Torrente killer, il monito del ministro Costa: «Turisti in infradito, si faccia chiarezza»

Torrente killer, il monito del ministro Costa: «Turisti in infradito, si faccia chiarezza»
di Valentino Di Giacomo
Mercoledì 22 Agosto 2018, 08:00
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«Queste morti sono dovute a dabbenaggine e sciatteria o a una tragica fatalità? Esiste un sistema per gestire episodi di questo genere o si è fatto tutto sulla scia dell'improvvisazione?». Sono le domande che in queste ore si pone il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, volato in Calabria subito dopo la tragedia nel Parco del Pollino. Una giornata che Costa ha trascorso incontrando tutte le autorità del posto, ma anche i familiari delle vittime e i superstiti recuperati dai Vigili del fuoco.

Ha avuto modo di comprendere come sia stata possibile questa sciagura?
«Non voglio accusare nessuno, è stato aperto un fascicolo penale su questa vicenda e aspetterò l'esito delle indagini. Ho già avuto un rapido scambio di battute con il procuratore Eugenio Facciolla che autonomamente farà le sue indagini. Ma soprattutto ho chiesto al prefetto di Cosenza, Paola Galeone, di fornirmi entro 48 ore un quadro riepilogativo non solo di chi ha fatto cosa, ma di chi doveva fare cosa».
 
C'era un'allerta meteo di colore giallo, ma nonostante questo le guide hanno proceduto lo stesso a portare i turisti nelle gole per l'escursione.
«Spiace affrontare questo tema perché una delle guide figura tra le vittime. Il problema è capire se queste guide fossero iscritte ad un albo o se si trattasse semplicemente di esperti, ci sarebbe un'enorme differenza, particolari che purtroppo dividono la vita dalla morte. La generosità di chi fa di tutto per valorizzare le bellezze del nostro territorio andrebbe canalizzata in un sistema ordinato con regole e divieti. Credo che se fossero state guide iscritte ad un albo avrebbero ricevuto il bollettino sull'allerta meteo e avrebbero fermato l'escursione, ma è troppo presto per dirlo».

Su questi punti anche il regolamento del Parco presenta tante lacune.
«Ne ho parlato con il sindaco di Civita, il regolamento non era applicabile perché non approvato dalla giunta comunale. Il sindaco mi ha spiegato che non avevano ancora trovato un accordo con gli altri sindaci interessati e l'Ente Parco. Il problema è che si è arrivati al 2018 per fare una delibera, ma mi chiedo se prima sia stata fatta un'istruttoria sull'indice di rischio e soprattutto indicando non solo chi fa cosa, ma di come vengono fatte rispettare le procedure. Da ex generale della Forestale, mi domando se sia stato fatto un piano di protezione civile e se questi piani siano stati aggiornati. Oppure le prescrizioni c'erano ma sono state sciattamente ignorate. Aspetto che su questi punti venga fatta al più presto massima chiarezza».

In passato c'erano già stati casi di pericolo per diversi turisti.
«Sì, mi hanno detto che alcuni addirittura accedevano all'area in infradito e scivolando sui sentieri si sono procurati fratture e ferite. Questa tragedia conferma la pericolosità di una zona che ho avuto modo di sorvolare in elicottero, gole che sembrano tagliate con un coltello e dove i sentieri hanno uno spazio minimo di appena due o tre metri. Alcuni sopravvissuti sono infatti riusciti a salvarsi solo aggrappandosi a dei cespugli».

Ancora una tragedia al Sud e, ancora una volta, sembrerebbe causata da incuria e disorganizzazione. È mai possibile che dall'alluvione di Sarno in poi ci ritroviamo di nuovo a contare i morti? Non le sembra un film già visto?
«Nei giorni scorsi i tecnici del ministero dell'Ambiente mi hanno fornito un dossier in cui viene indicato che il governo ha messo a disposizione 118 miliardi degli enti territoriali per il rischio idrogeologico e per la messa in sicurezza dei territori. Trattandosi di spese di investimento non sono neppure conteggiate nel rapporto deficit/Pil stabilito dai parametri Ue, eppure non sono utilizzati. Io spero almeno che da questa tragedia impariamo qualcosa e che le vittime non siano morte invano. Ho chiesto agli amministratori locali di far presente se ci sono dei problemi amministrativi di natura strutturale per cui questi soldi non vengono spesi, siamo disponbili ad aiutare tutti per superare ogni genere di difficoltà. Apriamo in fretta questo capitolo e troviamo una soluzione».

Tre morti erano campani, della sua terra.
«Tra questi anche una di Torre del Greco, paese che ha già dato un tributo di sangue nel crollo del ponte di Genova. È stato umanamente toccante parlare con i bimbi che hanno perso la mamma o il papà, due bimbe hanno perduto entrambi i genitori. Ho ancora nella mente lo sfogo della donna che ha perso il marito in questa tragedia e ora dobbiamo fare di tutto perché queste morti non siano avvenute per nulla».
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