Perché un membro della Tribù Veturia di Ostia è stato sepolto a Pompei, e la sua tomba è stata un dono dell'antica città romana? Cosa avrà fatto per la popolazione distrutta dall'eruzione del 79 dopo Cristo per ottenere tale privilegio? Sono gli l'interrogativi sui quali stanno lavorando gli esperti guidati dal professor William Van Andringa dell'università francese di Lille. I nuovi monumenti funerari, databili tra il 20 avanti Cristo e il 79 dopo Cristo, sono venute alla luce nella necropoli mai indagata del fondo Pacifico, un prolungamento dell'asse viario della più nota necropoli di Porta Nocera, e raccontate in esclusiva a «Il Mattino».
I primi studi compiuti da Van Andringa, «archeologo della morte», sui frammenti delle ossa bruciate hanno potuto documentare l'appartenenza dei 14 defunti ad un solo nucleo familiare dalla vita privata «vivace». Nella prima tomba scavata dai lapilli è sepolto il capofamiglia Quintus Verauis, patrizio romano. Sopra di essa è venuta alla luce un secondo monumento funerario costruito per VeraniaQI Ciara, una ex schiava liberata dal padrone, Caius figlio di Quintus. La tomba di Ciara, però, è stata trovata vuota. Le sue ceneri, infatti, erano adagiate nel monumento funerario di Caius, realizzato al fianco della tomba dell'ex schiava. «Questo significa che nella vita erano una coppia», ha spiegato il professor Van Andringa. La loro è stata una relazione segreta, in quanto, per i divieti dell'epoca, una schiava non poteva sposare il proprio padrone. La ricostruzione dei legami familiari dei defunti è stata resa possibile dalle iscrizioni rinvenute sulle lapidi. C'è poi una terza tomba, rinvenuta alla spalle di quelle di Ciara e Caius, nella quale era deposta l'urna contenente ossa di un adolescente tra i 12 e i 14 anni. Alcuni frammenti ossei di questo giovane sono stati trovati nella libagione di Caius. Elemento che ha portato ad indurre gli esperti la teoria che si possa trattare del figlio di Ciara e Caius.
Il nucleo familiare, la cui parentela è stata ricostruita attraverso l'analisi dei resti mortali, ritrovato nella necropoli di fondo Pacifico è composto da 14 persone, di cui 6 bambini. Sempre nella stessa area, poco distante, gli archeologi della morte hanno trovato altre tre tombe che, stando all'incuria in cui versavano, si presume che i defunti furono, per qualche ragione ancora misteriosa, abbandonati dai parenti. Sopra le tombe e sotto gli strati di ceneri e lapilli, infatti, gli esperti hanno trovato un ampio spessore di terreno. Segnale che nessuno si recava in visita ai parenti trapassati per pregare sulla loro tomba.
Ed ancora, alle spalle di questi monumenti funerari è stata trovata una tomba a camera nella quale, oltre all'urna del defunto sepolto c'erano i resti di un pompeiano che «vi si era rifugiato per sottrarsi alla furia del Vesuvio», ha spiegato il professor Van Andringa. Dai primi esami tecnici, svolti dagli archeologi della morte, la tomba è stata saccheggiata da tombaroli tra il 1973 e il 1983. «Grazie ai tanti dati raccolti - racconta il capo della campagna di scavo - siamo riusciti a catalogare i resti per età, sesso e causa della morte. È stato inoltre possibile arrivare a risultati mai raggiunti prima: ricostruire nei particolari le varie fasi dei riti funerari degli antichi, cosa che non è stata fatta neanche per l'antica Roma». La necropoli, che fiancheggia l'Anfiteatro, è interessata, parallelamente allo studio dei resti defunti, a carotaggi mediante l'utilizzo di georadar per individuare altre ed eventuali statue a corredo di altre tombe.
La città sepolta, dunque, continua a regalare al mondo segreti e misteri nascosti.