Respirano i muri
Sabato 5 Maggio 2018, 21:21
- Ultimo agg.
23 Marzo, 08:45
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È una storia di migrazioni attraverso le case e le cose, quella di Paolo Di Stefano e Massimo Siragusa in “Respirano i muri” (Contrasto), che, con parole e immagini, ci fa sentire le costruzioni come animate, degli organi che ci contengono, dei sistemi sentimentali che impazziscono e poi scompaiono, o che restano per sempre uguali come orme di dinosauri a futura testimonianza. Case come biografie, muri come mappe, stanze come album fotografici: dicendoci che scriviamo lo spazio che abitiamo, in uno scambio chimico che sarebbe molto piaciuto a Primo Levi. I contrasti – in delicatezza reciproca – tra le foto vuote di vita di Siragusa e i testi densi di biografie e fatti di Di Stefano: creano un libro che sembra un alveare. Descrizioni e confidenze, geometria e colori, ricordi e corrispondenze, si incastrano nelle pagine, raccontando la nostra resistenza alla tragicità che ci accompagna, tra introversioni e oniricità, tra le risacche migratorie e la breve felicità dei ritorni, a casa: ovviamente.
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