«Il Mezzogiorno è attrattivo, così aiutiamo le imprese»

«Il Mezzogiorno è attrattivo, così aiutiamo le imprese»
di Nando Santonastaso
Venerdì 29 Giugno 2018, 07:00 - Ultimo agg. 14:09
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I fondamentali economici dell'Italia sono buoni nonostante la zavorra del debito pubblico. Quelli del Mezzogiorno possono diventarlo sempre di più a patto che si aiutino le imprese ad agganciare il capitale di rischio indispensabile a far crescere la loro competitività sui mercati. E su questo piano la disponibilità di un colosso del credito come il gruppo UniCredit è completa, spiegano l'amministratore delegato Jean Pierre Mustier e il direttore generale Gianni Franco Papa in un forum con il Mattino coordinato dal direttore Federico Monga. «Il modello di business del Paese è il più adatto nello scenario economico del 21esimo secolo - dice Mustier -: perché qui ci sono aziende con significative quote di export che per il settore manifatturiero toccano l'80% del totale della produzione, eccellenze in tanti settori, piccole imprese capaci di innovare. Il made in Italy spazia dall'automotive all'ingegneria spaziale, dall'agroalimentare al turismo e la spinta che sta arrivando anche dal Mezzogiorno è importante e destinata a consolidarsi anche nel prossimo futuro».

Il Mattino: Ma i timori di una frenata della crescita a fine anno non sembrano infondati. Che ne pensate?
«Segnali in tal senso non ne abbiano raccolti dice Papa -: anzi, possiamo dimostrare con i nostri dati che l'attrattività del nostro Paese non è affatto in calo anche nelle regioni meridionali. UniCredit ha visto crescere gli affidamenti del 50% nel Sud e nella sola Campania del 52% anno su anno. Siamo convinti che la tendenza alla ripresa si manterrà quanto meno stabile nel 2018: prevediamo un Pil all'1,5% in Italia e intorno all'1% al Sud, con un tasso di disoccupazione destinato a scendere al 10,8%».

Il Mattino: Le dimensioni delle imprese, piccole e piccolissime soprattutto al Sud, non rischiano però di essere un limite alle prospettive di sviluppo?
«Personalmente non lo credo continua il direttore generale Papa -: le pmi italiane hanno un immenso vantaggio competitivo nel 2018 perché oggi non c'è bisogno di grandi dimensioni ma di innovazione, flessibilità e capacità di muoversi rapidamente. Ecco perché secondo me l'Italia ha il modello di business giusto per questa fase. Non a caso dei 450mila clienti del gruppo UniCredit in Campania il 10% appartiene alla fascia dello small business e nelle quattro regioni del sud continentale su circa 950mila clienti la percentuale è la stessa. Proprio di recente abbiamo firmato un accordo con la piattaforma cinese Alibaba, leader mondiale dell'e-commerce, che si chiama Easy export che offre alle imprese dello small business una piattaforma non solo commerciale ma anche logistica per affrontare il mercato dei Paesi in cui Alibaba è presente con prospettive chiare. A loro disposizione inoltre c'è un un portale Internet di alto profilo tecnologico su cui si potranno monitorare gli scenari e le condizioni di business possibili in tempo reale. E' la conferma di un'affidabilità complessiva del sistema Italia».

Il Mattino: Ma qui al Sud il costo del denaro è ancora più alto rispetto alla media nazionale. E non a caso durante il vostro recente Forum dei territori Sud avete ragionato con le più importanti eccellenze imprenditoriali su come rimodulare il rapporto tra banche e imprese. Che vuol dire?
«Intanto che bisogna sempre trasformare i problemi in opportunità risponde Mustier come ad esempio proprio qui a Napoli ha fatto Apple rilevando una fabbrica in disuso e trasformandola in un'Academy globale per la formazione di giovani provenienti da tutto il mondo. Su questa scia sono arrivate subito dopo le Academy di Cisco e Deloitte e quella annunciata di recente dal Rettore dell'università Federico II, Gaetano Manfredi, di Ferrovie dello Stato per la formazione dei nuovi manager della mobilità. Si sta costruendo una dimensione di crescita basata sull'innovazione che avrà enormi ricadute sul sistema delle imprese, sull'occupazione e sulla qualità dello sviluppo di questo territorio. Noi siamo convinti che sia la strada giusta e che vada incoraggiata».
 
