Fitch avverte l'Italia: rating confermato ma orizzonte negativo

Fitch avverte l'Italia: rating confermato ma orizzonte negativo
di Flavio Pompetti
Sabato 1 Settembre 2018, 08:00 - Ultimo agg. 14:37
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NEW YORK - Il giudizio resta fermo a BBB ma l'outlook passa da stabile a negativo. La revisione del rating dell'agenzia Fitch sul debito sovrano dell'Italia ha dato un responso forse ameno pessimista di quanto ci si potesse aspettare; ma allo stesso tempo gli analisti della società non hanno potuto evitare di esprimere le preoccupazioni per l'andamento della nostra economia. Il rapporto, reso noto nel giorno in cui lo spread tra Btp e Bubnd ha toccato quota 290 - non declassa il nostro debito, ma esprime con la sinteticità dell'outlook (la proiezione nel futuro) tutta l'incertezza che circonda l'assetto economico e finanziario del nostro paese. Fitch scrive nel documento, aggiornando il precedente giudizio espresso a marzo, che il nuovo governo si appresta ad alleggerire il peso del fisco, con la conseguenza di esporre il debito nazionale a possibili traumi finanziari. Gli specialisti dell'agenzia non riescono a conciliare la promessa fatta dalla coalizione di voler perseguire un abbattimento del debito, con i piani contenuti nel Contratto che mostrano invece la necessità di accedere a nuove emissioni per finanziarle; visto che non basterà la crescita del Pil per pagare i conti. Il Pil nominale è destinato secondo Fitch a chiudere l'anno a quota 1,8%, uno 0,2% al di sotto dell'obiettivo fissato dal governo romano. Di conseguenza il rapporto tra deficit e prodotto rischia di salire nel corso del 2019 al 2,2%, con il risultato di eccedere di più di un punto la richiesta europea di riduzione pari ad almeno lo 0,6%.
 
Le altre variabili considerate sono l'applicazione di un nuovo sistema fiscale (la flat tax) di difficile analisi riguardo ai risultati, e il rischi di una ennesima crisi di governo che porti a nuove elezioni. Su questa strada, il rapporto tra il debito sovrano e il Pil, che nel 2017 era al 131,8 del Pil, sarà limato solo in misura esigua, e per il 2020 potrebbe essere sceso solo a quota 130,4%, tanto da rendere l'Italia uno dei Paesi a maggior rischio nell'area occidentale.

Restano d'altra parte fattori di tenuta che continuano a mantenere il rating due tacche sopra il livello degli investimenti spazzatura. La nostra economia è diversificata e capace di fornire valore aggiunto alla nostra produzione; il sistema pensionistico è relativamente in equilibrio, e il peso del debito non si estende al settore privato. Le nostre esportazioni sono diminuite del 2,1% nel corso del primo trimestre del 2018, ma la nostra economia resta competitiva e supportata da un costo del lavoro che è rimasto inalterato. Se da una parte le preoccupazioni degli analisti della Fitch dominano il documento, dall'altra il temuto declassamento del debito non è avvenuto in considerazione di alcuni fondamentali che restano positivi. Quanto al settore bancario, il rapporto segnala che la dismissione dei non performing loans è proceduta nel primo trimestre dell'anno con buon passo per la maggioranza degli istituti di bandiera. L'incidenza dei prestiti tossici è scesa dal 16% a fine 2016 e viaggia verso la quota del 10% che dovrebbe essere raggiunta alla fine del 2018. Le preoccupazioni di Fitch potrebbero trovare un'ulteriore conferma nelle parole del prudente sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, che ieri non ha escluso un possibile sfondamento del tetto del 3 per cento nel rapporto deficit/Pil, se questo fosse necessario per investimenti in sicurezza e manutenzione delle opere pubbliche.

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