Urne aperte in 760 Comuni: in Campania test governo per il M5S

Urne aperte in 760 Comuni: in Campania test governo per il M5S
di Adolfo Pappalardo
Domenica 10 Giugno 2018, 06:55 - Ultimo agg. 12:30
4 Minuti di Lettura

La prima campagna elettorale senza big. O quasi, se si esclude il ministro Luigi Di Maio. È una tornata anomala questa delle amministrative in Campania. Con i grillini che devono tentare di dimostrare di saper raccogliere, dopo il boom del 4 marzo, il consenso anche localmente e i partiti tradizionali alla ricerca della risalita. Che poi a riguadagnare può essere solo il centrodestra non governativo di Fi e Fdi (mentre la Lega continua la sua volata). Perché il Pd arranca, zoppica quasi ferito a morte. Ma solo accodandosi a esponenti ex azzurri (vedi Castellammare di Stabia) mentre a Quarto preferisce non presentare il proprio simbolo. Infine a Torre del Greco i democrat manco sono riusciti a presentarle le liste, rimanendo clamorosamente esclusi, dopo una lunghissima faida interna sul candidato da appoggiare: l'ex azzurro Giovanni Palomba. Mentre nell'unico comune dove l'uscente si presenta con le insegne Pd (l'ex deputato Mimmo Tuccillo ad Afragola), ecco il fuoco amico, rappresentato dalla civica deluchiana Campania Libera del consigliere regionale di maggioranza Tommaso Casillo, appoggiare il candidato del centrodestra Claudio Grillo. Tutto alla luce del sole pure.

«Nessun valore aggiunto», ha spiegato l'ex ministro Enzo Bianco due sere fa a Catania dove si presenta per la quarta volta come sindaco ma solo con le civiche senza il simbolo democrat. Lì dalla Sicilia hanno fatto sapere che, ex premier Paolo Gentiloni a parte, nessun big era gradito da quelle parti. Mentre qui in Campania a chiedere che, per carità, nessun pezzo da novanta del Nazareno si facesse vedere è stato invece il sindaco di Afragola. Ragionamento simile a quello del governatore De Luca che, a dir la verità, non l'ha mai nascosto e nella sua Salerno si è sempre candidato con la sua civica. E infatti due giorni fa spiegava riguardo agli aspiranti sindaco: «La personalità del candidato conta più delle coalizioni e delle ideologie. Se vi saranno candidati rispettabili, credibili, con autorevolezza, capacità e autonomia personale vinceranno, quale che sia il partito che li esprime. Poi se ci sono candidati che sono delle mezze pippe se ne andranno a casa». Un modo (anche) per tenersi giustamente lontano dalla prevedibile disfatta democrat e dedicarsi già alle sue prossime regionali. E se Fi in queste amministrative si è mossa spedendo in giro i suoi parlamentari, dall'altro lato la dirigenza del Pd locale è stata latitante. Non si è visto nessuno o quasi ai comizi e la segreteria provinciale si è limitata a chiedere ad ogni aspirante sindaco, solo tre giorni fa, un paio di foto e una dichiarazione da postare sull'account Fb ufficiale del partito partenopeo. Con risultati magrissimi se ognuno di questi post non è andato oltre i 30 (trenta!) like....

Dovrebbe essere un allarme rosso, quello che preannuncia: praticamente l'estinzione democrat nei comuni all'ombra del Vesuvio, e invece per ora nessuno sembra fare un plissè. Se ne riparlerà da domani sera quando saranno ormai chiari i risultati di questa tornata. Che non è minore se i comuni al voto nella provincia di Napoli sono ben 20, di cui alcuni della grandezza di capoluoghi.

A cominciare da Torre del Greco con i suoi 85mila abitanti, Castellammare di Stabia con 66mila, Afragola con 64mila e Quarto con quasi 40mila. Eppure a Torre del Greco la partita riguarda il solo centrodestra, spaccato su 4 candidati (Ciavolino, Mele, Stilo e Palomba), il grillino Sanguigno e l'ex parlamentare dipietrista Nello Formisano per Leu. Con Mele in corsa con i simboli ufficiali di Fi e Fdi e i democrat commissariati, ufficialmente neutrali, ma fiancheggiatori di Palomba, ex consigliere provinciale di Fi. Poi al ballottaggio, quasi sicuro, si vedrà. Complicato, più complicato, il caso dell'ex roccaforte rossa di Castellammare di Stabia. Qui, caso unico, tutti gli aspiranti sindaco provengono da altri partiti. E, quindi, ai nastri di partenza, ecco il grillino Francesco Nappi (ma ex An), il farmacista ex candidato alla Camera per Fi Massimo De Angelis con una coalizione trasversale che comprende anche il Pd e Gaetano Cimmino per il centrodestra. Ma il pericolo per il Pd, che rischia di non arrivare nemmeno al ballottaggio, viene da sinistra: perché l'ex vicesindaco di Pannullo, Andrea Di Martino, ex Rifondazione corre con una coalizione di moderati mentre Tonino Scala, sempre ex di Rifondazione è in gara per Leu. Infine Quarto con 5 Stelle e Pd assenti già al momento delle candidature e Forza Italia, Lega e Fdi out per l'esclusione del loro candidato Massimo Carandente Giarrusso. E i maggiori contendenti sono l'ex grillina (a cui fu negato il simbolo) Concetta Aprile e Antonio Sabino, iscritto Pd e figlio di uno storico dirigente del Pci, che ha deciso però di correre senza il simbolo democrat per usarne uno che lo richiama («Democratici in cammino»). Ma abbastanza per stare lontano dal partito.

Come hanno fatto in molti....

© RIPRODUZIONE RISERVATA