Un'indagine importante perché aveva svelato il patto siglato per la gestione del mercato della droga dai due clan camorristici di Marcianise, i Belforte e i Piccolo-Letizia, che da sempre si combattono a colpi di omicidi incrociati. La vicenda personale di Russo, incensurato fino a quel momento, era invece passata quasi inosservata, se non per quell'intercettazione telefonica del 2015 in cui il capo dei pusher, Giovanni Pontillo, finito in carcere, chiedeva a Russo di portargli una torta; per gli inquirenti si trattava di una fornitura di droga, ipotesi avvalorata anche da un errore di trascrizione.
Lo spiega il legale del pasticciere, Mariano Omarto. «Russo - dice il legale - aveva detto che la torta costava 14 euro, ma gli inquirenti hanno capito e trascritto la somma di 1400 euro; è ovvio che per una torta si trattava di una somma esorbitante». Omarto ha semplicemente dimostrato che Russo era effettivamente un pasticciere e quella torta era per una nipote di Pontillo; peraltro Russo lavorava fino ad una settimana fa al Carrefour di Marcianise, dove era il responsabile del reparto pasticceria; proprio sette giorni fa è stato licenziato. «Poi è arrivata anche la beffa dell'arresto» dice l'avvocato. Russo è stato l'unico a tornare in libertà, gli altri indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.