Pensionata stuprata a Caserta:
il Dna dell'immigrato sulle sigarette

Pensionata stuprata a Caserta: il Dna dell'immigrato sulle sigarette
di Mary Liguori
Mercoledì 5 Settembre 2018, 10:30
3 Minuti di Lettura
Tracce di Dna dell'aggressore sulle cicche di sigarette, ma anche sulle bottiglie di vino trovate nella casa dello stupro. Si parte dal lavoro della Scientifica che, dopo l'sos della vittima, ha passato al setaccio il villino di via Caffa in cui, nella notte tra domenica e lunedì, una vedova pensionata di 72 anni avrebbe subito una violenza sessuale da parte di un immigrato.

È un lavoro difficile quello che sta coordinando il pm Armando Bosso. Difficile il contesto e spuntate le armi degli investigatori. Anche quando in laboratorio sarà estrapolato il Dna dell'aggressore identificarlo sarà quasi impossibile. Perché non esiste una banca dati e se si tratta di uno straniero senza documenti e senza precedenti penali specifici, anche le eventuali comparazioni andranno a vuoto.

Inutili fino a questo punto sono stati anche gli interrogatori condotti dalla polizia. La pensionata, nel suo racconto agli agenti della Mobile di Caserta (diretta da Filippo Portoghese), ha riferito di essere stata aggredita intorno alle due di notte. Ma non ha urlato e i vicini di casa, tra i quali alcuni parenti del defunto marito della vittima, sostengono di non avere sentito né voci né rumori strani.

Nessun testimone, dunque, solo la parola della vittima che, peraltro, da ieri ha lasciato la villetta di Castel Volturno. È tornata a casa, a Pontelatone, dove vive con un fratello da quando, dieci anni fa, non c'è più suo marito.
 
Tra Bagnara e Pescopagano le reazioni sono contrastanti. C'è paura, almeno ieri alcune donne dicevano di essere preoccupate, ma anche tanta incredulità. C'è chi sostiene che la pensionata, che è sempre stata molto disponibile con gli immigrati e con le persone in difficoltà, potrebbe non aver raccontato tutta la verità. Sta di fatto che, dopo aver allertato il 113, la donna è stata visitata alla clinica Pinetagrande di Castel Volturno e il kit antistupro ha dato esito positivo: purtroppo ha subito una violenza sessuale. Come, peraltro, provano le chiazze di sangue trovate dalla Scientifica all'interno della villetta.

Resta da chiarire come l'aggressore si sia intrufolato in casa. La donna ha riferito che l'uomo le si è infilato nel letto mentre lei dormiva, ma quando gli agenti l'hanno sentita era ancora in evidente stato confusionale e sotto choc.

Forse, col passare dei giorni, saprà essere più chiara e la polizia riuscirà a stabilire come abbia fatto l'aggressore ad entrare in casa senza scassinare la porta. Perché, stando a quanto trapelato, sull'ingresso non ci sono segni di effrazioni. Forse l'anziana aveva dimenticato la porta aperta. Dettagli che andranno chiariti insieme a tutta una serie di incongruenze che sono emerse dal racconto in parte sconclusionato messo agli atti.

La donna ha chiarito che quell'uomo non lo aveva mai visto prima della notte della violenza e che non sa spiegarsi come abbia fatto a entrare in casa. La polizia cerca letteralmente un ago in un pagliaio e il contesto in cui si è verificato lo stupro non aiuta di certo il lavoro d'indagine. La zona è densamente popolata da immigrati di origini africane, molti dei quali privi di documenti. Gente che sbarca il lunario vendendo chincaglieria o lavorando nei campi dell'Agro-aversano e del Giuglianese.

Persone che sono spesso al giogo di loro connazionali che non solo controllano le comunità straniere di riferimento ma spesso sono collegate alla mafia nigeriana che su Castel Volturno gestisce la tratta delle donne, spesso ragazzine non ancora maggiorenni, obbligandole alla prostituzione con minacce, percosse, stupri e riti wodoo.
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