Pietro, il più giovane dei figli di Gaetano, era entrato nella Marzotto il primo gennaio 1968 portandola a diventare una multinazionale. A lui si deve l'intuizione di diversificare le attività del gruppo di famiglia, dal tessile alla confezione. Marzotto si laurea in Giurisprudenza a Milano, svolgendo nello stesso tempo un periodo di apprendistato come semplice operaio negli stabilimenti di Mortara e Valdagno. Nel 1971 diventa direttore delle attività tessili della famiglia; l'anno dopo amministratore delegato, nel 1980 vicepresidente esecutivo. Nel 1991, la Marzotto acquisisce la tedesca Hugo Boss, alla quale verrà poi dato un ulteriore rilancio nel 2002 quando il gruppo rileva dalla Hdp dei Romiti la maison Valentino, risanandola e quotandola in Borsa separatamente nel 2005 (mantenendone la maggioranza).
«Salutiamo un uomo dal carattere forte e un imprenditore che per decenni è stato interprete di una realtà produttiva ed economica che ha fatto storia nel Veneto e in Italia».
Così il presidente della Regione del Veneto ricorda Marzotto.
«Con Pietro Marzotto se ne va un uomo che ha lasciato un segno molto importante nella storia industriale vicentina e nazionale, in particolare dagli anni Settanta agli anni Novanta del secolo scorso - commenta Luciano Vescovi, presidente di Confindustria Vicenza -. Assunse ruoli di vertice in azienda fin dai primi anni Settanta, in un periodo storico estremamente delicato per le imprese e per l'Italia, con le tensioni sociali che ancora sentivano gli echi del '68 e avevano vissuto proprio a Valdagno e alla Marzotto uno degli episodi di protesta più eclatanti verificatisi in quegli anni nel paese». Marzotto, prosegue Vescovi, «seppe tenere il timone fermo in quel frangente e poi ancora per molti anni, diventando il protagonista di una lunga stagione di sviluppo e di successo dell'azienda in tutto il mondo. Si era da tempo ritirato dalla vita economica e sociale vicentina, ma la sua impronta di uomo di impresa e di grande visione rimarrà a lungo come riferimento importante per tutti no», conclude.