Ricorsi respinti, restano i sigilli
ai cinque depuratori del Sannio

Ricorsi respinti, restano i sigilli ai cinque depuratori del Sannio
di Enrico Marra
Martedì 11 Settembre 2018, 11:00
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Il Tribunale del Riesame di Benevento ha respinto i ricorsi presentati per il sequestro di cinque depuratori scattato a fine luglio. I ricorsi erano stati presentati dalle società «Gesesa» ed «Eco 2001» che gestiscono, appunto, i cinque depuratori. Il Comune di Moiano, anch'esso destinatario di un analogo provvedimento per un suo depuratore, ha scelto un altro iter procedurale per ottenere il dissequestro. I legali della «Gesesa» e di «Eco 2001», Tiziana Tarantino e Umberto De Falco, dopo aver discusso i ricorsi giovedì scorso davanti al collegio composto da Di Carlo, Rotili e Telaro, presente il sostituto procuratore Donatella Palumbo, ieri mattina hanno visto notificato il provvedimento di rigetto.

Il provvedimento di sequestro era stato adottato per strutture ubicate in cinque comuni del Sannio: Benevento, Moiano, Melizzano, Apollosa e Arpaise (due). C'era stata inoltre l'emissione di tre avvisi di garanzia nei confronti dei responsabili degli impianti di «Gesesa», «Eco2001» e «Nurc». Ipotizzati i reati d'inquinamento ambientale e frode in pubblica fornitura, da parte della Procura della Repubblica retta da Aldo Policastro. In particolare le indagini erano state coordinate dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo e dal sostituto procuratore Donatella Palumbo, con l'apporto dei carabinieri della Forestale e della Capitaneria di Porto di Torre del Greco (competente per territorio), che avevano sperimentato per questi accertamenti un modello di indagine che ha impiegato prima il telerilevamento ambientale delle aste fluviali beneventane - effettuato con aerei delle Capitanerie di porto - e poi ha fatto ricorso a personale della polizia giudiziaria per accertare, sul posto, le molteplici immissioni abusive. Un incrocio di dati e verifiche che ha consentito un più efficace censimento sia degli scarichi diretti (11), sia di quelli provenienti da impianti di depurazione dei Comuni (sei). E si è giunti, secondo l'accusa, a ritenere che c'era una cattiva gestione di questi depuratori.
 
«Si è trattato di un importante dispiego di risorse finalizzate a garantire il benessere non solo della provincia beneventana ma della Campania poiché il Sabato e Calore confluiscono nel Volturno, che a sua volta finisce nel litorale domizio, e sappiamo quanto sia delicata la situazione del mare di Napoli» avevano commentato i magistrati al momento della decisione di procedere ai sequestri. L'attività investigativa aveva portato alla luce l'inadeguatezza degli impianti, la presenza di sostanze inquinanti nelle acque e l'apertura di scarichi non autorizzati. Il problema dell'inquinamento fluviale era già salito alla ribalta nel triennio 2009-2012, quando vennero accertate notevoli criticità nell'inquinamento dei fiumi beneventani, e ad aprile, con il sequestro di sei scarichi urbani non depurati nei fiumi Isclero, Calore e Sabato.
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