«Noi immigrati colpiti a Caserta
da giovani al grido di "Salvini!"»

«Noi immigrati colpiti a Caserta da giovani al grido di "Salvini!"»
di Claudio Coluzzi
Martedì 19 Giugno 2018, 13:11 - Ultimo agg. 21:01
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Due immigrati sarebbero stati colpiti nei giorni scorsi con colpi di pistola caricate a pallini al grido «Salvini Salvini» da alcuni giovani a bordo di un'auto in corsa. A presentare la denuncia alla polizia due rifugiati di cui uno si è poi fatto medicare in ospedale ed ha avuto una leggera contusione giudicata guaribile in due giorni.

Stando al racconto raccolto dal Centro Sociale ex Canapificio di Caserta e dalla Caritas diocesana, «nella serata dell’11 giugno 2018 due ragazzi maliani (Daby e Sekou), beneficiari del progetto SPRAR del Comune di Caserta, gestito dal Centro Sociale Ex Canapificio, dalla Comunità Rut delle Suore Orsoline e dalla Caritas, sono stati vittime di un vergognoso episodio razzista. Intorno alle ore 22:00, mentre tornavano a casa, all’incrocio tra viale Lincoln e via Salvatore Commaia, sono stati avvicinati da una Fiat Panda di colore nero, a bordo della quale viaggiavano tre giovani italiani che, brandendo una pistola ad aria compressa al grido “Salvini, Salvini!”, sparavano due colpi di pistola a distanza ravvicinata, dei quali uno colpiva al torace Daby, ferendolo (due giorni di prognosi) ed un altro, sparato all’indirizzo del Sekou, andava a vuoto».

Accompagnati da un’operatrice legale e dall’avvocato difensore Francesco Pugliatti, i due hanno sporto formale denuncia - querela. E’ stata inoltre richiesto il sequestro di una telecamera nella zona.

Con un comunicato le associazioni di volontariato che si battono per i diritti dei rifugiati a Caserta prendono posizione sull'aggressione dei due immigrati avvenuta al quartiere Acquaviva. «Siamo profondamente sconcertati e indignati – commentano i responsabili del centro sociale Ex Canapificio dello Sprar di Caserta – per quello che è accaduto ai due ragazzi che sono tutt’ora spaventati Daby e Sekou, sono arrivati in Italia più di due anni fa dopo essere fuggiti dal Mali, uno dei paesi distrutti da guerre, povertà e siccità. Daby, in particolare, dopo anni di attesa, è finalmente riuscito ad ottenere un permesso di soggiorno per motivi umanitari rilasciatogli dalla Commissione territoriale per la protezione internazionale di Caserta. Questo è l’ennesimo episodio di razzismo dopo i fatti di San Ferdinando, dove qualche settimana fa perdeva la vita un giovane bracciante maliano, Sacko Soumayla, ucciso da un colpo di fucile come un animale; dopo l’aggressione in un centro di accoglienza a Sulmona del 12 giugno, dove è stato accoltellato un richiedente asilo; e dopo la triste storia dell’Aquarius, nave della flotta di Medici Senza Frontiere respinta dall'Italia con 629 migranti a bordo. In questo contesto, sull’episodio di Daby è doveroso interrogarsi: perché? Cosa succede? Qual è il collegamento di un gesto simile con il Ministro Salvini? Invitiamo quest’ultimo e l’intero Governo a prendere spunto da questo episodio per interrogarsi sulle scelte da fare e propagandare, così come speriamo che i rappresentanti istituzionali eletti possano presentare interrogazioni parlamentari per chiarire ciò che è accaduto e che le forze dell’ordine agiscano adeguatamente. In questo clima difficile, bisogna essere consapevoli che non basterà bloccare una nave né servirà moltiplicare i campi di detenzione in Libia o in Niger. Come cittadini crediamo che la politica del cambiamento debba puntare sull’inclusione sociale di tutti, sulle regolarizzazioni delle persone che vivono e lavorano onestamente nel nostro paese da decenni e non continuare in propagande xenofobe di programmi irrealizzabili: per cambiare l’ordine delle cose bisognerebbe aprire canali di accesso regolari e sicuri, costruire percorsi di inclusione sociale bilaterale, come da anni proviamo a fare qui a Caserta attraverso attività come il Piedibus, riqualificazione di villette, tirocini formativi, con ottimi risultati. In questo percorso ci colloca l’organizzazione della Giornata Mondiale del Rifugiato, che si celebra il 20 giugno. La realizzeremo nello stesso quartiere Dove si è verificata l’aggressione, cioè nel quartiere Acquaviva, e precisamente nella villetta di Via Arno, laddove i pregiudizi sono stati accantonati e si collabora per il miglioramento delle condizioni collettive. La Villetta, dopo essere stata chiusa per anni, è stata riaperta e riqualificata grazie alla collaborazione tra cittadini e rifugiati. All’iniziativa abbiamo invitato a partecipare il Prefetto di Caserta, il Sindaco, Consiglieri e Assessori. Caserta continuerà ad essere un modello di esempio, di denuncia e proposta, di inclusione e antirazzismo e non ci faremo intimidire».

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