Spagna, i primi 100 giorni di Sanchez: bilancio positivo ma con nere nubi all'orizzonte

Pedro Sanchez
Pedro Sanchez
di Paola Del Vecchio
Sabato 8 Settembre 2018, 18:22 - Ultimo agg. 19:45
4 Minuti di Lettura
MADRID - «Cento giorni di governo intenso e appassionante, dove stiamo rendendo possibile il cambio». È il bilancio dei primi cento giorni alla Moncloa di Pedro Sanchez, fatto oggi dallo stesso premier socialista in un video di 1,40 minuti pubblicato sul suo account di twitter. Con soddisfazione, il capo dell’esecutivo «femminista, europeista e sociale», che il 1 giugno ha scalzato l’ex premier dei Popolari Mariano Rajoy con una mozione di sfiducia al Congresso, afferma di «fare quello che dice». E promette: «Andiamo avanti».

Nonostante i dubbi sulla tenuta del suo monocolore minoritario, sostenuto da soli 84 deputati su 350, Sanchez ha goduto di una buona accoglienza, dopo la nomina in soli cinque giorni di un gabinetto a schiacciante maggioranza femminile – 11 ministre su 18 – e di donne in tutti gli organi esecutivi. Soprattutto, per la scelta di personalità indipendenti e di prestigio, come la ministra di Economia Nadia Calvino, direttrice generale del Blancio della Commissione Europea, che ha tranquillizzato anche i settori più conservatori, con la garanzia di mantenere gli impegni di riduzione del deficit pubblico. 

Ma, dopo la luna di miele, disturbata da una serie di rettifiche della linea politica, soprattutto in materia di immigrazione, si avvicinano ora nere nubi all’orizzonte. Non c’è dubbio che il leader socialista, due volte precipitato dagli altari alle ceneri e risorto come un’araba fenice, in 100 giorni sia riuscito a rivalutare il ruolo della Spagna nell’Unione europea, approfittando del cambio di rotta del nuovo governo italiano, che si allontana dai liberali europeisti. Pedro el guapo ha inaugurato il mandato con il salvataggio umanitario e l’accoglienza trionfale a Valencia dei 600 migranti a bordo dell’Aquarius, rifiutati da Malta e dall’Italia, con la chiusura dei porti. Salvo, poi, rispedire ad horas in Marocco 116 subsahariani protagonisti ad agosto di un assalto violento alla frontiera di Ceuta - l’enclave spagnola nel paese magrebino - con la promessa di pugno di ferro contro le incursioni brutali, che ha fatto insorgere le Ong per i diritti umani. Tuttavia, ha mantenuto la parola ripristinando la sanità universale e il diritto all’assistenza anche ai migranti clandestini, che era stata cancellata dal precedente governo del Pp. 

Il leader del partito della rosa nel pugno ha avviato anche l’iter giuridico per l’esumazione e la rimozione dei resti di Francisco Franco dal Valle de los Caidos, l’unico mausoleo in Europa in memoria di un dittatore, fatto edificare dallo stesso caudillo fra il 1940 e il 1958 all’Escorial, per rendere onore ai caduti nella sua “gloriosa crociata’ contro la Repubblica, che diede inizio alla Guerra Civile (1936-1939). Ma non ne farà un Museo alla Memoria, come suggeriva una commissione di storici ed esperti nominata a suo tempo dal socialista Zapatero, perché il simbolismo che lega il luogo al franchismo è, per Sanchez, difficile da “ri-connotare” come luogo di concordia.

Fra i dietrofront nell’ultima settimana, anche l’annullamento della vendita di 400 bombe di precisione laser all’Arabia Saudita (per 9,2 milioni di euro, firmata dal governo di Rajoy), perché impiegate nel conflitto in Yemen e nei bombardamenti sui civili. Decisione che ha messo a rischio 5 corvette militari destinate a Riad, in costruzione nei cantieri statali di Navantia, a Cadice, unica realtà industriale in Andalusia, i cui lavoratori sono insorti, nel timore di perdere 6mila posti di lavoro. Per cui l’esecutivo l’ha rimessa in quarantena, in attesa di «mediare una soluzione».

Il premier incassa fra i successi dei primi 100 giorni anche l’embrione di un’alleanza di sinistra con Podemos, che sarà sottoposta alla prima prova nell’approvazione o meno della Finanziaria 2019, reclamata da Bruxelles per metà ottobre. «Andiamo avanti!», assicura il leader progressista. Ma fra gli scogli che potrebbero essere insormontabili per arrivare a fine legislatura nel 2020, pesa l'incognita dei voti decisivi dei nazionalisti baschi e catalani del PdeCat e di Esquerra Republicana de Catalunya, (Erc) per la maggioranza in aula. Ottenerli sarà per Sanchez l’equivalente di un triplo salto mortale. L’irrisolta questione catalana - con il fronte oltranzista dell’ex presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, deciso a proseguire sulla via separatista unilaterale intrapresa un anno fa e a muovere un’Opa ostile sui soci di Erc, più moderati e propensi a un negoziato con lo Stato – annuncia un nuovo autunno caldo. Anzi, bollente, a partire dalla mobilitazione dell’11 settembre, giorno della festività nazionale catalana, in vista della quale Madrid ha già mobilitato 600 agenti anti-sommossa. Ma, soprattutto, a turbare i sogni di gloria di Pedro el guapo sono i segnali di raffreddamento dell’economia, che mettono a rischio il finanziamento delle riforme sociali promesse dal leader socialista. Con, dietro l’angolo, un anno di appuntamenti elettorali: dalle elezioni anticipate nel feudo socialista dell’ Andalusia, a quelle municipali, fino alle europee di maggio 2019. E Sanchez ha evtato di chiarire se, in mancanza di approvazione del documento contabile, scioglierà le Camere e convocherà gli spagnoli alle urne anche per eleggere un nuovo Parlamento. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA