La crisi degli ospedali a Napoli: medici già in ferie e pronto soccorso in ginocchio

La crisi degli ospedali a Napoli: medici già in ferie e pronto soccorso in ginocchio
di Melina Chiapparino
Mercoledì 13 Giugno 2018, 11:24
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Mancano i medici per coprire i turni di giugno, funziona un solo elettrocardiografo e si contano tra i 150 e i 200 accessi giornalieri. Non si tratta di un episodio ma di un copione che si ripete, quasi quotidianamente, al pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni Bosco, assaltato dall'utenza e in ginocchio per la carenza di personale.

Il presidio di via Briganti è l'unico a Napoli carente di Triage e se di questa assenza ne approfittano i pazienti prepotenti che si impongono in perfetto stile Gomorra, dall'altro lato a pagare, è il personale sanitario. La mancanza del sistema informatizzato di filtraggio che regola la priorità degli accessi, infatti, ha costretto i medici a diventare accettatori e smistare manualmente l'utenza ma a questa anomalia, si è aggiunta una vera e propria emergenza.

Non ci sono medici, o meglio, non ce ne sono a sufficienza per garantire l'assistenza nel mese di giugno dove, allo stato dei fatti, rimangono scoperti 40 turni nell'area medica del pronto soccorso. Le «gravi condizioni» del reparto, sono scritte nero su bianco nella nota a firma del responsabile del pronto soccorso che rendiconta «l'impossibilità di formulare i turni a giugno che fa seguito alle già numerose richieste di personale per far fronte alla cronica carenza di medici».
 
Due giorni fa, durante il turno di lunedì dalle 10 un solo medico si è trovato a prestare servizio in pronto soccorso, una condizione che il sanitario non ha esitato a rendicontare, chiedendo alla direzione del presidio di «prendere provvedimenti». Di certo, chiamarla emergenza non dà la misura di un disagio annunciato e destinato a prolungarsi a causa delle ferie.

«Ci sono turni scoperti che non so come colmare - scrive il responsabile del pronto soccorso - andiamo incontro al periodo estivo e tutti i colleghi, dopo un anno in condizioni di estremo disagio e sacrificio con disponibilità di turni assurdi e in sovrannumero, rispetto a quelli da contratto e ancora non pagati, hanno diritto a ferie».

A questo si aggiunge il fatto che molti medici in servizio dipendono da altre unità operative, in particolare dal Servizio di emergenza territoriale 118 che li presta' al nosocomio. Ma il dato ancora più significativo è che nessun sanitario vuole prestare servizio nel pronto soccorso del San Giovanni Bosco.

Questa mancata volontà è ben manifesta nella risposta all'iniziativa del Dipartimento Ospedaliero Aziendale, il Dao, che per colmare i turni vacanti aveva autorizzato ore di straordinario in regime di autoconvenzione, coinvolgendo tutti i direttore sanitari dell'Asl Napoli 1. In pratica i medici, seppure in servizio presso altre strutture, potevano esercitare lo straordinario nel pronto soccorso della Doganella ma ad eccezione di una dottoressa che si è offerta per maggio e aprile, nessuno ha dato disponibilità.

«Si tratta di lavorare in condizioni di estremo disagio e difficoltà spiega Luigi Paganelli, Rsu Cigl del presidio- c'è un solo elettrocardiografo funzionante, mancano i presidi per assistere i pazienti politraumatizzati, non abbiamo la sala per fare il pronto soccorso ostetrico e ortopedico, non abbiamo il drappello di polizia, gli spazi sono invasi dalle zanzare».

Critico anche Michele Ferrara, direttore sanitario del San Giovanni Bosco: «Per colmare i turni abbiamo chiesto all'Ospedale del Mare di dirottare una parte dei 54 medici vincitori di concorso da noi, almeno in attesa che nel presidio di Ponticelli apra il pronto soccorso. Abbiamo convocato le organizzazioni sindacali dell'area medica per trovare una soluzione».

Chiarimenti arrivano anche in merito alla questione del Triage che ha caratterizzato la nomina di Ferrara, voluto dal manager Asl Mario Forlenza per attivare il filtraggio informatizzato entro tre mesi dalla sua nomina avvenuta il 3 aprile. «È stato effettuato il sopralluogo dell'ingegnere del servizio informatica che ha verificato la necessità di incrementare le prese, abbiamo 5 computer non attivati ma presenti nel presidio e, se tutto va bene, tra la fine giugno e luglio, partiremo rispettando i tempi».
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