Jessica, lettera in carcere del tranviere di Milano: «Le volevo bene, non saprei dire perché l'ho uccisa»

Jessica, lettera in carcere del tranviere di Milano: «Le volevo bene, non saprei dire perché l'ho uccisa»
Jessica, lettera in carcere del tranviere di Milano: «Le volevo bene, non saprei dire perché l'ho uccisa»
Domenica 8 Aprile 2018, 10:53 - Ultimo agg. 9 Aprile, 12:16
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Sul caso di Jessica Valentina Faoro, la 19enne uccisa a Milano dal tranviere da Alessandro Garlaschi, lo scorso 7 febbraio torna Quarto Grado.

L'uomo avrebbe scritto una lettera al suo legale chiedendo un incontro con lui, un incontro con la moglie e di essere sottoposto a una perizia psichiatrica. «Con Jessica ho passato 12 giorni stupendi. Ho solo cercato di aiutarla a cambiare vita. E ci ero quasi riuscito», queste sono le sue parole, come riporta la trasmissione di Rete 4. Garlaschi nella lettera è molto arrabbiato per il fatto di non aver potuto partecipare al funerale di Jessica, contrariamente al fidanzato della 19enne, a tal riguardo lancia anche accuse affermando: «Lui è un santo? Provate a vedere la quantità di reati che ha alle spalle».

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Il tranviere poi parla dell'omicidio: «Vorrei capire anche io cosa sia successo quel giorno, perché non ricordo. Ho in mente però molto bene la fase finale, cioè gli ultimi secondi. Jessica moriva, davanti a me, fissandomi negli occhi e proferendo: 'Scusami Alessandro'. E subito dopo: 'Non respiro'. Dopo tre secondi è morta. Non ho potuto fare più nulla». Poi spiega che il suo è stato un gesto non voluto e a tal riguardo chiede di poter essere sottoposto a una perizia psichiatrica.

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