Travolta: «Grease? La canto ancora ma solo sotto la doccia»

John Travolta
John Travolta
di Ilaria Ravarino
Mercoledì 16 Maggio 2018, 10:00
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“Non è la prima volta che io e mia moglie lavoriamo insieme, ma quando capita la sostengo con tutto me stesso. È bravissima, in questo ruolo è perfetta”. Cosi ieri John Travolta, a Cannes con la famiglia per il quarantennale di Grease, ha presentato fuori concorso Gotti, il film di Kevin Connolly in cui interpreta, accanto alla moglie Kelly Preston, il boss della famiglia Gambino John Gotti. Sposato da 27 anni e segnato nel 2009 dalla morte del figlio Jett (“Da allora - ha spiegato Preston - ho fatto un passo indietro per restare accanto alla famiglia”), Travolta fra poche settimane girerà il suo primo film con la figlia Alice, The Poison Rose: “Le abbiamo consigliato di fidarsi del suo istinto -ha detto l’attore -Non sono tutti amici, nel mondo del cinema”.

Hollywood è così corrotta?

Ci abbiamo messo sette anni a girare Gotti. Alla fine sa cosa mi ha detto John Gotti Junior? Che l’ambiente di Hollywood è peggio di quello che frequentava suo padre. Peggio della mafia.

Molestie. Ne ha mai subite? 

Dipende da cosa si intende per molestia. Capisco che il caso Weinstein sia stato particolarmente drammatico, ma spero che nell’ambiente torni la pace. In questo momento tutti hanno paura di tutti. Non si può vivere nel terrore di dire la cosa sbagliata.

Grease e Pulp Fiction sono grandissimi successi: li riguarda mai?

Certo. Mi ritengo fortunato: sono due film straordinari perché non invecchiano. Anche io, però, non me la cavavo male: quando mi capita di rivederli in tv mi piace ricordarmi che quel bel ragazzo ero io.

Le canzoni di Grease se le ricorda? 

Le canto ancora sotto alla doccia. E mi piace ballare con mia moglie: lei ama il tango, io la disco.

Gotti ha avuto una lunga storia produttiva. Le dispiace non essere in concorso?

Ci abbiamo messo tantissimo. Ho incoraggiato io il regista a mandare il film a Cannes. Sono soddisfatto così. Non mi importa di non essere in concorso, è già abbastanza essere arrivati qui. Adesso bisogna festeggiare.

Nella sua carriera ha avuto alti e bassi. Come li ha vissuti?

Con consapevolezza. Il mondo dello spettacolo è imprevedibile per natura. Non è che se arrivi in alto poi non puoi cadere. Basta non perdere mai la voglia di andare avanti.

La sua famiglia ha origini italiane. I suoi le parlavano dell’Italia?

Mio padre mi ripeteva che la mafia non esiste. Era un uomo molto dolce, molto naive: era una cosa rischiosissima da dire a un bambino. Eppure io gli credevo. Era un uomo speciale. Quando avevo 13 anni la guerra in Vietnam mi faceva paura, ma lui mi diceva di non preoccuparmi: quando avrai 18 anni, mi rassicurava, vedrai che sarà finita. È successo. Come poteva saperlo? Era un mago.

Anche Gotti, come lei, ha perso un figlio. Si è identificato?

Ognuno vive il lutto a suo modo. E Gotti era molto diverso da me. Non ho usato il mio dolore per raccontare il suo. Ho cercato di interpretarlo, come faccio con tutti i sentimenti.
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