Crollo dei cantieri al Sud,
​in calo ore lavorate e salari

Crollo dei cantieri al Sud, in calo ore lavorate e salari
di Nando Santonastaso
Domenica 29 Luglio 2018, 14:53 - Ultimo agg. 30 Luglio, 08:27
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Dieci anni di crisi e non è finita ancora. E da qualsiasi parte la si osservi, il risultato non cambia, al Sud più che altrove. Il tonfo dell'edilizia si legge anche nel vistoso calo della massa salari della Cassa edile, osservatorio privilegiato per capire come va il settore sul piano occupazionale. Ultimi in ordine di tempo, i dati della Commissione paritetica nazionale delle Casse edili non lasciano spazio alla fantasia: calano i pagamenti e calano soprattutto le ore lavorate, la spia forse più inquietante di uno scenario che dal 2008 non cambia colore. Rosso fisso, quello che un tempo era il settore più trainante dell'economia meridionale (e non solo) non riesce a cambiare passo. Al punto che la ripresina in atto da un paio di anni pure nelle regioni meridionali sembra non scalfire la tendenza: i timidi segnali di rilancio sono risultati modesti, troppo piccoli per riaprire la stagione degli appalti (frenata oltre tutto dal nuovo, contestato Codice che alla filiera dell'edilizia proprio non va giù) e ridare fiato agli investimenti pubblici nel settore, pesante zavorra ormai da tempo dell'economia made in Sud. Non è un caso che nella più aggiornata radiografia del comparto appare sempre più chiaro che c'è sempre meno spazio per le imprese che costruiscono edifici (l'indice 2017 è negativo) e soprattutto quelle impegnate nei lavori di costruzione più specializzati. Con la conseguenza, osserva il recente focus di Srm e Confindustria presentato nel «Check up Mezzogiorno 2018», il settore si è impoverito delle competenze necessarie ad una ripresa sostenibile. Manovali, geometri e ingegneri edili stanno diventando una rarità. Se a ciò si aggiunge l'incertezza che continua a circondare il futuro di importanti opere pubbliche come quelle stradali e ferroviarie già inserite nel Piano nazionale trasporti (emblematico il caso della Tav Torino-Lione, ma punti interrogativi potrebbero riguardare anche il rifacimento della statale Jonica o il potenziamento della rete ferroviaria Salerno-Reggio Calabria) sulle quali i dubbi coinvolgono anche una parte del governo, il pessimismo di costruttori, sindacati e lavoratori sconfina.

 
CONTI IN ROSSO
Le cifre della massa salari delle Casse edili sono ben più di un campanello d'allarme. Da un miliardo e cento milioni pagati nel 2015 e 2016 si è scesi a circa 980 milioni nel 2017 con punte di circa 40 milioni in meno in Campania e un saldo negativo complessivo nel Mezzogiorno pari al 20% rispetto al 2015, l'anno delle illusioni. Fu allora che grazie all'accelerazione della spesa dei fondi Ue, resasi necessaria per i forti ritardi accumulati in precedenza (il ciclo di spesa era 2007-2013, con possibilità di rendicontare i costi al 31 marzo 2017) aveva dato la sensazione di una ripresa stabile e soprattutto continua. Gli aggiornamenti successivi hanno dimostrato il contrario. Era stata solo una parentesi, la tendenza al ribasso è ripresa l'anno dopo.
Basta verificare l'andamento delle imprese iscritte: la Campania ne ha perso quasi 600 tra il 2015 e il 2017, più di 200 nella sola provincia di Napoli. I lavoratori iscritti alla Cassa edile sono 4mila in meno in Campania e quasi 1.300 nella sola area metropolitana di Napoli. E a colpire è anche la diminuzione delle ore lavorate: il 7% in meno in Campania, il 5% in meno nella provincia di Napoli a riprova del fatto che seppure un'impresa non chiude deve comunque fare i conti con volumi di attività decisamente inferiori al passato.
INDEBITAMENTO
Altra spia a dir poco preoccupante è la quantità di debiti che le imprese rimaste in attività devono pianificare per poter sopravvivere o restare sul mercato. È vero, l'edilizia è per sua natura caratterizzata da un indebitamento elevato, ma le cose si complicano per le aziende meridionali. Perché, come ha dimostrato il focus di Srm e Confindustria, nelle regioni meridionali i numeri sono decisamente superiori alla media nazionale: «Le imprese di costruzioni con fatturato compreso tra 10 e 50 milioni di euro hanno un livello di indebitamento superiore di 6,1 volte il patrimonio netto societario».
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