Sud, fuga dalla scuola:
torna l'emergenza

Sud, fuga dalla scuola: torna l'emergenza
di Daniela De Crescenzo
Sabato 14 Luglio 2018, 08:52
4 Minuti di Lettura
«La scuola per me è sempre stato tempo perso. Quello che mi serviva i professori non potevano certo insegnarmelo. Io, con un padre in galera, dovevo aiutare mia madre a tirare avanti e contemporaneamente dovevo guardarmi le spalle dai nemici della mia famiglia. E loro, i miei prof, delle leggi della strada ne sapevano meno di me. Perciò non mi sono nemmeno iscritto alle superiori»: Pasquale Attanasio, 19 anni e una vita combattuta per le strade del rione Traiano, è uno dei 580 mila italiani tra i 18 e i 24 anni che non ha nessuna qualifica professionale. Alla faccia della legge che obbliga a stare in classe fino a sedici anni, più mezzo milione di italiani, dopo la terza media ha chiuso la porta dell’aula ed scomparso. Sparito. Desaparecido. Qualcuno è stato rintracciato in carcere qualche anno dopo, qualcun altro è volato giù da un’impalcatura.

Molti altri sono stati sommersi dal lavoro nero. Un lavoro vero, regolare, senza uno straccio di specializzazione non lo ha trovato quasi nessuno. Eppure, Pasquale prima di chiudere con i libri era stato un alunno come tanti, di quelli che i professori definiscono «senza infamia e senza lode». Mai una bocciatura, mai una sospensione. Niente di niente. Un numero tra gli altri. Invisibile anche se a tredici anni già lavorava a nero da un barbiere per venti euro alla settimana. «Sono loro, gli invisibili, il vero problema – spiega Rossella De Feo, direttrice scolastica del comprensivo Bonghi, la scuola del rione Luttazzi – tanti hanno una frequenza irregolare, vengono giusto il necessario per non essere bocciati». E poi dopo le medie se ne perdono spesso le tracce. Lo dice l’esperienza di chi combatte ogni giorno per trovare una ragione capace di trattenerli in aula. Lo raccontano le cifre pubblicate ieri dall’Istat che mostrano un divario crescente tra i nostri studenti, specialmente quelli del Sud, e quelli degli altri Paesi europei. 

 

I DATI
Nel 2017, la quota dei ragazzi tra i 18-24 che posseggono al più un titolo secondario inferiore si attesta in Italia al 14 per cento e, per la prima volta dal 2008, non registra un miglioramento rispetto agli anni precedenti. E le differenze territoriali restano forti: il 18,5 per cento di chi non ha un diploma di scuola superiore abita nel Mezzogiorno, il 10,7 per cento nel Centro, l’11,3 per cento nel Nord. La Campania è una delle regioni “nere” con il 20,3 per cento di non diplomati.

LE STORIE
Tanti, troppi. Le loro storie si rincorrono e si ripetono. Francesco era iscritto alla Ilaria Alpi- Carlo Levi di Scampia, pluriripetente a causa delle assenze, era stato inserito in un percorso di recupero, poi è sparito. «Abbiamo segnalato il caso ai servizi sociali e al tribunale dei minori anche perché sapevamo che aveva una situazione familiare difficile – racconta la dirigente scolastica, Rosalba Rotondo – ma ne abbiamo perso le tracce. Qualche tempo fa abbiamo saputo che era stato inserito in una casa famiglia, dalla quale era scappato. Poi più niente. Il problema è che manca l’anello di congiunzione tra scuola, servizi sociali, tribunale per i minori, forze dell’ordine. Ma noi continuiamo a combattere. Io adesso andrò a cercare Francesco a casa, come ho fatto per tutti quelli che non si erano presentati agli esami di terza media. Due li sono andati a pescare nelle Vele: dormivano, li svegliati, li ho fatti vestire e li ho portati in aula». 

La lotta dei professori è continua, a pesare sono le condizioni familiari, ma anche la mancanza di motivazioni. Alessia frequentava l’istituto Davide Sannino di Ponticelli, aveva scelto l’indirizzo “moda”, ma voleva fare l’estetista. Quindi a gennaio aveva già abbandonato gli studi. «Ho chiamato lei e la mamma – racconta il dirigente scolastico Paolo Pisciotta – abbiamo fatto un patto: la ragazza avrebbe frequentato fino al compimento del sedicesimo anno, come prevede la legge. E infatti è tornata in aula fino a marzo. Poi ha compiuto gli anni ed è sparita». C’è chi va e c’è chi viene: Roberta, un fratello e una sorella che avevano abbandonato prima del tempo, aveva deciso di mollare la scuola per seguire un corso professionale. Poi è tornata in aula: «Fuori di qua vogliono solo sfruttarti – ha spiegato – meglio conquistare un diploma, così poi magari posso difendermi meglio». 

Francesca Riso è dei Quartieri Spagnoli, ha 22 anni, ha lasciato la scuola quando ne aveva 15. «Sono stata scelta come protagonista del film L’intervallo di Leonardo Di Costanzo. A quel punto per me era impossibile seguire le lezioni del corso di informatica a cui mi ero iscritta presso l’istituto Serra. Lasciai le aule e continuai a fare cinema. Poi ho capito che, anche se il mio sogno resta fare l’attrice, un titolo di studio mi assicura una seconda possibilità e mi sono iscritta al corso di qualifica in scienze umane al Genovesi. Magari andò a fare l’educatrice in un nido».
© RIPRODUZIONE RISERVATA