Un nome e una tomba
per la migrante «dimenticata»

Un nome e una tomba per la migrante «dimenticata»
di ​Giuseppe Pecorelli
Venerdì 20 Luglio 2018, 06:20
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Il corpo di «Marittima», la ragazza migrante di origini africane giunta senza vita al porto di Salerno nello sbarco del 5 ottobre 2016, sulla nave norvegese Siem Pilot,custodito da allora nella cella frigorifera dell’obitorio dell’ospedale Ruggi, è stato sepolto nel cimitero di Brignano, grazie alla disponibilità del Comune capoluogo che ha messo a disposizione il terreno. Lo annuncia ieri don Marco Russo, il direttore diocesano della Caritas, che negli scorsi mesi si era battuto, anche con un’intervista concessa al nostro giornale lo scorso 23 giugno, perché fosse garantito questo gesto di pietà ad una giovane vittima prima della miseria, che l’ha costretta alla fuga, e poi della burocrazia italiana, un “gorgo” da cui si è stati capaci di uscire solo dopo ventidue mesi. Una vicenda paradossale e dolorosa, un segno della indifferenza che talora coinvolge anche le istituzioni.

Ma prima che fosse sepolta, don Russo ha voluto presiedere, in obitorio, una cerimonia semplice di benedizione e commiato, durante la quale ha voluto dare un nome a quella ragazza, chiamandola Federica, come il santo celebrato il 18 luglio, giorno in cui, all’improvviso, si è sbloccata la situazione con le autorizzazioni necessarie. Sulla bara, donata da un’agenzia di pompe funebri, che ha offerto l’intero servizio di sepoltura, tre simboli: un fascio di fiori bianchi e gialli, una targhetta con il nome della nave che ha trasportato quei poveri resti e il giorno dell’arrivo in città, l’immaginetta di Bernadette Soubirous, la veggente di Lourdes. «La speranza – dice don Russo – è che un giorno si riesca anche a risalire all’identità della ragazza. Per il momento abbiamo voluto darle un nome, almeno per sostituire quella targhetta ai piedi del letto dell’obitorio (l’avevano chiamata “Marittima”, donna che viene dal mare). Quel nome è segno del suo passaggio sulla terra». 
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