Migranti, il monito di Papa Francesco: «Accogliere con prudenza, il dialogo paga sempre»

Migranti, il monito di Papa Francesco: «Accogliere con prudenza, il dialogo paga sempre»
di Franca Giansoldati
Lunedì 27 Agosto 2018, 08:00 - Ultimo agg. 08:10
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Arriva alla conferenza in volo con il volto un po' segnato ma del resto il viaggio in Irlanda non è stato dei più facili. Papa Bergoglio sorride. Il suo pensiero va subito ai migranti della Diciotti e sembra lanciare messaggi al ministro Salvini: «Rimandarli indietro non è mai una buona cosa». Poi torna sul tema degli abusi: «Gli irlandesi hanno sì sofferto per gli scandali ma ho trovato ancora una fede radicata. Il popolo sa distinguere tra le verità e le mezze verità». Una frase buttata lì che sembra liquidare persino il memoriale dell'ex nunzio apostolico negli Usa, Carlo MariaViganò che chiede le sue dimissioni per essere stato a conoscenza del dossier dell'ex cardinale americano McCarrick, un predatore seriale, ma di avere taciuto per cinque anni prima di agire. Ma di questa vicenda non vuole dire di più. No comment. «Ho letto quel memoriale. Anche a voi suggerisco di leggerlo attentamente per trarne un giudizio. Oggi non dirò una parola. Quello scritto parla da sé e voi giornalisti avete la capacità di arrivare alle conclusioni. Si tratta di un atto di fiducia e tra un po' di tempo, forse, parlerò». Liquidato quest'argomento Papa Bergoglio passa a rivelare i retroscena della soluzione individuata dalla Cei e dal Governo sulla sorte dei 150 eritrei a bordo fino a ieri l'altro della nave Diciotti.

Lei alla messa a Dublino ha detto che è sempre una sfida quella accogliere il migrante e lo straniero. Proprio in queste ore si è risolta la vicenda della nave Diciotti. Dietro c'è il suo zampino?
«Le soluzioni si trovano. Bisogna dialogare comunque per la Diciotti io non ci ho messo lo zampino. Il lavoro con il ministro dell'Interno si deve a padre Aldo Bonaiuti che segue l'opera di don Benzi, un'opera meritoria che da tempo salva dalla strada le prostitute. Poi è stata anche la Cei con il cardinale Bassetti il quale era qui a Dublino con me e al telefono guidava tutto. E, infine, c'è stato don Ivan Maffeis che negoziava con il ministro. So che anche l'Albania, l'Irlanda e il Montenegro hanno accettato di accogliere i migranti».
 
Sa per caso dove andranno quelli affidati alla Cei?
«Andranno a Rocca di Papa, nella sede di Mondo Migliore. Il numero è di oltre 100. So che inizieranno subito ad essere integrati, a cominciare dall'apprendimento della lingua italiana. L'integrazione è una condizione fondamentale, accanto a questo aspetto i paesi devono accogliere con prudenza. Tempo fa ho visto un filmato clandestino che mostrava cosa succede a coloro che vengono rimandati indietro dai trafficanti. Un filmato doloroso. Le torture più sofisticate. Il filmato l'ho inviato ai miei due sottosegretari alle migrazioni. Ecco perché rimandarli indietro bisogna pensarci bene, bene, bene. Ci sono migranti che arrivano di propria volontà, ma altri vengono ingannati e schiavizzati».

In tanti, nella gestione di quel caso da parte del governo, vi hanno intravisto un ricatto all'Europa sulla pelle di questi poveri distraziati. Lei che ne pensa?
«Quello di accogliere i migranti è nella Bibbia. Dio comanda questo. Occorre una accoglienza ragionevole e questo compito lo deve individuare l'Europa. Mi ha fatto riflettere molto l'attentato in Belgio, qualche tempo fa. Era stato fatto da ragazzi stranieri ma di seconda generazione. Il punto è che non erano stati integrati ma ghettizzati. Un tema che ho affrontato in Svezia, durante il mio viaggio. Ricordo che quando c'era la dittatura argentina arrivavano in Svezia tanti esuli ai quali veniva data la casa e un lavoro. Venivano integrati. Purtroppo se manca l'integrazione si creano dei ghetti. Trovare la giusta formula spetta alla politica che esige la pratica della virtù della prudenza. A questo si aggiunge di conseguenza l'individuazione del numero delle persone in base possibilità. Il nodo ora è il dialogo nell'Unione Europea. Si deve continuare a parlare».

Ieri una vittima di abusi da lei incontrata ha riferito che è contrario ad istituire un tribunale ad hoc per punire i vescovi che insabbiano. Perché ritiene che non serva?
«Non è così.

La signora Marie Collins è un po' fissata con questa idea. La stimo tanto e ho parlato anche con lei di questo aspetto. Il tribunale per i vescovi così come lei lo prospetta non è possibile. È meglio creare di volta in volta delle giurie che si recano nelle diocesi dei vescovi da indagare. La cosa funziona. Sono già stati giudicati parecchi vescovi e l'ultimo è stato l'arcivescovo di Guam che dopo il primo giudizio è ricorso in appello. Un caso difficile che ho scelto di giudicare personalmente, avocandolo a me. Ho istituito una commissione di canonisti e in un mese al massimo verrà emesso il giudizio. È un caso complicato da una parte, ma non difficile. Le evidenze sono chiarissime».

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