Elezioni a Palma Campania,
parla bengalese la sfida di Salvini

Elezioni a Palma Campania, parla bengalese la sfida di Salvini
di Valentino DI Giacomo
Sabato 9 Giugno 2018, 09:41 - Ultimo agg. 10 Giugno, 06:17
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PALMA CAMPANIA «Stiamo ancora aspettando Giorgia Meloni che aveva annunciato sarebbe venuta qui, ora aspettiamo Salvini». Il ministro dell'Interno ha infatti annunciato il suo arrivo con un tweet dopo avere letto un servizio giornalistico sulla città. Quella che descrive Giovanni De Pietro, titolare di un sindacato divenuto ormai celebre nella cittadina «invasa» dai bengalesi al punto da essere stata ribattezzata «Palmaglesh». De Pietro è un ex dipendente del Comune che aiuta gli stranieri a presentare le pratiche per le richieste d'asilo, le carte d'identità e la residenza. I bengalesi pagano cento euro annuali d'iscrizione al suo sindacato, il Sia, ne sono iscritti oltre 3mila. Le scartoffie sulla scrivania di De Pietro parlano chiaro: dall'inizio dell'anno, in appena sei mesi, i documenti che ci mostra indicano che ha già fatto quasi 2mila richieste di permesso di soggiorno. All'anagrafe di Palma Campania, su circa 15mila abitanti, i bengalesi risultano essere 3208. In realtà ne sarebbero più del doppio. La città è invasa di manifesti elettorali, sono tre le liste che domani si contenderanno il municipio. Il caso dei bengalesi è entrato a pieno titolo nella disfida. «Sono amico di Di Maio e gli ho dato tanti consigli sulla gestione dei migranti racconta De Pietro ho sempre votato 5 Stelle, ma da quando si è alleato con Salvini ho deciso che non lo voterò più».

LE MOSCHEE FAI-DA-TE
È venerdì, giorno di preghiera per i musulmani. I fedeli, in questi giorni di Ramadan pregano riuniti all'aperto in una delle piazze della città, a Largo Mercato, a due passi dalla caserma dei carabinieri. Sono le 17.24, l'orario previsto per una delle cinque preghiere imposte dal Corano. Ci sono tre centri islamici a Palmaglesh, ma sono troppo angusti per la mole di persone che affollano le sale. Prima le moschee fai-da-te erano di più, ma sono state chiuse dalle autorità comunali perché non avevano i requisiti necessari. Le persone del posto si lamentavano perché spesso i fedeli invadevano i marciapiedi per i loro riti. «Non diamo fastidio a nessuno spiega Zilur appena dopo aver invocato Allah la mattina andiamo a lavorare e la sera torniamo nelle nostre case. Qui ci troviamo bene». Sono tanti i bengalesi, quasi la metà degli abitanti in rapporto alla popolazione totale, ma sono una comunità pacifica come confermano le forze dell'ordine che assai raramente devono intervenire per casi di delinquenza, furti o rapine commessi da stranieri.

Quasi tutti i bengalesi sono specializzati nei lavori di sartoria e trovano impiego nelle fabbriche tessili dell'agro-nolano. Al tramonto, dopo diverse ore di lavoro, se ne vedono alcuni ritornare insieme su dei pulmini che li accompagnano alle loro abitazioni. I palmesi, nel corso degli anni, hanno svuotato il centro storico per andare ad abitare in villette più grandi ed hanno affittato le proprie case agli stranieri.

 

IL BUSINESS AFFITTI
Alcuni affittuari riempiono gli appartamenti chiedendo 100 euro per ogni bengalese ospitato. Altri proprietari richiedono prezzi più alti concedendo a norma di legge il fitto per intero del proprio appartamento, sono poi i bengalesi che si stipano in tanti in casa per dividere le spese. «È un business racconta il sindaco Vincenzo Carbone, eletto senatore per la legislatura in corso con Forza Italia è però singolare che i palmesi che si lamentano della presenza dei bengalesi sono poi gli stessi che guadagnano affittando case e locali». Il neosenatore Carbone non si è ricandidato a sindaco, ma sostiene da capolista un esponente di una lista civica. E se De Pietro è amico di Di Maio, Carbone ha ottimi rapporti con Salvini. «Ben venga spiega il primo cittadino - se Salvini viene a Palma, è anche lui senatore e della questione l'ho informato personalmente». Nel suo ufficio ci mostra una mole di documenti che attestano le tante denunce e le richieste d'aiuto alle autorità. Le prime lettere alla prefettura risalgono al 2012, quando i bengalesi erano poco più di mille. Tanti hanno continuato ad arrivare e altri ne arriveranno. Carbone, per scoraggiare il flusso, lo scorso gennaio ha deciso di non concedere più la residenza ai richiedenti asilo senza fissa dimora, nonostante le attuali linee guida del Viminale lo vietino. «Prima o poi spiega il sindaco - verrà un magistrato ad indagarmi per aver difeso la popolazione».


LA SFIDA ELETTORALE
In città, nell'ultimo giorno consentito per la campagna elettorale, auto con altoparlanti passano a velocità ridotta convocando i cittadini agli eventi politici. Un'auto di un bengalese, riempita di angurie, ad un incrocio a due passi dal palazzo comunale, diventa in poco tempo la vera attrazione con tanti ragazzi che camminano con i cocomeri sulle spalle. «Non se ne può più racconta Massimo, titolare di un bar del centro ormai loro sono più di noi, siamo diventati ospiti in casa nostra». Massimo conferma che i bengalesi non causano particolari problemi, pur precisando che «puzzano perché mangiano cose strane». A Palmaglesh non c'è degrado o le scene allarmanti che, ad esempio, si vedono a Castelvolturno dove vivono oltre 20mila africani che hanno alimentato nel tempo giri di droga e prostituzione. L'unica «emergenza» è la sproporzione demografica. Al tramonto, dal corso principale di Palma, si vedono gli ultimi raggi di sole posarsi sul dorso del Vesuvio. I bengalesi si fermano ai take away dei loro connazionali aspettando il buio per poter mangiare dopo aver digiunato l'intero giorno come prescrive il Ramadan. Una signora anziana sbuca da una chiesa segnandosi. «Spero venga Salvini per dirci cosa vuole fare racconta Concetta abbiamo una cultura diversa dai bengalesi e sono troppi, ma sono bravi ragazzi». Palma Campania, provincia di Dacca.
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