Matteo, ucciso da un'autobomba in Calabria: arrestati esecutori e mandanti. La mamma: «Sono felicissima»

Matteo, ucciso da un'autobomba in Calabria: arrestati esecutori e mandanti. La mamma: «Sono felicissima»
Matteo, ucciso da un'autobomba in Calabria: arrestati esecutori e mandanti. La mamma: «Sono felicissima»
di Domenico Zurlo
Lunedì 25 Giugno 2018, 19:02 - Ultimo agg. 26 Giugno, 09:28
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Questa mattina all'alba un'operazione antimafia dei carabinieri è scattata a carico di sei esponenti della famiglia Mancuso di Limbadi: i fermi sono scaturiti dalle indagini, coordinate dalla Dda di Catanzaro, sull'omicidio, proprio a Limbadi, di Matteo Vinci, ucciso con una bomba sotto la sua auto il 9 aprile, azionata da un radiocomando. Nell'esplosione il padre Francesco, 70 anni, fu ferito gravemente ed è tuttora ricoverato nel Centro grandi ustionati di Palermo.



Tra i sei fermati ci sono sia i presunti esecutori che i mandanti ed esecutori dell'omicidio: il blitz è stato eseguito dal Nucleo investigativo di Vibo Valentia e dal Ros: i fermati, secondo quanto si é appreso, sarebbero esponenti della cosca Mancuso della 'ndrangheta, con i quali la famiglia Vinci avrebbe avuto contrasti in relazione alla mancata vendita di un terreno. Il movente dell'omicidio sarebbe legato alla volontà di fare cedere la famiglia Vinci-Scarpulla alle loro richieste estorsive: le motivazioni dell'attentato vengono indicate nel provvedimento col quale la Dda di Catanzaro ha disposto il fermo di sei persone appartenenti alla famiglia Mancuso-Di Grillo. 



LA MAMMA:
«SONO FELICISSIMA» 
«Spero che questa gioia che ho dentro non venga smorzata come l'altra volta. Stanotte non ho dormito affatto, sono felicissima», le prime parole di Rosaria Scarpulla, madre di Matteo. La donna in questi mesi, nonostante la grave perdita e il ferimento del marito Francesco nell'esplosione dell'ordigno, ha continuato a condurre la propria battaglia chiedendo giustizia per il figlio. «Sono stati arrestati non i presunti colpevoli - ha aggiunto Rosaria Scarpulla - ma quelli reali. Io li ho visti, li ho indicati, ho fatto nomi e cognomi. Finalmente un po' di serenità. Ringrazio gli investigatori per questo provvedimento che mi restituisce un pò di gioia dopo tanto dolore».

GRATTERI: DURO COLPO ALLA 'NDRANGHETA 
«Oggi è un giorno importante perché riteniamo di essere riusciti non solo a risolvere il caso dell'autobomba, ma di avere inferto un duro colpo alla presenza mafiosa su una parte del territorio di Limbadi», ha detto in conferenza stampa il Procuratore distrettuale di Catanzaro, Nicola Gratteri. «Il corpo del fermo di oggi - ha aggiunto Gratteri - non riguarda soltanto la lite tra due famiglie per un fazzoletto di terra, ma contiene passaggi che fanno riferimento all'esternazione del potere sul territorio di una parte dei Mancuso
».

«Chi ha agito non lo ha fatto soltanto per ottenere il possesso di un cancello o di un ettaro di terra, ma per affermare il proprio dominio su quell'area. Nel caso di specie, questa famiglia di 'ndrangheta, non essendo proprietaria del terreno delle vittime, voleva comunque pretenderne il possesso. Insomma, ogni cosa doveva essere sua. E le cause civili che erano state intentate avevano come unico obiettivo quello di dare una parvenza di legalità a questa pretesa».

«Un omicidio commesso con modalità spettacolari allo scopo di mandare un messaggio di terrore alla collettività, che non deve stare, sostengo io, al giogo di queste dinastie mafiose. Penso, anzi, che sia la volta buona perché la gente possa ribellarsi, adesso o mai più», ha aggiunto Gratteri. «Noi abbiamo costruito una squadra vincente. Ora tocca ai cittadini iniziare a denunciare convintamente, anche perché nel Vibonese operano tre sostituti procuratori e una polizia giudiziaria di qualità, con investigatori che sono tra i migliori. E infatti i risultati nell'ultimo anno si stanno vedendo
».

«Questo ci conforta tantissimo e conferma il livello qualitativo degli uomini che operano al servizio dello Stato».

Riferendosi, infine, alle esternazioni dell'avvocato Giuseppe De Pace, con cui il legale della famiglia Vinci-Scarpulla aveva parlato di «abbandono da parte delle istituzioni», Gratteri ha detto che «in appena tre mesi è stata chiusa un'inchiesta delicata. Le indagini sono una cosa seria: ci sono tempi e modi per arrivare ad un epilogo come quello odierno».

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