Manovra, si inizia da pensioni e reddito di cittadinanza. Flat Tax, verso la terza aliquota?

Manovra, si inizia da pensioni e reddito di cittadinanza. Flat Tax, verso la terza aliquota?
Manovra, si inizia da pensioni e reddito di cittadinanza. Flat Tax, verso la terza aliquota?
Mercoledì 5 Settembre 2018, 21:08 - Ultimo agg. 21:13
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La riforma della Fornero ci sarà, così come arriverà nella prossima legge di bilancio un primo avvio del reddito di cittadinanza e della flat tax, che, nel suo stato embrionale, incorporerà probabilmente una terza aliquota. Il tutto rispettando i parametri europei e non perdendo di vista i mercati e la credibilità italiana nel contesto internazionale (agenzie di rating comprese), come ormai assicurato da tutti e due i leader politici di maggioranza.

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Nonostante esponenti della Lega, come Claudio Borghi, continuino a propagandare l'idea di sfiorare - e non più sforare - il 3%, la linea del ministero dell'Economia rimane quella di alzare sì l'asticella rispetto alle previsioni di primavera, ma non troppo, per non pesare sul debito innanzitutto e per mostrare comunque ai partner europei e agli investitori che l'Italia sa mantenere gli impegni presi. A partire dal miglioramento del saldo strutturale, obiettivo da continuare a perseguire, anche se probabilmente con maggiore gradualità, come peraltro già sperimentato anche negli anni di governo di centrosinistra.

Il quadro macroeconomico che il Tesoro metterà a punto nella Nota di aggiornamento al Def terrà fede dunque alla necessità di ridurre il debito, sia quest'anno che nel 2019. L'anno prossimo con arriverà probabilmente non al 128% del Pil stimato nelle previsioni tendenziali di aprile, ma dovrà comunque scendere di qualche decimale rispetto al risultato del 2018. Anche il dato di quest'anno (che il Def targato Padoan-Gentiloni fissava in calo di un punto al 130,8) sarà probabilmente ritoccato al rialzo sulla scia di una crescita del Pil meno sostenuta e fornirà la base di partenza per il calcolo sul 2019.

Discorso simile per il deficit. Se l'economia dovesse crescere, come probabile dell'1,1-1,2% anziché dell'1,5%, l'indebitamento non potrà che aumentare rispetto all'1,6% stimato in primavera. Se salisse all'1,8%, al governo Conte basterebbe forse mantenersi su quello stesso livello per non compromettere i rapporti con l'Ue. Nei margini di manovra concessi dal deficit e dalle coperture in arrivo dalla pace fiscale (a quanto pare rivista e corretta rispetto alle prime versioni), dalla spending review e dalla revisioni di qualche agevolazione, dovrebbero rientrare le misure clou della legge.

Di flat tax ha parlato ancora una volta Matteo Salvini, facendo spuntare dal cilindro una terza aliquota. Dalle proposte ufficiali, messe finora nero su bianco, era emersa prima una dual tax al 15% e al 20%, prevista dal contratto di governo per persone, famiglie, partite Iva e imprese, poi una seconda versione inserita in un ddl depositato alla Camera e destinata ad autonomi e professionisti. In questo caso le aliquote sono sempre due: l'attuale forfait al 15% viene esteso a tutti i redditi fino a 100.000, mentre una micro tassazione al 5% è riservata alle start up. Il tetto è apparso da subito molto alto ed ora, secondo alcune indiscrezioni di stampa, si starebbe valutando di mantenere il 5% per le nuove imprese e il 15% per le partite Iva fino a 65.000 euro di ricavi. Per la soglia più alta, fino a 100.000 euro, l'aliquota salirebbe invece al 20%.

Per le pensioni, Lega e M5S sono invece pienamente d'accordo sulla necessità di mettere mano al sistema.

L'idea è di introdurre quota 100 «integrale», con un costo che Salvini indica tra i 6 e gli 8 miliardi. Secondo i calcoli dell'Inps, ritenuti inattendibili dal vicepremier, le coperture partirebbero però da 14 miliardi e lieviterebbero a regime fino a 20. Una cifra non facilmente reperibile. Ultimo capitolo fondamentale, il reddito di cittadinanza. Da una parte si vorrebbe già vedere da gennaio gli assegni da 780 euro in tasca agli italiani più poveri, dall'altra si pensa per il momento solo ad un potenziamento dei centri per l'impiego. A questo scopo, secondo la presidente della Commissione lavoro del Senato, Nunzia Catalfo, sono già disponibili nel bilancio 750 milioni, che andrebbero quindi raddoppiati o poco più. 

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