Il Mattino: Ma qui la sottocapitalizzazione delle imprese è un dato evidente e al tempo stesso molto preoccupante specie perché sono piccole o piccolissime.
«La sottocapitalizzazione delle pmi non è solo un fenomeno italiano ma europeo sottolinea l'ad di UniCredit. C'è bisogno di misure mirate per l'accesso al mercato dei capitali per le pmi per le quali, com'è noto, le banche possono agire solo come intermediari. Il ricorso dei Paesi Ue al venture capital, ad esempio, è inferiore al resto del mondo in maniera piuttosto netta, appena un sesto rispetto all'Asia e un decimo rispetto agli Usa. In Germania sono stati investiti nel 2017 circa 2,5 miliardi, in Francia 1,5 miliardi, in Italia solo 126 milioni. UniCredit focalizzerà la sua attenzione sulle aziende clienti facendo leva sulla nostra capacità di essere il loro partner e supportandole in ogni loro esigenza, a cominciare da quella di consulenza finanziaria per finire all'elaborazione di soluzioni di finanziamento su misura per sostenere gli investimenti strategici».

Il Mattino: Sempre al recente Forum dei territori Sud avete parlato anche di imprenditoria sociale attraverso il nuovo programma della Social impact banking: qual è il bilancio al Sud?
«Da gennaio 2018 annuncia Mustier tutte le nostre filiali in Italia offrono credito, know how e sostegno alle microimprese che troppo spesso sono escluse dall'accesso ai prodotti e ai servizi bancari tradizionali. Stiamo finanziando i progetti capaci di creare inclusione e nuova occupazione, offrendo un servizio di supporto successivo alla erogazione del credito da parte della associazione di volontariato costituita dai nostri ex dipendenti. Puntiamo a fornire oltre 5mila prestiti a piccole imprese nei prossimi due anni diventando così leader del microcredito in Italia. Il nostro obiettivo è di portare il mercato dell'impact financing ad un livello consistente, attraverso l'erogazione di 100 milioni di nuovi prestiti sempre nei prossimi due anni. Per farlo insisteremo anche sulle iniziative di educazione finanziaria presso i più giovani attraverso i progetti di Alternanza scuola-lavoro: nel 2018 abbiamo già coinvolto 16mila studenti ma pensiamo di arrivare a quota 50mila nei prossimi tre anni».

Il Mattino: In questo momento la fibrillazione dei mercati non sembra decisamente sotto controllo per quanto concerne l'Italia: è la spia di un segnale di sfiducia nei confronti dei nostri conti pubblici? E non c'è un allarme Europa a breve e medio termine?
«Ogni Paese europeo ha, con l'Europa, molta più leva sul mondo Conclude Mustier - L'Europa aiuta i Paesi ad affermare la loro presenza a livello globale. Una modalità di azione comune tra i Paesi europei è dunque proprio ciò che può aiutare ciascuno di essi nel mondo. Naturalmente ci sono ancora ampi margini di progresso. Se guardiamo per esempio al mercato unico dei capitali che è stato sviluppato dall'attuale commissione, questo appare particolarmente focalizzato nell'individuare fonti di finanziamento alternative per le pmi. Questo è un esempio di come l'Italia può ottenere un grande beneficio dall'Europa. Il mercato unico dei capitali può dare un aiuto alle pmi a reperire nuova finanza. Un esempio è anche quello del microcredito, il Fondo europeo di investimenti sta dando garanzie per i prestiti che facciamo alle microimprese. Abbiamo un primo plafond da 50 milioni e poi lo espanderemo e faremo ancora di più. Quanto ai conti pubblici: all'inizio dell'anno abbiamo visto investitori molto positivi sull'Italia, consapevoli della positiva ripresa economica e del valore delle imprese italiane. Molti investitori stranieri lo scorso anno hanno partecipato all'aumento di capitale di UniCredit. E' stato un segnale importante perché è fondamentale riconquistare la fiducia degli investitori stranieri per fare in modo che ci sia un flusso di capitali provenienti non solo dall'Italia ma anche dall'estero. Riguardo ai Btp, non dimentichiamo che investitori italiani, privati ed istituzionali, possiedono il 65% del debito italiano. Questo significa che il 65 per cento delle cedole tornano indietro all'economia italiana. Anche questo è un segnale di assoluta fiducia nel Paese e nei suoi fondamentali: e spiega anche perché UniCredit è molto attiva nel curare nuovi collocamenti di Buoni del Tesoro».
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