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Sempre più inebetita e sciatta, una consistente parte del popolo italico s'affida allo scroll degli smartphone per essere parte di un mondo sempre più a portata di clic, credendo di informarsi e convincendosi che la propria vita e anche quella degli altri sia, in fondo, modulabile solo sulla rotellina del mouse. E che mica conta la pagina che si consulta.
No, conta. E non poco. Il guaio è che se le pagine dei social annientano, nelle statistiche sull'utilizzo del web, quelle dei siti specializzati e delle fonti d'informazione qualificate, ci si renderà conto di quanto siano grandi i guasti che si fanno. E non solo per gli italiani, trattandosi - come la cronaca insegna - di problema mondiale. Che investe la sicurezza, l'economia, gli equilibri politici. In una parola, la democrazia.
Allora, se di vaccini e salute si parla, ormai, con i toni e le competenze con cui magari si discute in un'osteria romana della preparazione della coda alla vaccinara (il tragico è che discussioni di questo tenore orientano e rischiano di determinare il diritto alla salute di una popolazione e delle sue generazioni future), un appello a scuotersi da quest'ondata populistica e semplicistica viene da una delle eccellenze italiane riconosciute nel mondo che, di fake news - falsa, malevola e destabilizzante «informazione» amplificata anche attraverso i social - è stata ella stessa vittima nel nostro Paese.
Lei è Ilaria Capua, virologa di fama mondiale: «La ricerca scientifica si riprenda la sua autorevolezza. Contrasti le minacce dell'ascesa dei populismi e l'alba dell'era della post verità», ha scritto sul Journal of Virology. La
Per la cronaca, Capua è la scienziata italiana che, con l'idea di dare anche in politica una mano all'Italia oltre il valore delle sue scoperte scientifiche, è stata costretta a lasciare il Parlamento e il Paese incalzata dagli effetti di un pubblico ludibrio mediatico, in cui la si accusava di essere una «trafficante», sì una trafficante, di virus. Notizie dilatate di un'inchiesta finita nel nulla (perchè il fatto nemmeno sussisteva), mentre protagonisti del cambiamento le avevano urlato furenti: «Nel dubbio, dimettiti». Ma la Capua aveva già deciso di non attendere oltre, lasciando l'Italia con una lettera: «Ho sentito che fosse giunto il momento di tornare ad usare il mio tempo nel modo migliore, nel mondo scientifico, purtroppo non in quello italiano».
Quel mondo scientifico che, da sempre, non ha bandiere politiche, che ha le sue rigorose verità frutto di studio e di verifiche. E che conta molto, e conterà sempre, di più di una fake news.
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«Nulla è più difficile dirsi agli uomini che la verità» (Voltaire)