L'ex nunzio Viganò torna ad accusare il Papa: «Dice bugie»

L'ex nunzio Viganò torna ad accusare il Papa: «Dice bugie»
di Franca Giansoldati
Sabato 1 Settembre 2018, 15:44 - Ultimo agg. 2 Settembre, 22:02
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CITTA' DEL VATICANO – La guerra mediatica scatenata dal dossier di monsignor Carlo Maria Viganò contenente la richiesta di dimissioni di Papa Francesco, si arricchisce di una nuova puntata. Anche questa è giocata sul filo di chi dice la verità, insinuando altri dubbi e pensata per mettere in evidenza le ambiguità e le censure insite nel sistema della comunicazione vaticana. Sfruttando i soliti blog a lui vicini, l'ex nunzio negli Usa rivela un particolare curioso avvenuto durante la visita di Bergoglio a Philadelphia, nel 2016. Durante quel soggiorno il Papa ha incontrato in nunziatura la signora Kim Davis, una funzionaria americana che ha fatto diversi giorni di carcere per essersi rifiutata, per ragioni di coscienza, di firmare l'atto di matrimonio di due persone gay.

Per molti cattolici americani la Davis è una bandiera vivente, l'esempio di una fede coerente. Per altri, invece, una esaltata. Naturalmente l'incontro con il Papa che doveva restare riservato, subito dopo il viaggio negli Usa è venuto alla luce originando polemiche con la comunità gay. Successivamente Papa Francesco in alcune occasioni,  ebbe a dire che la signora Davis non la conosceva affatto e che forse la aveva occasionalmente incontrata di sfuggita, assieme ad altri per stringergli la mano. L'arcivescovo Viganò che allora era nunzio negli Usa e aveva provveduto ad organizzare il colloquio tra il Papa e la signora Davis, ha di nuovo fatto uscire un memo per raccontare come si sono svolti i fatti.

E naturalmente per dimostrare che chi racconta bugie è Papa Francesco, poiché della questione della signora Davis se ne era dovuto occupare in prima persona assieme al suo entourage. “Quello che è certo è che il Papa sapeva benissimo chi fosse la Davis”, ha scritto Viganò che aggiunge:  “è comunque evidente di come abbia voluto nascondere l'udienza privata con la prima cittadina americana condannata per obiezione di coscienza”. 

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