Hayabusa 2, la sonda giapponese raggiunge l'asteroide a 300 milioni di chilometri dalla Terra

Asteroidi in una rappresentazione artistica
Asteroidi in una rappresentazione artistica
di Enzo Vitale
Lunedì 18 Giugno 2018, 09:27 - Ultimo agg. 25 Maggio, 11:44
3 Minuti di Lettura
Per raggiungere quel pezzo di montagna che si trova tra le orbite di Marte e Giove ci ha impiegato quasi quattro anni. Hayabusa 2, la sonda della Agenzia giapponese Jaxa (Japan Aerospace Exploration Agency), è infatti partita il 3 dicembre del 2014 dal Tanegashima Space Center a sud di Kyushu, un'isoletta nell'estremo sud del Giappone.


(Una immagine artistica della sonda Hayabusa 2 e dell'asteroide Ryugu)

Ma la sua missione sull'asteroide Ryugu non si fermerà qui. Lo scopo è ben altro e, in un certo senso, vuole emulare l'avventura della europea Rosetta (con il suo lander Philae), che nel settembre del 2016 fu fatta schiantare in maniera programmata sulla cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko. Al contrario della missione europea, che fu cambiata in corso d'opera, il modulo giapponese ha ambizioni più alte.

Per approfondire leggi anche
Missione Rosetta, le ultime foto prima dello schianto sulla cometa

IL PIANO
Il piano dei giapponesi prevede che la sonda raccolga materiale dalla superficie per poi riportarlo sulla Terra. Ma prima di atterrare sul suolo di Ryugu, Hayabusa 2 rimarrà nella sua orbita per quasi 18 mesi, il tempo necessario per studiare da vicino il corpo celeste con un diametro di circa 900 metri. In linea di massima la sonda effettuerà tre avvicinamenti  durante i quali preleverà i campioni dalla superficie di Ryugu. Oltre ad avvicinarsi, Hayabusa 2 tenterà essa stessa un atterraggio. Ma per l'esplorazione  del piccolo oggetto celeste tra Marte e Giove, verranno impiegati il piccolo rover Minerva (che verrà sganciato proprio dall'Astronave madre, chiamiamola così) e il  lander Mascot, concepito e realizzato in Germania. Mascot avrà il compito di misurare il campo magnetico di Ryugu, la sua temperatura superficiale, scattare foto e analizzare la composizione delle sue rocce. Il ritorno di Hayabusa 2 sul nostro pianeta è previsto per il 2020.

Anche la Nasa è interessata allo studio degli asteroidi e nel settembre di due anni fa ha lanciato Osiris Rex, la sonda che dovrà raggiungere Bennu, un asteroide considerato potenzialmente pericoloso per la Terra.

Per approfondire leggi anche: 
Osiris Rex partito verso Bennu, l'asteroide che nel XXII secolo potrebbe colpire la Terra



(Le caratteristiche della sonda giapponese fornite dall'Agenzia spaziale Jaxa nella elaborazione grafica di Marco Di Lorenzo)

LE PRIME IMMAGINI
Attualmente Hayabusa 2 si trova a poco più di 300 chilometri da Ryugu, una distanza davvero minima. Le fotocamere all'interno della sonda hanno già inviato le prime immagini dell'asteroide. Neppure 48 ore fa l'Agenzia spaziale Jaxa ha reso pubblico il primo video elaborato con 52 foto dell'asteroide. Nel breve filmato si vede la rotazione completa dell'asteroide su se stesso ripreso ad una distanza di circa 700 chilometri.


(Le 52 immagini con cui è stato elaborato il video della rotazione di Ryugu, credit Marco Di Lorenzo)


LE CARATTERISTICHE DELL'ASTEROIDE
Ryugu (1999 JU3), questo il nome completo dell'asteroide, è un oggetto con una forma pressochè sferica con un periodo di rotazione su ste stesso di 7.6 ore. «Lo studio dell’asteroide Ryugu -spiegano gli esperti dell'Inaf (Istituto nazionale di astrofisica) i cui ricercatori partecipano alla missione-, permetterà di comprendere fasi ancora incerte della formazione ed evoluzione del Sistema Solare, processo avvenuto circa 4.6 miliardi di anni fa. Le analisi dei campioni che verranno prelevati dalla sua superficie permetteranno di individuare i minerali che potevano comporre i planetesimi, da cui gli asteroidi si sono formati. Inoltre, le analisi mineralogiche  saranno utilizzate come riferimento per lo studio dei campioni trasportati sulla Terra, permettendo di notare eventuali alterazioni nelle proprietà chimico-fisiche che i campioni giunti a Terra potrebbero aver subito».


(La missione di Hayabusa 2 in un video realizzato dall'Inaf)

IL GIAPPONE CI RIPROVA
Se esiste una Hayabusa 2, naturalmente dovrà pur esserci una Hayabusa 1. E infatti i giapponesi non sono nuovi a missioni del genere. Quindici anni fa, infatti, nel maggio  del 2003 la prima sonda nipponica fu inviata in direzione dell'asteroide 25143 Itokawa dove riuscì a posarsi nel novembre di due anni dopo, nel 2005. Nonostante una serie di problematiche la missione riuscì e il velivolo della Jaxa tornò sulla Terra nel giugno del 2010. Con questa nuova missione, dunque, gli scienziati giapponesi provano a fare ancora meglio.

enzo.vitale@ilmessaggero.it
su Twitter @enzotvitale
© RIPRODUZIONE RISERVATA