Bambino Gesù, doppio trapianto da record: fegato e rene da mamma a figlio in laparoscopia

Bambino Gesù, doppio trapianto da record: fegato e rene da mamma a figlio in laparoscopia
Mercoledì 5 Settembre 2018, 12:55 - Ultimo agg. 7 Settembre, 09:06
3 Minuti di Lettura
Il gesto incredibile di una madre e un intervento unico a livello internazionale hanno ridato la speranza al piccolo Danil, bambino libanese di due anni e mezzo, affetto da una malattia metabolica rara, che ha subito un doppio trapianto di rene e fegato all’ospedale Bambino Gesù di Roma. 

L’eccezionalità dell’intervento risiede nella chirurgia di prelievo dal genitore per la donazione: prima la porzione sinistra del fegato e successivamente il rene, entrambi con tecnica chirurgica laparoscopica. Il bimbo era affetto da iperossaluria primitiva, forma severa di una malattia metabolica rara nota come ossalosi (1 caso ogni 100 mila-333 mila persone), e caratterizzata dall’accumulo, in vari organi e tessuti, di ossalato di calcio. La patologia che aveva anche il piccolo bimbo libanese morto sull’aereo che da Beirut lo portava a Roma. Il prelievo laparoscopico di rene da donatore vivente è una tecnica oramai da anni consolidata, mentre il prelievo del fegato laparoscopico è un intervento di più recente introduzione nei centri più specializzati. 

In Italia il Bambino Gesù è il solo che effettua il prelievo di fegato con tecnica laparoscopica. «Non ci risulta che siano stati mai descritti casi in cui nello stesso donatore sono stati eseguiti in successione un prelievo di fegato e un prelievo di rene laparoscopici. Quindi il nostro caso potrebbe essere il primo mondiale», sottolinea l’ospedale romano. Il team di chirurghi che ha effettuato l’intervento sul piccolo Danil era coordinato da Marco Spada per il fegato e Luca dello Strologo per il rene. 

Nel corso dell’ultimo anno il Bambino Gesù ha effettuato dal Libano 4 trapianti di fegato e rene in bambini affetti da ossalosi; negli ultimi 10 anni 11 pazienti con ossalosi (uno di questi non ha ancora completato il percorso con il trapianto di rene) sono stati trapiantati. «I vantaggi dell’uso della chirurgia laparoscopica sono rappresentati dalla significativa riduzione del traumatismo chirurgico che si traduce in riduzione dei tempi di degenza, ridotta necessità di terapia con farmaci antidolorifici, più rapido ritorno alla vita di relazione e lavorativa, ridotto rischio di sviluppo di complicanze di ferita - sottolineano gli esperti - Inoltre la laparoscopia, grazie alle tecnologie di immagine ad alta definizione (3K, 4K) e tridimensionale, consente durante l’intervento di avere una visone estremamente dettagliata delle strutture anatomiche, con maggiore precisione dell’atto chirurgico e minore rischio di sanguinamento». Tutti i casi trattati dal Bambino Gesù hanno avuto dialisi nel corso dell’intervento che è proseguita nei giorni successivi e sono andati tutti bene. «È ovvio che questi casi così complessi sono il risultato dell’alto volume di attività dei programmi di trapianto di fegato e di trapianto di rene da donatore cadavere e da donatore vivente dell’ospedale, che negli ultimi 24 mesi hanno visto la realizzazione di 98 trapianti di fegato o rene da donatore cadavere e 32 trapianti di fegato o rene da donatore vivente», ricordano gli specialisti. 

«Nello specifico abbiamo complessivamente trapiantato negli ultimi 10 anni 11 pazienti con ossalosi (uno di questi non ha ancora completato il percorso con il trapianto di rene). Questa attività - concludono gli esperti del Bambino Gesù - è resa possibile dalla presenza nel nostro ospedale di specifiche competenze pediatriche di: epatologia, nefrologia e dialisi, malattie metaboliche, chirurgia dei trapianti e urologica, anestesia e rianimazione, radiologia e endoscopia diagnostica e interventistica, anatomia patologica, oncologia, infettivologia, assistenza e coordinamento infermieristico e molte altre ancora. Questa concertazione è unica nel panorama dell’attività di trapianto di organi solidi in ambito pediatrico e ne fa uno dei centri leader a livello europeo e mondiale in questo settore». Il deposito di ossalato di calcio a livello renale comporta la formazione di calcoli che causano ostruzioni o infezioni delle vie urinarie e danno renale permanente, con necessità di dialisi. La sintomatologia delle forme più gravi comprende, oltre all’insufficienza renale, anche alterazioni delle ossa che possono compromettere la crescita staturale del bambino e favorire la comparsa di fratture per traumi di intensità minima. In questi casi, il percorso terapeutico prevede il doppio trapianto, contemporaneo o sequenziale, di fegato e rene: il trapianto del fegato permette di guarire il difetto metabolico, quello del rene di ripristinare la funzione renale. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA