Napoli, benvenuti a Little Africa:
​qui un gin scatena le risse

Napoli, benvenuti a Little Africa: qui un gin scatena le risse
di Nico Falco
Sabato 16 Giugno 2018, 08:55 - Ultimo agg. 17 Giugno, 10:57
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La Napoli che non è sulle cartoline, così la definiscono gli attivisti nell'ultima lettera aperta indirizzata al sindaco de Magistris. E, in effetti, tra quelle strade l'aria è molto poco napoletana. Una little Africa, dove agli immigrati ben integrati fanno da contraltare i giovani africani irregolari o ospiti nei centri di accoglienza, abbandonati a se stessi. Quelli delle bancarelle di spazzatura, dello spaccio, delle risse a bottigliate che sono ormai parte del quotidiano.

LA CACCIA DI TURISTI
Piazza nuova, problemi vecchi. L'impatto uscendo dalla stazione centrale è un'anticipazione di quello che verrà dopo, tra i vicoli. O, meglio, un presagio. «Quei due li conosciamo bene spiegano i residenti, indicando due nordafricani che si guardano intorno come se cercassero qualcosa sono borseggiatori già arrestati molte volte. Puntano i turisti coi trolley, lavorano sempre in coppia, spesso in tre». E, infatti, un attimo dopo arriva il complice. Squadrano i passanti, parlottano tra loro, ma la presenza di una pattuglia della Municipale poco lontano li tiene incollati sulla soglia di un bar. I colleghi napoletani si sono spostati da tempo, ormai stanno sugli autobus: qui scippi e rapine sono appannaggio degli stranieri.

LO STREET FOOD
All'angolo, di fronte alla stazione, due donne spingono un carrello con dentro bevande e cibo in contenitori di plastica tenuti sotto al sole. Un'altra ha dei sacchi con alimenti tipici, c'è persino del pesce «essiccato per giorni al sole in Africa, 5 euro al pezzo». È ora di pranzo, inizia la distribuzione. «Per alcol devi vedere qui dietro dice la ragazza però è forte. Ti fa passare i dolori e ride di gusto è buono anche per fare sesso». È gin commerciale con radici di zenzero o erbe in infusione. Costa un euro al bicchiere, va per la maggiore nei gruppetti che si affollano davanti ai negozi gestiti da extracomunitari; alcuni sono alimentari, altri barberie o di abbigliamento, ma l'alcol si vende quasi ovunque. È qui che avviene il maggior numero di risse: basta una incomprensione e subito arrivano le bottigliate. Poco lontano, in una delle traverse di piazza Principe Umberto, dietro le porte blindate semi chiuse di un basso anonimo si notano tavolini apparecchiati. «Che volete? chiede la proprietaria con fare aggressivo andate più là, non qua davanti». È uno dei ristorantini totalmente abusivi della zona. In alcuni cucinano, in altri invece servono le pietanze preparate in casa. E sono tutti off limits per chi non fa parte delle comunità africane.

 

LE BANCARELLE
Via Bologna, via Torino, via Venezia. Anche via Firenze, proprio davanti alla farmacia dove giovedì mattina è stato aggredito un magazziniere. Dopo le pause imposte dalla pioggia sono tornate le bancarelle dove vengono venduti prodotti contraffatti e oggetti recuperati dalla spazzatura. «Se ne mettono a decine, anche davanti ai portoni, ai negozi - spiegano i residenti, mentre mostrano le fotografie scattate dalle finestre i giorni scorsi arrivano a prima mattina e stanno qui tutto il giorno. Litigano anche per accaparrarsi un pezzo di marciapiede». Sullo schermo scorrono gli scatti: distese continue di lenzuola, ragazzi che bivaccano seduti a terra, video di litigi che iniziano tra un paio di giovani e che rapidamente diventano risse che ne coinvolgono a decine. «E, quando succede, non sappiamo manco scappare continua una donna l'altro giorno ero con mio figlio nel passeggino e una bottiglia ci ha sfiorato: non sapevo che fare, mi sono infilata in un negozio e non volevo più uscire».
IL MERCATO DELLA SPAZZATURA
Il grande mercato, però, apre la sera, quando in giro non c'è quasi più nessuno e nei vicoli della stazione centrale spuntano le prostitute, quasi tutte ragazze africane costrette alla strada. In piazza Principe Umberto, invece, arrivano le bancarelle. Dopo le 21, quando termina il presidio della Polizia Municipale. Si trova di tutto, qui arriva la spazzatura di Napoli: mobili vecchi e malandati, piccoli elettrodomestici, pezze che una volta erano capi di abbigliamento, scarpe prodotte in chissà quale laboratorio clandestino con marchi di griffe impressi sulle suole. Agli angoli, in gruppetti da tre, altri ragazzi africani aspettano e si lanciano sguardi con un altro che resta in disparte. Sono spacciatori, spiegano i residenti, mentre arrivano i primi clienti. E si va avanti fino al mattino, quando tutto ricomincia, sempre uguale.
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