Condannato a 30 anni per omicidio. Ma l'assassino di Nadia è a casa

Condannato a 30 anni per omicidio. Ma l'assassino di Nadia è a casa
di Elena Viotto
Venerdì 13 Luglio 2018, 15:35 - Ultimo agg. 17:10
3 Minuti di Lettura

UDINE - Nulla può lenire il dolore dei familiari per la perdita di Nadia, strappata improvvisamente alla vita e al loro affetto dall'uomo che diceva di amarla e a cui avevano aperto le porte della loro casa. Ma la sentenza pronunciata mercoledì dal gup del tribunale di Udine Mariarosa Persico, che ha condannato Francesco Mazzega a 30 anni di reclusione, «è un primo passo». «Almeno abbiamo visto che un po' di giustizia è stata fatta», anche se il pensiero che l'uomo possa attendere ancora ai domiciliari un verdetto definitivo «ci fa star male, è una cosa che non riesco a comprendere».

All'indomani della sentenza che ha chiuso il primo grado di giudizio, a poco meno di un anno dal delitto, da quando Nadia ha varcato la soglia di casa per l'ultima volta, senza fare più ritorno, è il nonno materno della ragazza, Giovanni Zuccolo, a raccontare lo stato d'animo della famiglia. Una famiglia che fino a quella drammatica sera del 31 luglio scorso era «la più felice del mondo». «Sono papà di tre figlie, Antonella, la mamma di Nadia, è la seconda. Ognuna di loro è sposata, con ottimi mariti, e ha avuto due figli. Eravamo in 14. Una grande famiglia. Tutti uniti, c'erano una grande amicizia e armonia, si facevano le cose insieme. Eravamo più che soddisfatti». Poi l'uccisione di Nadia «ha rotto questo incantesimo, nel cuore di tutti noi, degli zii, dei cugini. Siamo ancora veramente scioccati». Nella loro grande famiglia avevano accolto anche Francesco. «Gli avevamo dato la massima fiducia. Ormai era un anno che si frequentavano, era di casa, come i fidanzati degli altri nipoti. Li abbiamo accolti sinceramente, con cuore aperto ricorda ancora -. Si presentava anche bene. Nemmeno lontanamente avremmo immaginato. Mai. Mai, si pensava a una fine del genere».

Da allora, comprensibilmente, nulla è tornato più come prima. «Sicuramente lo stato d'animo non è dei migliori». «Finalmente abbiamo visto qualcosa di serio deciso dalle autorità giudiziarie. Almeno i 30 anni glieli hanno dati. Anche se non ci toglie nulla al dolore. Nadia manca ma almeno c'è un po' di giustizia», continua ancora il nonno perché «fino a questo momento la giustizia non ci aveva trattato con la mano leggera, avevamo solo subito, gli hanno dato la facoltà di stare a casa». Pensare agli arresti domiciliari che gli sono stati concessi, «è una cosa che non riesco a comprendere, è fuori dalla mia portata. Sono stato emigrante, ho girato tutto il mondo, ma una cosa del genere non la raccontiamo nemmeno ai nostri amici australiani, statunitensi. Non ci possono credere. Come si può?».

A sostenere la famiglia in questi mesi ci sono stati «gli amici, i paesani, a cominciare dal sindaco, le associazioni, le autorità. Abbiamo avuto un grande sostegno e ci rincuora un po' conclude il nonno, unendosi ai ringraziamenti già manifestati dalla figlia -. Però Nadia non c'è». La famiglia la ricorderà la sera del 31 luglio, alle 20, con una messa che sarà celebrata nel cimitero del paese dove è sepolta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA