«Resto al Sud», sì a 210 progetti

«Resto al Sud», sì a 210 progetti
di Nando Santonastaso
Venerdì 13 Aprile 2018, 10:35 - Ultimo agg. 14:03
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Forse il paragone può apparire eccessivo, almeno in termini strettamente numerici. Ma è un fatto che quasi a dispetto della presunta corsa all'assistenza degli abitanti del Sud, tra Reddito d'inclusione (certo) e Reddito di cittadinanza (ancora da discutere), ci sono migliaia di giovani che puntano sul territorio in cui vivono e sulle loro capacità per costruirsi un futuro. Sono compresi soprattutto nella fascia di età 30-35 anni, hanno per il 30% un titolo di studio molto elevato (laurea, master, dottorato di ricerca) e uno su due è donna tra i 26 e i 29 anni. Ma soprattutto non intendono rinunciare alla possibilità di investire le loro competenze in settori solo apparentemente distanti dalle più moderne tendenze dello sviluppo economico e imprenditoriale: il 49% delle loro proposte si riferisce ad attività turistiche-culturali, un altro 22% ad attività manifatturiere ed artigianali.

Certo, solo il 4% punta dritto all'Innovation and Technology Communication e il dato deve comunque far riflettere: ma anche chi cerca spazio in comparti per così dire più tradizionali sa bene che senza un'adeguata dimensione tecnologica non può fare molta strada.
Insomma, i primi dati che arrivano da Resto al Sud, l'incentivo dedicato ai giovani under 36 residenti nel Mezzogiorno che vogliono creare attività imprenditoriali confermano che l'idea funziona. E che gli obiettivi indicati dal governo Gentiloni e segnatamente dal ministro del Mezzogiorno Claudio de Vincenti (che di questa misura è il papà) possono essere raggiunti. Se il 15 gennaio, il giorno di apertura dello sportello telematico di Resto al Sud, sul sito di Invitalia erano già state avanzate 209 richieste, la cui valutazione andava conclusa nei 60 giorni lavorativi successivi, oggi il bilancio è ancora più significativo. Nel senso che, giunto a scadenza il termine fissato dalla legge, Invitalia ha valutato oltre 600 domande, un numero tre volte superiore a quello previsto dimostrando che l'impegno a velocizzare al massimo l'esame dei dossier viene rispettato. «Resto al Sud è una risposta di qualità alla domanda di lavoro e di impresa nel Mezzogiorno e Invitalia sta assicurando tempi record di gestione dell'incentivo per consentire un rapido avvio delle iniziative già approvate, che ad oggi sono 210», dice l'amministratore delegato, Domenico Arcuri.
Ma sono forse soprattutto i numeri delle domande attualmente in valutazione a dimostrare che l'iniziativa piace. A Invitalia sono stati già presentati infatti 2.031 progetti imprenditoriali che prevedono investimenti per 134 milioni di euro, con richieste di agevolazioni per 68,5 milioni e 7.500 nuovi posti di lavoro. Ulteriori 5.400 domande sono in fase avanzata di compilazione sulla piattaforma online di Invitalia. Tra le otto regioni del Sud interessate dall'intervento, al primo posto c'è la Campania con il 45% delle domande, seguita da Sicilia e Calabria (17%), Abruzzo e Sardegna (7%), Puglia (4%), Basilicata (2%) e Molise (1%).

 

Il 37% dei proponenti, come detto, è fra i 30 e i 35 anni, mentre gli under 25 sono il 34% del totale. Le agevolazioni di Resto al Sud, finanziato con oltre un miliardo di euro (è la cifra più grossa mai desinata in Italia a interventi pubblici in favore dell'autoimprenditorialità giovanile) coprono fino al 100% delle spese di investimento: il 35% a fondo perduto, il 65% con un finanziamento bancario garantito dal Fondo di Garanzia delle Pmi. I relativi interessi sono a carico dello Stato. A breve Invitalia lancerà anche una App Resto al Sud, un ulteriore segnale di attenzione ai destinatari della misura, che potranno così essere informati in tempo reale sull'esito delle loro richieste. E' anche alla luce di questo risultato che il tema delle politiche per il rilancio del Mezzogiorno resta centrale. Il ministro uscente, De Vincenti, si augura che «nel passaggio del testimone al nuovo governo venga raccolto anche quello del Mezzogiorno. Sarebbe un delitto se venisse interrotto questo percorso», dice alla presentazione al Senato del volume «Il risveglio del Mezzogiorno. Nuove politiche per lo sviluppo» curato dal professor Giuseppe Coco e dall'assessore regionale Amedeo Lepore che raccoglie il lavoro svolto negli ultimi tre anni per ridurre il divario con il centronord. Naturalmente non tutti i buoni propositi si sono trasformati in occasioni di crescita, ricorda Sabino Cassese con inevitabile puntualità: «Il nuovo corso osserva il giurista - è stato avviato ma non ha assicurato la concentrazione degli sforzi, dispersi in rivoli diversi». E il voto del 4 marzo sembra dimostrarlo alla perfezione.
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