favorire lo sviluppo di un dibattito costruttivo all'interno del Consiglio Generale e di una maggiore dialettica tra gli organi». Le valutazioni dei dirigenti del Tesoro riguardano anche altri temi cruciali, dalla questione Fimmanò a quella delle «nomine del Presidente, di esponenti del CdA e del Direttore della Fondazione negli organi di Banca del Sud e di Banca Regionale di Sviluppo». Toccherà ora al commissario Mottura ripristinare il corretto funzionamento dell'ente. Tra i suoi compiti, figurano la «reintegrazione del Consiglio Generale», l'approvazione del bilancio d'esercizio 2017 e soprattutto un regolamento per la gestione del patrimonio e di un altro per la «gestione dei conflitti di interesse».
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